mercoledì, maggio 31, 2006,13:03
Letterina aperta sulla reciprocità.
...questo è il termine: reciprocità. Tu metti la chiesetta che io metto la moschea. Senza badare al fatto che, messa così, la facenda assume toni ambiguamente mafiosi, io la trovo una richiesta non troppo matura, dettata da miopia.
Enzo Bianchi, un personaggio affascinante. Indubbiamente cristiano, indubbiamente. Ecco cosa dice:
"Reciprocità? Un veleno anticristiano".
Pam.
Un veleno. E, aggiungo io, non solo anticristiano. Ci vedo qualcosa di antidemocratico. Antilluministico.
Ci innalziamo, spesso e volentieri al rango di cultura superiore. Quando poi all'atto pratico non sappiamo concedere il diritto al luogo di culto.
Come dire: in Iraq tagliano le teste. Se tu iraqueno vieni qui, attento a te. Potrebbe partirci un'accettata. Aho, che vuoi, lì da voi ci trattate così.

Forse l'ho messa giù troppo semplice. Spero col vostro aiuto di scoprire il lato complicato della questione, e magari comprendere quello che a me sembra un incaponimento leghista.

Andrea Pergola
scritto da Andrea&Serena
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martedì, maggio 30, 2006,15:47
Io ora vorrei...

Io ora vorrei da tutti i passanti un commento a questo:

"Non voglio vedere un minareto di 24 metri nel paesaggio di Giotto, quando io nei loro paesi non posso neppure indossare una croce o portare una Bibbia" (Oriana Fallaci)

E vorrei che proprio nessuno (NESSUNO) si tirasse indietro spendendo almeno tre secondi per rispondere.
,13:49
Io sono d'accordo con Oriana Fallaci...se vabè.

Sono d'accordo con la Fallaci. Oh, yes. Questo ha detto:

I leader politici italiani non le piacciono, Prodi e Berlusconi vengono liquidati con un gergale "two fucking idiots", quanto alle elezioni politiche non ha votato, né in Italia né per posta da New York: "Perché la gente si umilia votando? Io non ho votato. No! Perché ho una dignità. Se a un certo punto mi fossi turata il naso e avessi votato per uno di loro mi sarei sputata in faccia".


Poi però c'è il resto dell'intervista. Di cui si parla anche in questo articolo.
sabato, maggio 27, 2006,20:33
Disonorevoli: lo stipendio di un deputato...brrr...

Un sito interessante.
Numeri che parlano da soli.
Quindi, molto semplicemente, li posto.

Numeri parlanti (relativi alla regione Sicilia):
Deputati: 90;
Stipendio: 22.000 euro (privilegi esclusi);
Pensione: 100% stipendio dopo 2 legislature;
Sedute: 371;
Ore d'Aula: 596 (1.6 ore al giorno);
Costo un'ora d'Aula: 186.000 euro;
Costo un deputato (indipendentemente dalla presenza): 2.066 euro;

In più....
- 31.040 forestali (10.000 in più dello stato canadese del British Columbia, 50 volte più esteso);
- 3.100 autisti e portantini, 269 ambulanze.

Numeri qualche parola la trovate qui. Scoprirete così che la trasparenza è zero: impossibile sapere le presenze di ogni singolo deputato. E lo stipendio equivale a quello di un senatore a vita.

Possono i nostri dipendenti guadagnare tanto? E lavorare così poco? E lavorare così male?
fonte www.disonorevoli.it
scritto da Andrea&Serena
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venerdì, maggio 26, 2006,23:49
Il Sistema.
Negli anni successivi a quella chiacchierata, mi sono a volte occupato di calcio per L'espresso. E il riapparire del sistema era continuo, anche se non sempre esplicitato. Una volta, ad esempio, ho incontrato quel brav'uomo di Gigi Simoni. Alla fine di un'intervista nemmeno troppo prudente sul doping, lui mi ha gentilmente accompagnato alla stazione di Pisa, mi ha stretto la mano e mi ha detto: "Vabbe', poi quando smetto di fare l'allenatore ti dico tutta la verità. Adesso non posso, ho un po' di trattative in giro". Il sistema lo teneva ancora prigioniero. E io, con la mia intervistina nel registratore, mi sono sentito veramente un coglione.

di Alessandro Gilioli (continua a leggere)
scritto da Andrea&Serena
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,14:25
Sangue
Libero De Rienzo, conosciuto ai più come Bart in Santa Maratona(David di Donatello come miglior attore non protagonista) o come Dante in A/R Andata/Ritorno si è cimentato nella sua prima opera da regista, in cui racconta la relazione incerta tra fratello e sorella nella Roma dei Rave degli anni ’90.
Tutta l’energia che siamo abituati a vedergli in scena De Rienzo la sprigiona nella regia con scelte forti che calano nell’atmosfera pazza e un po’ persa della storia.
E’ l’opera di un esordiente, si vede, ma forse proprio per questo è ancora pregna di quella libertà, di quell’ entusiasmo e di quella freschezza, che tanto mancano al cinema italiano. E soprattutto è un’opera sentita. De Rienzo si occupa della regia, della sceneggiatura, del montaggio, e si prende tutte le sue responsabilità: "Sangue è carne del mio pensiero. Tutte le sue ingenuità sono le mie, e i suoi difetti i miei. Dalla macchina da presa al montaggio è tutta colpa mia, e dei libri che ho letto, dei quadri che amo, degli uomini che hanno lavorato insieme a me, coautori tutti del film".Già perché anche tutti gli attori e i tecnici sono parte integrante dello spirito che ha animato la realizzazione di questo film: paghe da minimo sindacale e tutte uguali dall’attore principale e più conosciuto (Elio Giordano Romanzo Criminale, Quo Vadis Baby, Ora o mai più) fino all’ultimo dei tecnici e una compartecipazione.

