venerdì, febbraio 24, 2006,22:10
I maoisti uccidono un membro del Congresso Nepalese
Tratto da Nepalnews:
I maoisti hanno ucciso un membro del NC, Bindeshwore Yadav, nell'area di Santipur del distretto di Dhanusa questo mercoledì. I maoisti hanno ucciso Yadav nonostante il loro impegno di non attaccare attivisti di partiti politici e civili. Emettendo un comunicato stampa questo venerdì, il NC ha condannato l'uccisione.
Il partito ha espresso profonda preoccupazione verso i maoisti che non rispettano il patto sui 12 punti raggiunto tra i maoisti e l'alleanza dei sette partiti. Protestando contro la brutale e inumana uccisione di un attivista di partito onesto, innocente e disarmato, il Congresso Nepalese ha esortato la dirigenza maoista ad avvisare i suoi attivisti alla base di rispettare il patto sui 12 punti.
Nel frattempo, una dichiarazione rilasciata alla stampa venerdì dal Ministro della Difesa afferma che un gruppo di molti maoisti ha picchiato e fatto fuoco giovedì contro il General Manager della Ganga Industry LP Jain nell'area di Lipanibarta del distretto di Parsha.
martedì, febbraio 21, 2006,14:59
viaggio nel cuore della sicilia

Gibbellina è una cittadina dell’entroterra della Sicilia occidentale.
Nel 1968 quando il movimento pacifista del figli dei fiori scuoteva l’America, l’Europa e arrivando fino in Cina sotto la guida di Mao; un movimento più concreto e profondo scuoteva l’isola con un terremoto del 9° grado della Scala Mercalli che distrusse completamente la piccola cittadina di cui oggi rimangono solo poche, misere macerie.

Partendo da Palermo si prende la statale S113 fino a superare Alcamo e da lì l’autostrada A29 in direzione Castelvetrano; dopo circa 50 km si dovrebbero incontrare sulla sinistra le indicazioni per “Ruderi di Gibellina”…e qui inizia l’avventura…ignari si seguono i cartelli inoltrandosi sempre più in strade sempre meno frequentate; perplessi si prosegue su una strada spaccata da crepe come il deserto e coperta da foglie cadute chissà quando, i cartelli si fanno sempre più piccoli e l’atmosfera sempre più irreale quando a un tratto…la strada finisce! Ci guardiamo intorno, ed intorno non c’è niente e nessun0 a cui chiedere informazioni. Torniamo lentamente sui nostri passi finché troviamo un guidatore di camioncino autoctono che gentilmente ci spiega di tornare lì dove la strada finisce, ed inerpicarci su quello che sembra più un sentiero per carri che una strada.
Seguiamo il consiglio del siculo cocchiere e torniamo ancora una volta sui nostri passi…
Prendiamo la strada sterrata e dopo poco ritroviamo i cartelli per i “Ruderi di Gibellina” , continuiamo allora speranzosi ad andare avanti tra colline e vallate che si susseguono, quando ormai siamo certi che il guidatore indigeno ci abbia preso in giro le colline coltivate cambiano colore, dalle sfumature di verde e giallo dei campi coltivati un’intera collina davanti ai nostri occhi diventa grigia, grigio cemento.
All’inizio non si capisce, non c’è un distacco netto con il resto della campagna, ma un leggero sentimento di mutamento. E’ l’enorme Gretto di Burri.


Dopo il terremoto la cittadina distrutta è stata completamente abbandonata e ne è stata costruita una nuova a qualche km di distanza, i “Ruderi di Ghibellina” sono rimasti lì, a ricordo della tragedia. E in quel particolare momento di fermento artistico e culturale artisti da tutto il mondo sono accorsi riempiendo la Nuova Gibellina di opere moderne che si intrecciano e si nascondono nel tessuto urbano di questa piccola cittadina rendendola una perla moderna nel nostro Paese archeologico.
Accanto alla città distrutta il Gretto di Burri è rimasto a ricordare quando la terra si è aperta ed ha inghiottito tutto.

