domenica, febbraio 19, 2006,12:44
Trema l'Himalaya.
Letture consigliate: Save The Rabbit, su quanto sta avvenendo nella Chiesa di San Pietro in Vincoli, a Torino. Vicino alla gloria e agli allOri.
Sempre sullo stesso blog del network un articolo sul Nepal tratto dal Foglio.

IL RE DEL NEPAL E’ FRAGILISSIMO E I MAOISTI FEROCISSIMI

Sei giorni dopo le elezioni in Nepal, che la popolazione ha boicottato con disprezzo — la metà dei 4.126 seggi è rimasta vacante — il trono di re Gyanendra è in pericolo. Il rivale Prachanda, leader della combattiva guerriglia maoista che controlla larghe parti del paese, ha rilasciato un’intervista alla Bbc in cui già vede il monarca di fronte a un bivio: “O fugge in esilio, o sarà processato e il processo si potrebbe concludere con una sentenza di morte”. La scorsa settimana migliaia di manifestanti hanno invaso le strade della ca pitale Kathmandu chiedendo democrazia. Persino la Cina, che di regola — come ricordava ieri in un editoriale il Wall Street Journal - giustifica i suoi rapporti di business con regimi dispotici invocando il principio di non ingerenza negli affari interni altrui, questa volta dice di “guardare a questo problema politico con grande preoccupazione”. Le relazioni tra il Nepal e la Cina sono da sempre delicati. Il regno himalayano confina con la regione cinese del Tibet, cuore di un indomabile movimento indipendentista che Pechino sta tentando di debellare da oltre mezzo secolo. Il ruolo del Nepal nell’area è poi da considerare anche alla luce dei recenti accordi, davvero storici, tra India e Repubblica popolare cines. Il riavvicinamento in corso tra Pechino e New Delhi ridisegnerà la mappa degli equilibri nella regione e anche Kathmandu dovrà adeguarsi al nuovo corso delle relazioni sino-indiane. Gyanendra Bir Bikram Dev Shah — è il nome del monarca — in quattro anni si è sforzato non poco di conquistare il consenso del popolo, ma non l’ha mai ottenuto. Nessuno crede alla versione ufficiale degli eventi che lo portarono al trono, e lui è ritenuto una specie di usurpatore per come è riuscito a salire al potere. Venerdì 1 giugno 2001 — secondo la ricostruzione fatta trapelare dalle autorità — nel vecchio palazzo reale, l’Hanuman Dhoka, accade l’impensabile. In un raptus di follia improvvisa per contrasti con i genitori sulla ragazza che voleva sposare, il principe ereditario Dipendra uccide suo padre, il re Birendra, la madre Aishwarya e i fratelli. L’ultimo colpo lo riserva a se stesso. Morirà il giorno dopo. La versione ufficiale dell’incidente è improbabile: per uno sventurato caso un fucile automatico avrebbe sparato alcune raffiche, sterminando tutti i presenti a corte. L’unico erede sopravvissuto della famiglia regnante Shah è Gyanendra, fratello di Birendra, che di lì a poco viene incoronato re dal Bada Guru, il più importante bramino del paese. Ma entrambe le versioni imposte dall’alto sono ritenute un accomodamento a posteriori, per il popolo, di una congiura di palazzo. Sono in molti infatti a credere che lo stesso Gyanendra abbia organizzato la strage per giungere al trono, facendo eliminare in un colpo solo tutti i componenti dell’asse ereditario del fratello. Il re oggi ha 58 anni e ha studiato prima in India e poi all’Università di Kathmandu intitolata a suo nonno Tribhuvan. Suo pallino personale sarebbe l’Annapurna area conservation project, un piano per sviluppare il turismo ecologico sull’Himalaya. Ma nel piccolo regno le voci che circolano lo descrivono diversamente. In passato sarebbe stato implicato in alcuni casi di contrabbando, ovviamente coperti dalle autorità. In generale, è ritenuto dai suoi sudditi un uomo freddo e duro e i nepalesi che temevano potesse tramutarsi in un dittatore alla luce del sole hanno visto con orrore centinaia di politici, attivisti e giornalisti essere imprigionati prima delle elezioni.
Il principe temuto
L’antipatia di cui è circondato Gyanendra è amplificata dal terrore e dall’odio che suscita il figlio, il trentenne Paras Shah, il principe della corona. Paras è uno degli uomini più temuti della capitale e ha un ruolo simile, anche se in piccolo, a quello che avevano i figli di Saddam Hussein in Iraq. Nell’agosto del 2000 Paras investì e uccise un noto cantante nepalese, senza alcuna conseguenza. Non è il solo crimine di cui è sospettato. I gestori dei locali di Thamel, il quartiere più chic della capitale, sono atterriti dalle sue scorribande notturne — lo chiamano il “principe nero”— che gira sempre armato e circondato da temibili guardie del corpo. Ovviamente anche Paras è sospettato dall’opinione pubblica nepalese di avere avuto un ruolo di punta nel complotto che ha portato al massacro dei regnanti. Del resto, oggi è lui il principe ereditario e sicuramente è quello che ha guadagnato di più dalla morte degli zii e dei cugini. L’ultima monarchia indù del pianeta è retta da uomini di scarso valore, concentrati esclusivamente sui propri interessi. Ma, per ironia del destino, a Gyanendra tocca fare da argine al movimento maoista che rischia di prendere il potere nel paese, trasformando il regno in un Repubblica popolare fuori dalla Storia. E’ l’aspetto grottesco del confronto nepalese: il baluardo all’anacronismo maoista è rappresentato dall’anacronismo del satrapo orientale Gyanendra.

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scritto da Andrea&Serena



2 Commenti:


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