Ora potreste dire: “Bene, lo vado a vedere. Dove lo trovo?” Bella domanda. A Roma, in TUTTA Roma, lo trovate solo al Mignon (se lo tengono ancora!). Già…il film è stato distribuito solo in 8 copie in tutta Italia!!

Io credo ci sia bisogno di questo tipo di cinema, per cui il mio invito è : Scaricatevi Mission impossibile III da Internet e andate al cinema a vedere film italiani liberi e pieni di entusiasmo come questo!
giovedì, maggio 25, 2006,20:57
Le lettere di Van Gogh al fratello Theo.

[Arles - luglio 1888] [...] È veramente un fenomeno strano che tutti gli artisti, poeti, musicisti, pittori, siano materialmente degli infelici - anche quelli felici [...] Ciò riporta a galla l’eterno problema: la vita è tutta visibile da noi, oppure ne conosciamo prima della morte solo un emisfero?
I pittori - per non parlare che di loro - quando sono morti e sepolti parlano con le loro opere a una generazione successiva o a diverse generazioni successive.
È questo il punto o c’è ancora dell’altro? Nella vita di un pittore la morte non è forse quello che c’è di più difficile.
Dichiaro di non saperne assolutamente nulla, ma LA VISTA DELLE STELLE MI FA SEMPRE SOGNARE, come pure mi fanno pensare i puntini neri che rappresentano sulle carte geografiche città e villaggi. Perché, mi dico, [...] non possiamo prendere la morte per andare in una stella?

(Queste righe sono solo una goccia. Qui l'oceano. Un grazie ad Erica)
scritto da Andrea&Serena
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,09:17
I 17 CONDANNATI DEFINITIVI IN PARLAMENTO

1 Berruti Massimo Maria FI
2 Biondi Alfredo (reato poi depenalizzato) FI
3 Bonsignore Vito Udc - Parlamento Europeo
4 Bossi Umberto Lega Nord-Parlamento Europeo
5 Cantoni Giampiero FI
6 Carra Enzo Margherita
7 Cirino Pomicino Paolo Nuova Dc
8 Dell'Utri Marcello FI
9 De Michelis Gianni Nuovo Psi
10 Jannuzzi Lino FI
11 La Malfa Giorgio Pri
12 Maroni Roberto Lega Nord
13 Previti Cesare FI
14 Sterpa Egidio FI
15 Tomassini Antonio FI
16 Visco Vincenzo Ds
17 Vito Alfredo FI
scritto da Andrea&Serena
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martedì, maggio 23, 2006,19:45
Il Nepal è uno stato secolare...ma la nuova costituzione è ancora lontana.
di Gaia Vendettuoli