Ed in Italia nessuno ne sa niente. Da Trapani a Trento quasi nessuno ha mai sentito parlare di questa cittadina morta sotto le macerie e rinata sotto il segno dell’arte moderna.
domenica, febbraio 19, 2006,12:44
Trema l'Himalaya.
Letture consigliate: Save The Rabbit, su quanto sta avvenendo nella Chiesa di San Pietro in Vincoli, a Torino. Vicino alla gloria e agli allOri.
Sempre sullo stesso blog del network un articolo sul Nepal tratto dal Foglio.

IL RE DEL NEPAL E’ FRAGILISSIMO E I MAOISTI FEROCISSIMI

Sei giorni dopo le elezioni in Nepal, che la popolazione ha boicottato con disprezzo — la metà dei 4.126 seggi è rimasta vacante — il trono di re Gyanendra è in pericolo. Il rivale Prachanda, leader della combattiva guerriglia maoista che controlla larghe parti del paese, ha rilasciato un’intervista alla Bbc in cui già vede il monarca di fronte a un bivio: “O fugge in esilio, o sarà processato e il processo si potrebbe concludere con una sentenza di morte”. La scorsa settimana migliaia di manifestanti hanno invaso le strade della ca pitale Kathmandu chiedendo democrazia. Persino la Cina, che di regola — come ricordava ieri in un editoriale il Wall Street Journal - giustifica i suoi rapporti di business con regimi dispotici invocando il principio di non ingerenza negli affari interni altrui, questa volta dice di “guardare a questo problema politico con grande preoccupazione”. Le relazioni tra il Nepal e la Cina sono da sempre delicati. Il regno himalayano confina con la regione cinese del Tibet, cuore di un indomabile movimento indipendentista che Pechino sta tentando di debellare da oltre mezzo secolo. Il ruolo del Nepal nell’area è poi da considerare anche alla luce dei recenti accordi, davvero storici, tra India e Repubblica popolare cines. Il riavvicinamento in corso tra Pechino e New Delhi ridisegnerà la mappa degli equilibri nella regione e anche Kathmandu dovrà adeguarsi al nuovo corso delle relazioni sino-indiane. Gyanendra Bir Bikram Dev Shah — è il nome del monarca — in quattro anni si è sforzato non poco di conquistare il consenso del popolo, ma non l’ha mai ottenuto. Nessuno crede alla versione ufficiale degli eventi che lo portarono al trono, e lui è ritenuto una specie di usurpatore per come è riuscito a salire al potere. Venerdì 1 giugno 2001 — secondo la ricostruzione fatta trapelare dalle autorità — nel vecchio palazzo reale, l’Hanuman Dhoka, accade l’impensabile. In un raptus di follia improvvisa per contrasti con i genitori sulla ragazza che voleva sposare, il principe ereditario Dipendra uccide suo padre, il re Birendra, la madre Aishwarya e i fratelli. L’ultimo colpo lo riserva a se stesso. Morirà il giorno dopo. La versione ufficiale dell’incidente è improbabile: per uno sventurato caso un fucile automatico avrebbe sparato alcune raffiche, sterminando tutti i presenti a corte. L’unico erede sopravvissuto della famiglia regnante Shah è Gyanendra, fratello di Birendra, che di lì a poco viene incoronato re dal Bada Guru, il più importante bramino del paese. Ma entrambe le versioni imposte dall’alto sono ritenute un accomodamento a posteriori, per il popolo, di una congiura di palazzo. Sono in molti infatti a credere che lo stesso Gyanendra abbia organizzato la strage per giungere al trono, facendo eliminare in un colpo solo tutti i componenti dell’asse ereditario del fratello. Il re oggi ha 58 anni e ha studiato prima in India e poi all’Università di Kathmandu intitolata a suo nonno Tribhuvan. Suo pallino personale sarebbe l’Annapurna area conservation project, un piano per sviluppare il turismo ecologico sull’Himalaya. Ma nel piccolo regno le voci che circolano lo descrivono diversamente. In passato sarebbe stato implicato in alcuni casi di contrabbando, ovviamente coperti dalle autorità. In generale, è ritenuto dai suoi sudditi un uomo freddo e duro e i nepalesi che temevano potesse tramutarsi in un dittatore alla luce del sole hanno visto con orrore centinaia di politici, attivisti e giornalisti essere imprigionati prima delle elezioni.
Il principe temuto
L’antipatia di cui è circondato Gyanendra è amplificata dal terrore e dall’odio che suscita il figlio, il trentenne Paras Shah, il principe della corona. Paras è uno degli uomini più temuti della capitale e ha un ruolo simile, anche se in piccolo, a quello che avevano i figli di Saddam Hussein in Iraq. Nell’agosto del 2000 Paras investì e uccise un noto cantante nepalese, senza alcuna conseguenza. Non è il solo crimine di cui è sospettato. I gestori dei locali di Thamel, il quartiere più chic della capitale, sono atterriti dalle sue scorribande notturne — lo chiamano il “principe nero”— che gira sempre armato e circondato da temibili guardie del corpo. Ovviamente anche Paras è sospettato dall’opinione pubblica nepalese di avere avuto un ruolo di punta nel complotto che ha portato al massacro dei regnanti. Del resto, oggi è lui il principe ereditario e sicuramente è quello che ha guadagnato di più dalla morte degli zii e dei cugini. L’ultima monarchia indù del pianeta è retta da uomini di scarso valore, concentrati esclusivamente sui propri interessi. Ma, per ironia del destino, a Gyanendra tocca fare da argine al movimento maoista che rischia di prendere il potere nel paese, trasformando il regno in un Repubblica popolare fuori dalla Storia. E’ l’aspetto grottesco del confronto nepalese: il baluardo all’anacronismo maoista è rappresentato dall’anacronismo del satrapo orientale Gyanendra.