Fino a ieri era venerato come la reincarnazione del dio Vishnu. Oggi, il re-dio Gyanendra Bir Bikram Shah Dev è poco più di un normale cittadino. Ha perso ogni potere politico, il suo forte esercito e persino la facoltà di scegliere l'erede al trono. Con la risoluzione 2063, votata all'unanimità, il neo parlamento nepalese è diventato la suprema autorità del paese. E quello che prima era il “governo di sua Maestà del Nepal” ora è il “governo del Nepal”, che da nazione hindu è diventato stato laico. Una svolta decisiva, che non ha precedenti nella storia politica e culturale del piccolo regno himalayano.
Lo stesso sovrano che meno di un mese fa, quando il suo popolo manifestava in piazza per chiedere il ritorno delle libertà civili, ha ordinato all'esercito di sparare sulla folla, senza fare distinzione tra uomini, donne, anziani. In venti giorni di sciopero generale e proteste ci sono state 17 vittime e oltre seicento feriti. Lo stesso tiranno che, con la scusa di porre fine a dieci anni di guerriglia maoista, poco più di un anno fa ha trasformato la monarchia costituzionale in regime assoluto, sciogliendo il parlamento con un colpo di mano e facendo arrestare i principali avversari politici. Ma le corde troppo tese, si sa, prima o poi si spezzano. E il re che aveva il controllo di tutte le forze di sicurezza del paese (90.000 uomini armati di tutto punto) e la carica di supremo comandante in capo, ora si ritrova schiacciato in un angolo, “prigioniero” del suo palazzo e costretto a un ruolo puramente cerimoniale. Senza più il diritto di avere l'ultima parola sulle questioni importanti del paese e privato di privilegi secolari, come l'immunità, l'esenzione dalle tasse e la possibilità di accedere senza limiti alle casse statali. Sarà il parlamento, d'ora in avanti, a fare i conti in tasca a Gyanendra e a stabilire la rendita della famiglia reale.
Così ha deciso la Camera dei Rappresentanti, che si è espressa in meno di due ore dalla presentazione delle riforme illustrate dall'anziano primo ministro Girija Prasad Koirala, colto da malore alla fine della seduta. Ma la magna carta nepalese sottoscritta ieri a Kathmandu (e che tra pochi giorni diventerà legge) non è che il primo passo verso la conquista della democrazia. Quello successivo, richiesto a gran voce da molti, è l'elezione di un’assemblea costituente che riscriva completamente la costituzione e trasformi radicalmente le istituzioni nepalesi. Per questo, nei giorni scorsi, centinaia di persone sono scese di nuovo in strada per protestare contro la lentezza della coalizione al potere. Ricordando a Koirala e ai suoi che l'incertezza e l'instabilità politica del parlamento sono state il principale motivo di successo del golpe reale del 2005.
Anche i ribelli maoisti non sono rimasti troppo impressionati dalla risoluzione che limita i poteri del re. Pur apprezzando le decisioni del parlamento, infatti, gli uomini di Prachanda vogliono andare oltre: sbarazzarsi definitivamente del re e abrogare la monarchia. Oggi sono loro, e non il re, il problema più delicato del governo di Kathmandu. La capitolazione di Gyanendra è stata possibile proprio grazie all'alleanza tra i sette partiti dell'opposizione e i ribelli. Un paio di settimane fa il governo ha rimosso l'etichetta di terroristi che pendeva sulle teste dei guerriglieri ed ha revocato lo stato d'allerta nel paese dopo oltre dieci anni di lotte sanguinose e 13mila morti (tra maoisti, soldati e civili). Ed ora che sono state ampiamente avviate le trattative con le autorità per deporre le armi e intraprendere la strada del negoziato, i ribelli chiedono di avere voce in capitolo e un ruolo politico ufficiale, come era stato loro promesso. “Vogliamo lo scioglimento del parlamento e la costituzione di un governo ad interim che rappresenti tutte le classi e le comunità”, ha commentato a caldo il braccio destro di Prachanda. Ieri, però, il governo ha fatto orecchie da mercante e Koirala non ha battuto ciglio. La questione per ora è rimasta in sospeso, ma non potrà esserlo per molto.

(fonte Il Manifesto 19-5-2006)
scritto da Andrea&Serena
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lunedì, maggio 22, 2006,09:53
Che il genio non possa pascolare in verdi campi tranquilli?

Orson Welles: “In Italia, sotto i Borgia, per trent'anni hanno avuto guerre, terrore, assassinii, massacri: e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù.
Comunque questo post inizia così.
scritto da Andrea&Serena
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mercoledì, maggio 17, 2006,20:04
Blogs for Darfur
Era da almeno un paio di giorni che volevo fare un post sull'argomento. Esiste una iniziativa simile alla nostra sul Nepal, volta a dare maggiore attenzione nei riguardi dei tragici avvenimenti del Darfur. E' infatti possibile riempire un modulo per chiedere alle redazioni dei principali telegiornali di dare più spazio alla questione. Vi collabora anche Savetherabbit, riporto qui un suo post messo anche sul suddetto blog. Per aderire leggere qui.


Nel Darfur si muore da tre anni ma l’allarme lanciato da organizzazioni umanitarie e militanti per i diritti civili rimane inascoltato dai maggiori media occidentali e dai movimenti pacifisti in tutto il mondo. Finora si contano trecentomila morti, duecentomila rifugiati e due milioni e mezzo di sfollati che hanno fatto valere alla crisi il titolo di «genocidio».Eppure, i principali responsabili del genocidio sono ancora liberi: sono il governo sudanese, l’esercito e le milizie paramilitari arabe dette Janjaweed. Eppure sono state aperte diverse inchieste delle Nazioni Unite che hanno evidenziato i crimini contro l’umanità commessi nella regione: villaggi bruciati, donne e bambine violentate, bestiame confiscato, pozzi d’acqua e coltivazioni distrutte, violenze che hanno come oggetto i neri musulmani, cattolici e animisti, colpevoli di non essere arabi. Sono state inoltre approvate diverse risoluzioni dal Consiglio di Sicurezza, inviata sul posto una missione dell’Unione Africana (AMIS) e discusso il caso presso la Corte penale internazione dell’Aja. Le aree più critiche sono i territori del darfur occidentale, lungo il confine con il Ciad e oltre, dove l’assenza di condizioni di sicurezza hanno ostacolato anche l’accesso degli aiuti umanitari.Il Ministro degli Esteri britannico Jack Straw ha denunciato sull’International Herald Tribune che il governo del Sudan e i movimenti ribelli violano la tregua ogni giorno e attaccano anche i convogli umanitari.Anche il Presidente degli Stati Uniti Bush ha definito la crisi del Darfur un genocidio, e ha chiesto di inviare quanto prima un intervento dei caschi blu dell’ONU per difendere la popolazione civile del Darfur [fonte: TheNewYorkTimes del 22 febbraio].La missione dell’ONU dovrebbe sostituire quella dell’Unione Africana di 7000 unità, insufficiente a contenere le violenze delle milizie contro la popolazione civile. La missione dei caschi blu dovrebbe contare infatti almeno 20000 unità,avere un mandato forte ed essere purtroppo pronta a usare le armi ma non sarebbe comunque operativa prima di sette mesi. Intanto il governo di Khartoum ha chiuso oggi 15 marzo tre delle sedi di una delle poche associazioni per i diritti umani con sede in Sudan, la SUDO, perchè non gradisce il suo operato.Putroppo l’opinione pubblica non sembra interessarsi al genocidio in atto nel Darfur. Si potrebbe sospettare che l’assenza del coinvolgimento degli USA in questa grave crisi umanitaria, possa aver determinato il disinteresse generale di quella parte della popolazione occidentale tanto attiva in altri momenti nel far sentire la propria indignazione difronte a simili atrocità condotte contro l’uomo. E’ in atto uno sterminio, perchè non ci sono proteste, cortei, concerti di solidarietà? Lo stesso accade per i morti della Cecenia, del Vietnam, del Nepal, di Cuba. Per iniziare, spargiamo la voce: è in atto un genocidio.
,13:19
Un'intervista#3.
Ecco la terza ed ultima parte dell'intervista al Professor Boylan. (I e II parte)

Vuole darci la sua opinione su questi due post?
Per gli elettori #2
Mettiamo in discussione qualche certezza?


"Per gli elettori #2":
Questo articolo/intervista a Mathieu Lain ribadisce le tesi ormai vecchie del padronato francese, riprese dall'Economist da decenni: "La Francia rappresenta lo stato assistenzialista, viva la flessibilità degli individui introdotti da noi in Gran Bretagna da Margheret Thatcher, che ha smantellato il Welfare State e i Sindacati."

Non sono d'accordo con questi tesi. Mentre il cosiddetto stato assistenzialista, se viene gestito con criteri democristiani (come è stato il caso in Italia) è effettivamente un orrore per molti versi (descritti nei due articoli), lo stato solidale, gestito con criteri autenticamente socialisti, è una grande conquista umana ED E' PRATICABILE. In Italia ne avete un piccolo esempio (molto piccolo) nell'Emilia Romagna.

Ma Lain e il padronato sia francese sia mondiale vogliano cacciarci indietro nell'ottocento, all'epoca in cui ognuno doveva difendersi da sè -- l'epoca della legge della giungle. Il padronato vuole questo perché ha i soldi e i mezzi per difendersi molto bene, a scapito di te e di me. La flessibiltà a lui conviene, intanto, ce l'ha necessariamente..

Non ci lasciamo ingannare dal padronato, con i suoi falsi promessi di maggiore libertà con una maggiore flessibilità. La nostra unica forza è nella solidarietà e nella creazione di uno stato solidale che umanizza la legge della giungla.

"Mettiamo in discussione qualche certezza?"
Friedman attacca anche lui lo stato solidale -che chiama con disprezzo anche lui stato assistenzialista- e lo accusa di ridistribuire la ricchezza in modo inefficiente. Che i ricchi (di cui Friedman è il ben pagato palladino) detestano la ridistribuzione della loro ricchezza è cosa ovvia -- come io ritengo ugualmente ovvia che la loro ricchezza DEVE essere ridistribuita perché accumulata illecitamente -- rubando il plus valore del lavoro degli impiegati delle loro imprese o dei contadini delle loro terre.

Ma Friedman non fa una questione politica come ho appena fatto, fa una questione di efficienza economica. E su questo piano sembra avere ragione.

E' vero che in un sistema di perfetta libertà di scelta, i beni vengono ridistribuiti in modo più efficace lasciando agli individui la scelta di ottimalizzare le loro risorse e le loro pretese. Un organismo centrale, come lo Stato, non può cogliere e soddisfare i micobisogni e le micro-opportunità con la stessa agilità degli individui. Quindi fin qua 1 a zero per Friedman e palla al centro.

Ma laddove zoppica il suo argomento (come tanti ragionamenti degli economisti, basati su modelli fatti di attori "perfettamente ragionevoli" e "perfettamente consapevoli" delle scelte da fare per ottimalizzare le risorse disponibili), è nel immaginare che gli individui IN UNA SOCIETA' DI FORTE DISPARITA' ECONOMICHE siano realmente liberi di agire. Perché essere liberi vuol dire essere perfettamente informati, con una ben sviluppata capacità di giudizio anche riguardanti questioni astratte o tecniche, e un controllo di se stessi e della situazione. Ma queste condizioni non esistono nella realtà, almeno per i comuni motali come te e come me.

Certo, ognuno di noi pensa e sente di essere libero come ho appena descritto. Ci affliggerebbe troppo l'idea di essere in gran parte burattini in balia alla nostra ignoranza e incapacità ed usati da chi ci osserva come insetti in qualche sperimento. Ma è così. Altro che Truman Show. E la nostra unica consolazione è che i grandi burattinai, pur essendo più liberi di noi perché più istruiti e con maggiori mezzi, sono a loro volta burattini in balia a forze che loro possono solo intravedere.