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scritto da Andrea&Serena
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venerdì, febbraio 17, 2006,20:44
In Nepal il maggior numero di giornalisti arrestati.
Approfitto per ricordare che Yahoo va boicottato. Se non sapete perchè leggete Save the Rabbit.
Però Yahoo dà notizie sempre fresche. Io, invece, ne riporto una vecchiotta:
KATHMANDU (AFP) - Nepal in the last two years has arrested more journalists than any other country, a press freedom group charged.
"For the past few years, the Nepalese government has had the distressing tendency to jail journalists in massive numbers," Reporters Without Borders said in a statement on Friday.
Since January 20, the government has rounded up 114 journalists in a crackdown aimed at stifling protests against the king, the Paris-based group said.
Most have been released, but seven still remain behind bars and should be freed immediately, it said.
"Whether they were arrested for their articles or for demonstrating for press freedom, their detention is abusive," the statement said.
King Gyanendra took direct control of the impoverished Himalayan just over a year ago, sacking the government for failing to tame a decade-long Maoist insurgency and for alleged corruption.
Opposition parties boycotted controversial local polls called by the king on February 8.
The authorities this year have banned protests, imposed a curfew, cut mobile phones and rounded up hundreds of political activists and journalists.
The United States, India, Japan, Britain and the
European Union led a wave of international condemnation of the detentions.
The United said some 800 people were detained nationwide. Many have been released but scores remain behind bars, local human rights groups say.
Reporters Without Borders did not list the number of journalists being held in other countries.
scritto da Andrea&Serena
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giovedì, febbraio 16, 2006,19:59
Il leader dei maoisti intervistato dalla BBC.