Vedi, ci rattrista ammetterlo, perché vogliamo credere che con la nostra volontà possiamo capire tutto quello che ci serve per decidere occulatamente e mobilitare tutti i mezzi che occorrono per fare scelte che possiamo chiamare libere, perché non vincolate da nulla che non sia la nostra volontà. Ma non è così. E dobbiamo avere il coraggio di ametterlo. Questo è il primo passo indispensabile per costruirci una libertà reale nel futuro.

Infatti, siamo purtroppo vincolati dalla situazione economica che ha determinato in parte quanta istruzione abbiamo e quindi se leggiamo o meno i giornali, quanto tempo abbiamo a disposizione ogni giorno per riflettere sulle questioni politco-sociali nonché sul nostro assetto piscosociale, ecc ecc. Quindi non possiamo fare le scelte veramente oculate. Solo i ricchi, e neanche tutti i ricchi, possono avvicinarsi a queste condizioni e quindi alla libertà.

Gli antichi greci erano più onesti: dicevano che tutti DOVREBBERO essere liberi ma nei fatti che NON POTEVANO esserlo, in quanto chi era davvero libero, per poter esercitare la sua libertà, aveva bisogno di schiavi che badassero alle sue faccende materiali che costringono la maggior parte di noi di fare scelte frettalose o dettate da contingenze. Quindi non TUTTI gli esseri umani potevano pretendere allo status di uomo libero -- 90 esseri umani ad Atene (gli schiavi) dovevano sacrificarsi perché 10 ateniesi potessero fare della filosofia, ecc., -- sono questi 10 che gli ateniesi chiamavano "uomini liberi." I 90 erano non umani. Da allora non abbiamo fatto molto progresso.

Quindi respingo la soluzione liberista di Friedman perché viviamo in una società di forti disuguaglianze, dove la "libertà" è assai più reali per alcuni e persino una beffa per altri. Predicare "Libertà" e "flessibilità" in queste condizioni è soltanto favorire i ricchi in un gioco tra impari.

Meglio una socio-democrazia o uno stato socialista o comunista democratico. Poi, col tempo, raggiunto una effettiva parità economica tra tutti i cittadini, potremo prendere in considerazione se attuare o meno le tesi di Friedman -- in forma diversa, naturalmente.
scritto da Andrea&Serena
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domenica, maggio 14, 2006,12:58
I test sugli animali servono? Bè...leggete.
Non necessariamente attorno agli eseperimenti sugli animali, o alla vivisezione deve raccogliersi l'unanimità e il disgusto. Ma il seguente è, senza troppo ragionarci, un ragionamento con poche falle: se ci fosse un'alternativa perchè non usarla?
Bè: l'alternativa c'è. Questa puntata di report (qui il testo) spiega tutto. IMPORTANTE: la visione della puntata è consigliata a tutti.

Ho avuto la fortuna su Save The Rabbit di trovare questa notizia:



Il 20 maggio ricorre la 10° manifestazione globale contro i test condotti sugli animali. La sperimentazione sugli animali, che pone sullo stesso piano l’ essere vivente al materiale inanimato da laboratorio, è una pratica considerata sempre meno utile ai fini dello studio della tossicità delle sostanze destinate al commercio, data la diversa risposta alle sostanze da parte degli organismi di differenti specie.
La manifestazione ha come obiettivo principale la Procter & Gamble (P&G), la multinazionale leader nel settore della ricerca, della produzione e della commercializzazione di beni di largo consumo, detergenti, cosmetici, fragranze e prodotti farmaceutici e del cibo per gatti e cani domestici (Iams/Eukanuba). Ogni anno la compagnia si rende responsabile della uccisione di decine di migliaia di animali, che muoiono nel dolore e nella solitudine delle anguste celle dei laboratori. La P&G, a differenza di altre grandi aziende del settore, si rifiuta infatti di fermare i tests dei suoi prodotti sugli animali, nonostante l’esistenza di più affidabili e incruenti alternative.

Nonostante la crudeltà dei tests sugli animali di cui è responsabile, spesso finalizzati alla sperimentazione di alimenti per animali domestici, gli stessi usati come cavie da laboratorio, la multinazionale compie un notevole sforzo finanziario per apparire, attraverso campagne pubblicitarie e sponsorizzazioni, come una compagnia seria e attenta alla salute degli animali.

La giornata mondiale contro la P&G si ripete annualmente in tutto il mondo: l’anno scorso più di cento eventi sono stati organizzati per informare gli ignari acquirenti dei prodotti P&G delle pratiche vivisezioniste perpetuate dal colosso americano.

(Nell’immagine: tutti i loghi dell’azienda [fonte: Carrierain.it] )

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scritto da Andrea&Serena
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venerdì, maggio 12, 2006,10:10
Costa d'Avorio: dove un membro UE stragifica e colonizza

La Pulce di Voltaire da tempo ormai, segue da vicino la Costa d'Avorio. Questo è un link che ci consiglia per capire bene la situazione.
Quello che segue, invece, un suo articolo apparso sull'Opinione il 9 Maggio.



"La Costa d’Avorio è uno stato potenzialmente ricco. Produce il 40% del cacao mondiale, è uno dei principali Map of Cote d'Ivoire produttori di caffè, possiede miniere di diamanti e oro ed ha ottime possibilità di diventare un grande produttore del petrolio se i reservoirs scoperti in mare confermeranno la propria consistenza. E’ stata una colonia francese dal 1893 al 1960. Formalmente il colonialismo è finito negli anni ’60. Ma un percorso di libertà e progresso reale non è mai iniziato. La Costa d’Avorio dimostra che la Francia non ha mai abbandonato i propri possessi in Africa. Anzi la fine della dominazione diretta è stata seguita da un neocolonialismo più ipocrita e non meno soffocante. Gli interessi francesi nella ex-colonia sono molto forti: il 30 % del prodotto interno lordo; i grandi gruppi (Bouygues, Bolloré, EDF, Saur) sono abituati a vedersi attribuire i contratti senza dover affrontare la concorrenza internazionale, mentre la Société générale, la BNP e il Crédit Lyonnais dominano senza concorrenza il settore bancario.

Tutto ciò grazie al supporto politico e militare fornito dello Stato francese secondo un modello che deriva da quello scandinavo e di Gorbaciov, ma lo integra col sistema capitalista nazionale impostato dal gollismo e confermato da Mitterrand e Chirac. I due terzi delle aziende presenti nel territorio ivoriano sono francesi. Gli aereoporti, le ferrovie e il porto di Abidjan, il principale del paese, sono in mano di Vincent Bolloré, buon amico di Antoine Bernheim (presidente di Assicurazioni Generali), ottimamente inserito nel tempio di Mediobanca, beneamato da Prodi e dai suoi seguaci. L’Italia è avvertita: la tecnica di soffocamento della Costa d’Avorio è una storia istruttiva, di cui bisognerebbe parlare. Il Paese ha 18 milioni di abitanti (il 23% immigrati), con un’età media di soli 19 anni e una alfabetizzazione al 51%. L’infezione da Aids colpisce il 7% della popolazione; vi è una forte presenza di immigrati dal Burkina Faso e da altri paesi vicini (attratti dal lavoro nelle piantagioni); nel paese risiedono 130.000 libanesi e 16.000 francesi. I musulmani (circa il 35%) sono presenti a nord, tra gli immigrati; vi sono poi animisti (30%) e cristiani (30%). Il PIL, dopo 4 anni di guerra, è cresciuto dello 0,9%. Il reddito individuale è di 1500 $ (stime del World Factbook); il 37% della popolazione è considerato povero.

Il quadro politico
Dal 2000 la nazione è governata dal presidente Laurent Gbagbo, di cultura marxista (il suo partito, il FPI, Front populaire ivorien, è membro della internazionale socialista). Gbagbo era inizialmente legato allo stato francese, secondo la tradizione ivoriana: il primo presidente, Houphouet-Boigny fu nominato ministro della Repubblica francese, e quando diventò presidente del neonato stato sostenne all’assemblea dell’Onu la “liceità” della presenza francese in Algeria. Gbagbo commette alcuni sbagli: pur essendo salito al potere con l’avallo di Parigi, si muove come un autocrate e chiede che gli appalti pubblici non siano più assegnati automaticamente alle 400 aziende francesi presenti nel paese africano. Si calcoli che il porto di Abidjan è costato al gruppo di Bolloré soltanto otto milioni di euro, e senza gara d’appalto...SEGUE SULL'OPINIONE

scritto da Andrea&Serena
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mercoledì, maggio 10, 2006,23:35
Nuova veste grafica.
Dopo giorni di immensa fatica, l'eroico dreamarco ce l'ha fatta! Ecco a voi la nuova veste grafica di square: leggibilità finalmente migliorata, spazi ottimizzati (dai prossimi giorni sempre ben visibile grazie alla bella foto qui sopra l'argomento del momento). Un blog più vivibile, per venire incontro alle esigenze che voi carissimi assidui lettori avete sempre richiesto.
Sperando vi piaccia (ma 'sti cavoli alla fine...ce piace a noi tanto) vi invitiamo a ringraziare in coro il già citato dreamarco: per le quattro lire che possiamo offrirgli noi squattrinati ha messo in scena questa bella prova di maestria. Noi, vivamente, speriamo di fare lui buona pubblicità. Buona vita a tutti!
,10:25
Gesù al tribunale di Strasburgo
Cristo è esistito o no? Gli avvocati Giovanni Di Stefano e Domenico Marinellisi occuperanno del caso Cascioli al tribunale dei Diritti Umani