Riporto alcuni frasi di Prachanda. Fanno parte di un intervista rilasciata alla BBC (qui la versione video completa), tradotta in parte ieri sul Corriere della Sera.
"Mi dispiace molto per le perdite civili. Ma non è nostra la responsabilità di tutto questo spargimento di sangue. La colpa è interamente del Re Gyanendra e della sua cricca feudale. Non hanno accettato le nostre richieste quando sedevamo pacificamente in Parlamento. Al contrario hanno iniziato una brutale repressione. Il popolo aveva il diritto di difendersi."
"Entro cinque anni il Nepal si trasformerà in una nazione meravigliosa, pacifica e progressista. Sarà una repubblica, anche se siamo disposti ad accettare che sia un referendum a determinare la forma di governo. E se il popolo vorrà mantenere la monarchia, ebbene, a certe condizioni rispetteremo la volontà del popolo."
"Abbiamo sempre pensato di conquistare Kathmandu con le armi. Ma le grandi nazioni del mondo, l'America, l'India, ci sono ostili e aiutano il re. Dunque prenderemo la capitale in un altro modo, pacificamente..."
"Mi chiede di illustrare un compromess. Ma con chi? Con il re? Non ne vedo la possibilità. L'unico compromesso possibile è che tutto il potere sia trasferito nelle mani del popolo. Quanto al sovrano, sarà schiacciato. Credo il re sarà giustiziato da un tribunale del popolo o magari esiliato. Per lui non vedo alcun futuro in Nepal. Ma la colpa è sua. E' lui che ha scelto un sentiero che lo porterà dritto all'inferno."
scritto da Andrea&Serena
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mercoledì, febbraio 15, 2006,13:11
Lieve felicità.
Non posso non pubblicare questo post di Lacy Road Miracoli di Internet.
Il soggetto è un video. La sua visione, consigliata a tutti, mi ha reso lievemente reso felice. Andy Whorol l'aveva previsto. Tutti avranno i loro 5 minuti di celebrità. Ovviamente non è questo il dato rilevante. E' la potenza di una modernità, questa si, positiva. Il mondo è uno. Dobbiamo accettarne gli aspetti positivi e quelli negativi, che sono tanti. In questo momento la visione di questi quattro, geniali, splendidi, idioti, mi ha reso lievemente felice.

"30 sterline. Solo 30 sterline e sono diventati il gruppo che piu' si parla su Internet. Si chiamano Ok Go! e il loro semplice video del costo totale di 30 sterline ha gia' procurato piu' di 3 milioni di download in solo due settimane con il video di A Million Way e una marea di imitazioni che girano su internet. ve ne propongo 1 - 2 e 3 ."
scritto da Andrea&Serena
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lunedì, febbraio 13, 2006,14:18
Lettera aperta al Presidente CARLO AZEGLIO CIAMPI