Roma – Saddam Hussein, Tarek Aziz, Telekom Serbia, Milosevich, Kennedy, Lady Diana, sono solo alcuni tra i casi clamorosi di cui si sono occupati gli avvocati Giovanni Di Stefano e Domenico Marinelli. Di Stefano e Marinelli si occuperanno anche del caso Luigi Cascioli lo studioso, ex seminarista, autore del libro-denuncia “La favola di Cristo – Inconfutabile dimostrazione della non esistenza di Gesù”. Cascioli asserisce di avere dimostrato in maniera inequivocabile la “non esistenza storica di Gesù detto il Cristo”. Nel settembre 2002 Cascioli querelò don Enrico Righi, parroco di Bagnoregio (Viterbo), per “abuso della credulità popolare” e “scambio di persona” perché il prete scrisse in un giornale che Gesù nacque da Maria e Giuseppe e visse in carne ed ossa. Il Tribunale di Viterbo, dopo lunghi tira e molla, archiviò il caso benchè il prete non abbia portato alcuna prova ammissibile dell’esistenza di Cristo. Insoddisfatto dell’archiviazione, Cascioli e suoi legali Di Stefano e Marinelli si rivolgeranno ora al Tribunale dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo. “La legge è in base al rispetto del diritto nazionale e internazionale” commenta Di Stefano, “ipotesi e congetture lasciamole ai preti”. Se il caso giudiziario venisse riaperto diverrebbe un processo di planetaria importanza considerato che metterebbe in seria discussione la dottrina e i fondamenti sui quali si basano il Cristianesimo e la Chiesa cattolica. Sarebbe un processo giudiziario nel quale i ministri della Chiesa, alias il Vaticano, dovrebbero dimostrare, come asseriscono da duemila anni, che Cristo è esistito esibendo prove ammissibili concrete e non argomentazioni teologiche o filosofiche. Rif.
Informazioni, interviste e adesioni: Axteismo, Movimento Internazionale di Libero Pensieroaxteismo@yahoo.it tel. 3393188116 http://nochiesa.blogspot.com
scritto da Andrea&Serena
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domenica, maggio 07, 2006,20:28
Un'intervista - parte II
Continuiamo con l'intervista al professor Boylan. Ci spostiamo sul fronte nazionale...

1- Quali sono le accuse che muove al nostro governo?
2- Può spiegarci cosa significa che il governo Berlusconi libera i mafiosi?
3- Secondo lei veramente i media sono controllati da Berlusconi? Mi sembra che i fatti dicano il contrario.


Quali sono le accuse che muove al nostro governo?
Al governo Berlusconi? Non spetta a me formulare accuse. Mi pare che i politologi italiani più documentati, tra quelli che ho letto, abbiano dimostrato l'origine mafiosa del potere economico di Berlusconi: intrecci con la P2 ed i servizi segreti deviati americani --insomma, la stessa ricetta di sempre.
Per questi politologi italiani Berlusconi è, letteralmente, un criminale ed un traditore della sua patria (se l'America è un alleato, i servizi segreti deviati "americani" non lo sono mica). Inoltre, dicono, il suo governo -quindi Casini, Fini, Bossi tanto quanto Berlusconi- ha portato il paese economicamente sull'orlo del disastro, sulla falsa riga Argentina. Se i giudizi di cui parlo sono fondati -e, ripeto, scrivono cose molto documentate- le accuse da fare contro l'attuale governo sono gravissime.

Per quanto mi riguarda, vorrei che il governo italiano ascoltasse non quel signore che si dice presidente e che occupa la Casa Bianca grazie alla frode elettorale (e che ha ormai solo il 34% dei consensi e quindi non rappresenta più il paese). Se il governo italiano vuole proprio ascoltare l'America, ascolti la stragrande maggioranza del paese che vuole che l'Italia ritiri le sue truppe (e che l'America ritiri le sue) subito dall'Iraq. Senza se e senza ma.
Poi, sul piano dell'economia, vorrei che l'attuale governo italiano la smettesse con una politica basata su tonnellate di cifre falsate per nascondere il baratro in cui ci ha portati tutti quanti, che ci dica la verità e che prenda i provvedimenti necessari. Sennò sono dolori per tutti.

Infine, lavorando nell'Università, vorrei che il governo puntasse sulla riqualificazione dell'istruzione in Italia: quella primaria, quella secondaria, quella universitaria. Invece ha impoverito tutte e tre.
E' sconsolante. Oggi come oggi per essere competitivi e quindi far apprezzare il genio italico nel mondo, bisogna avere un altissimo livello di conoscenze culturali e tecniche diffuso nell'INTERO paese, non in una elite. Vedi l'esempio della piccola Finlandia con la telefonia e con gli audiovisivi d'avanguardia. Se ti metti sul piano di "ridurre i costi della manodopera di massa" hai già perso la partita in partenza, visto le capacità produttive a basso costo dei cinesi, degli indiani e, sempre di più, dei brasiliani.

E poi L'Italia avrebbe molto da insegnare al mondo. Se gli italiani potessero qualificarsi IN MASSA, e ciò significa avere anche comunicatori nelle lingue straniere culturalmente e tecnicamente preparati ad un altissimo livello.

Invece l'attuale governo taglia i fondi a tutte le istituzioni di istruzione (tranne quelle private, perché a questo governo interessa formare soltanto un'elite). Il modello Berlusconi sembra essere quello della mafia lungo le coste del Sud: sfruttare le bellezze e i tesori d'arte creando posti di lavoro per cameriere con un basso livello d'istruzione e basta, giusto abbastanza per servire i turisti stranieri e per far guadagnare alla rendita parassitaria, cioè ai proprietari dei locali. Questa politica è un suicidio per un popolo, per una cultura. Vorrei che cambiasse.