Le Olimpiadi ed il Nepal

Caro Presidente
Perdoni se mi rivolgo a Lei con questo tono confidenziale, ma sono certo di non farle né un torto né uno sgarbo. Anzi confido proprio che lo possa gradire.
Ho sentito un irrefrenabile impulso nel doverlo fare proprio in queste ore di Olimpiadi, di grandi investimenti e grandi attese, di qualche timore e tanta sorveglianza, di festa e di contestazione, di sport e di montagna…
Ecco, la montagna. Autentico simbolo naturale universale di tutti i giochi olimpici invernali. E quando parlo di montagna a me vengono immediatamente alla mente le vette più straordinarie, imponenti e “sacre”: l’Annapurna, il Manaslù e le altre intorno, fino all’Everest. Tutta l’infinita catena dell’Himalaya, la “dimora delle nevi”.
Sicuramente saprà che delle 14 vette più alte del mondo che superano gli 8.000 metri d’altezza, ben 8 si trovano nel piccolo (e disastrato) Regno del Nepal.
Conosco bene quelle montagne e quei sentieri, teatro di grandi imprese sportive legate all’alpinismo. Negli ultimi venti anni ho avuto modo di avvicinarle in tante “tappe” con la mia bicicletta, ma devo confessarle che le mie piccole-enormi imprese avrebbero avuto ben poco valore se non fossi divenuto amico e mi sentissi di amare senza alcuna riserva il Nepal e tutte le sue genti.
Loro non hanno mai vinto una medaglia olimpica, né invernale né estiva. Tra l’altro credo proprio che non saranno neppure rappresentati a Torino. Pensi che sono talmente “sfortunati” che gli impianti sciistici, se realizzati, dovrebbero sorgere ben oltre i 4.000 metri d’altezza… Ma anche se ciò di per se non fosse un’impresa, lo sci e lo sport invernale in genere è molto, molto lontano dalla loro realtà quotidiana. Tutto pare terribilmente lontano in un paese senza libertà e democrazia.
In Nepal, giusto oggi, 13 febbraio proprio mentre le nostre olimpiadi sono in pieno svolgimento, ricorre un tragico anniversario: dieci anni di guerra civile. Una lotta tra i così detti rivoltosi “maoisti” e forze governative che ha causato oltre 12.000 vittime e 4.000 “scomparsi”, compresi ovviamente civili e bambini. Di sicuro anche in Nepal non avranno accolto il suo invito ad interrompere le ostilità per i “giochi”. In Nepal la gente neppure sa che ci sono, purtroppo…
Ma la cosa più grave per cui sono a scriverle è che neppure noi sappiamo che c’è il Nepal !
O meglio, che c’è questa situazione degenerata, un isolamento geografico e mediatico, un potenziale terreno di probabile nuova dittatura, di sicura battaglia e di continuo non-rispetto dei più fondamentali diritti dell’uomo.
In questo momento di festa e di sport per l’Italia, un’Italia che io stesso mi sento di aver rappresentato nella mia esperienza per le strade del mondo, dopo queste considerazioni, sono a rivolgerle un invito come primo cittadino del nostro paese e come garante di libertà, giustizia e democrazia. Un invito a RIVOLGERE un appello personale al Re del Nepal, Gyanendra affinché accetti il dialogo e le trattative che, sia i sette partiti d’opposizione (pare l’80% dell’elettorato) sia lo stesso leader maoista Prachanda, gli stanno chiedendo da mesi e mesi.
Il Sovrano dovrebbe arrivare a capire che oramai la sua politica ed il suo estremo tentativo di risoluzione hanno fallito. Che se ama il Nepal ed il suo popolo non può far degenerare ancora di più la situazione e scatenare un conflitto ancor più grave e definitivo. Oltre ad incalcolabili ulteriori lutti, darebbe un colpo terribile alla già non semplice situazione di paese povero del mondo.
La prego, accolga quest'invito che le rivolgo anche a nome di tutte le genti del Nepal, che mi sento di rappresentare, e sicuramente anche delle nostre genti d’Italia e di tutti coloro a cui stanno a cuore le vicende del mondo e la pace. E se un appello non basta, lo ripeta. Lo ripeta ogni giorno. Lo ripeta al Re del Nepal come a noi, ed ai nostri leader che in questo stesso periodo rischiano, come dire, di non darci il migliore degli esempi… Io sono fermamente convinto che la Pace nel mondo sarà possibile costruirla quando tutti ci sentiremo protagonisti: non tanto sui campi di battaglia ma nella vita di ogni giorno, nel dialogo e nel reciproco rispetto.
La ringrazio per l’attenzione e, qualunque sia l’esito di questa mia richiesta, mi permetta di ringraziarla per questi intensi e non semplici sette anni nei quali, come nostro Presidente, ha dato sempre, e soprattutto, dimostrazione pratica e vissuta di equilibrio ed esempio.

Marco Banchelli
ciclo-nauta

scritto da Andrea&Serena
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lunedì, febbraio 06, 2006,08:24
Che schifo.
Tra i deliri di questo mondo una massa gelatinosa di viscidi politicanti battaglia per un posto in parlamento. Alcuni sono criminali (con tanto di sentenza del giudici: vedi banner sulla colonna a destra); altri sono incompetenti, altri ancora semplicemente brutti a vedersi. Che di solito non è una colpa, sennò starei in galera. Ma in questo caso possiamo fare un'eccezione.
Pubblico integralmente il post di Beppe Grillo Vergogne d'Italia. E' una lettera di Antonio Di Pietro. Nonostante questo è molto interessante.
“Caro Beppe,
il Presidente della Camera dei deputati, On. Casini, ha fatto sapere ieri, tramite i tg nazionali che “Antonio Di Pietro è una vergogna per la magistratura e per la politica” alludendo al fatto che io, da magistrato, ho svolto l’inchiesta Mani Pulite e da politico continuo a denunciare l’inopportunità e l’assurdità che vengano continuamente candidate e mandate in Parlamento persone condannate ed inquisite (anche del suo partito, UDC).
Se davvero io sono una vergogna per gli italiani, sono pronto a farmi da parte ed anche ad espatriare, se necessario, per evitare ulteriori imbarazzi.
E’ bene però che siano gli italiani stessi a dire cosa pensano al riguardo perché ho la netta sensazione che le affermazioni di Casini, seppur provenienti dalla terza carica dello Stato, non corrispondono al comune sentire della gente o dei cittadini.
Faccio subito una premessa: nell’UDC, di cui Casini è leader indiscusso, attualmente militano e ne sono dirigenti un esercito di condannati o rinviati a giudizio per reati gravi.
A puro titolo esemplificativo ricordo:il Presidente della regione Sicilia, Cuffaro (rinviato a giudizio per favoreggiamento alla mafia ed altro), il Consigliere Regionale siciliano Borzachelli (anch’egli per favoreggiamento mafioso), Vito Bonsignore (eurodeputato condannato definitivamente per tentata corruzione), il suo “padre politico” Arnaldo Forlani (condannato per illecito finanziamento proprio nell’inchiesta Mani Pulite), Calogero Sodano (senatore, condannato per abuso d’ufficio in cambio di favori elettorali) e così via.
Chiedo allora e vorrei sapere:
- sono una “vergogna” per il Paese i ladri, i corrotti, gli evasori fiscali, i mafiosi o chi – come me – li ha scoperti con l’inchiesta Mani Pulite?
- sono una “vergogna” i politici condannati che vogliono stare in Parlamento (e quei leader di partito che – come Casini – li candidano e ricandidano) o coloro che – come me – denunciano da sempre questa anomalia tutta e solo italiana?
Ecco, caro Beppe, vorrei sapere da te e dai tuoi amici del blog cosa ne pensate al riguardo in modo da potermi regolare per il futuro.
Sono raggiungibile sul mio blog www.antoniodipietro.com
Grazie di cuore!”
Antonio Di Pietro"

Foto di Damiano.
scritto da Andrea&Serena
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sabato, febbraio 04, 2006,22:03
Elezioni, post unico e censura in vista.
Il post unico che gli aderenti a "Blogs for Nepal" pubblicheranno per 48 ore contemporaneamente è arrivato nelle caselle dei bloggers. Chiunque volesse aderire è sempre in tempo, il network è sempre aperto. Preoccupante la situazione di United We Blog. Come potete vedere dalla foto assente due post più giù, è scomparso. Già. L'ho visitato ieri mattina: qualcuno si era impossessato di UWB e aveva cancellato tutto. La situazione era questa.
UWB! has been hacked by someone who has made impossible for us to keep on operating the site. WE WILL BE SOON BACK
Che bello. L'informazione fa paura. Ecco perchè in Italia stanno zitti.
scritto da Andrea&Serena
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venerdì, febbraio 03, 2006,15:14
Articolo sull'Espresso online
Sul sito dell'Espressonline c'è un articolo sulle proteste contro le elezioni-farsa indette dal re per l'8 febbraio.
mercoledì, febbraio 01, 2006,19:45
Felice&Desolato

http://nepalnetwork.blogspot.com/
L'obiettivo?
1- parlare del Nepal, ed informare i cittadini (visto che i professionisti non lo fanno);
2- pubblicare lo stesso post, contemporaneamente e per 48 ore, su tutti i blog del mini Network.
Il post è in lavorazione e chiunque può contribuire, inviando email o lasciando un commento. Fatevi un giro sui blog del network, troverete sicuramente qualcosa che non sapete del Nepal.
Il treno è partito, se vi fate due conti
Continuano ad arrivare sottoscrizioni: due blog si aggiungono grazie a Ornella (1 e 2). Uno, invece, è il nuovissimo blog del nostro Beren. Un sito che si unisce a noi, invece, è quello del professor Patrick Boylan, docente di inglese all'università di Roma 3. E questa è una bella notizia: il network continua a crescere. Desolato invece perchè tra le decine di professori invitati solo il prof. Boylan ha aderito. E parlo di professori del corso di comunicazione. Ripeto: di COMUNICAZIONE.
Si avvicinano le elezioni in Nepal: 8 febbraio. Ultime notizie su Virginie.
scritto da Andrea&Serena
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