Può spiegarci cosa significa che il governo Berlusconi libera i mafiosi?
Diversi ordinamenti varati dal governo italiano hanno accorciato la durata dell'incarcerazione dei mafiosi (anche se non solo), hanno facilitato il rientro di danaro sporco mafioso (anche se non solo) "lavato all'estero" in Italia, hanno complicato l'individuazione dei titolari di aziende in odore di mafia (anche se non solo). Posso andare a ricercare quali sono questi provvedimenti se proprio vuoi una documentazione. Ma sono tra le leggi di cui Travaglio chiede la soppressione nei primi 100 giorni del governo Prodi.

Secondo lei veramente i media sono controllati da Berlusconi? Mi sembra che i fatti dicano il contrario.
Se ti riferisci alla presa di posizione di Corriere contro Berlusconi, sì, alcuni mesi addietro c'è stato una contromossa e questo giornale è sfuggito a Berlusconi. Quindi con Repubblica (la voce di De Benedetti che sostiene Prodi) sono in due. (Non conto l'Unità o il Manifesto o Liberazione che hanno soltanto un pubblico settoriale.) Comunque bisogna precisare che il controllo di Berlusconi sui giornali avviene, non attraverso la proprietà (tranne in due casi) bensì attraverso il ricatto della pubblicità: è sua l'azienda che controlla la maggior parte delle pubblicità destinata ai giornali.

Ma andiamo oltre la questione dei giornali controllati da Berlusconi. Intanto complessivamente i giornali influiscono solo sul 10%-20% dell'opinione pubblica, essendo l'Italia il paese che legge di meno in Europa. L'80 o il 90% dell'opinione pubblica viene condizionata dalla TV. Attualmente Berlusconi controlla o comunque condiziona i suoi 3 canali, indirettamente i 3 della RAI e la 7 attraverso la partecipazione di una sua azienda nella proprietà.

Quando dico "controlla" o comunque "condiziona" non dico come un generale che dà ordini o Mussolini che passava veline. La cosa è più sfumata. Personaggi, finti alternativi, come le Iene o i conduttori di Striscia diffondono in realtà il verbo berlusconiano dell'arrivismo (filosofia che sta bene a B. e i suoi perché sanno di avere più mezzi e quindi di poter arrivare prima), di non interessarsi alla politica (lasciando a B. e ai suoi mani libere per smantellare lo Stato), ecc.

Certo, qua e la in RAI e persino su canale 5 qualcuno si ribella ogni tanto. Ma è solo qualcuno e solo ogni tanto. Gli altri vengono cooptati in una autocensura per via dell'intimidazione. Il film "Viva Zappatero" ci dà un piccolo ritratto dei mezzi occulti usati. Ognuno, autocensurandosi, dice di essere libero perché nessuno gli impone una censura o veline.

Fatto sta che durante le recenti protesti in Francia, se aprivi Antenne 2 (che riceviamo in Italia) vedevi ogni sera della feroce satira di Villepin, di Chirac o, in programmi fatte di discussioni serie, delle feroci critiche della legge del governo. Serate impensabili in Italia. dove tutto viene smorzzato, dove la voce del Padrone (Bruno Vespa) organizza LUI serate in cui sceglie LUI chi fa parlare dell'opposizione. (Hai mai visto Cofferati a Porta Porta? Una sola volta in 5 anni. Hai mai visto Prodi per tutto il tempo fino agli ultimi giorni della Campagna? Mai. Vespa ha scelto chi deve essere la voce della sinistra, facendo venire sempre i tre venduti, D'Alema, Fassino, Rutelli e a rotazione, quindi solo occasionalmente, le altre figure dell'opposizione. Sottile, no? Hai l'impressione di una TV libera "perché intanto c'è sepre l'opposizione!". Inganno.

Comunque per convincerti del controllo Berlusconiano basta pensare alla povera Lucia Annunziata (che non è neanche di sinistra, o poco poco) che, prima delle elezioni nel suo programma su Rai Tre, ha osato fermare Berlusconi che voleva usare lo spazio per fare un comizio elettorale, Annunziata a detto di no e di rispondere inve alle domande poste. Berlusconi se ne è andato via sbattendo la porta come un padrone e l'indomani la Annunziata ha ricevuto una ammonizione dalla direzione della RAI! Cioè, veniva criticato lei e non Berlusconi! Quando lei non aveva fatto alro che il suo dovere da giornalista. E si trattava di RAI TRE, diamine!, l'impero rosso. No, dice Berlusconi, neanche lì mi si debba contraddire, altrimenti scattano le amende (per intimidire gli altri giornalisti e farli desistere da simili comportamenti in futuro).
Il controllo c'è, eccome!

Poi qualche spiraglio c'è pure, non ho problemi a riconoscerelo. Ad esempio, attraverso la pressione di Ciampi (che ha insistito, a nome del par condicio, per i dibatti Prodi/Berlusconi con regole rigide per impedire a Berlusconi di fare comizi) e per altri motivi ancora, Berlusconi non ha potuto usare appieno lo strapotere che ha accumulato -- questo è un dato di fatto. Ma viene esercitato ora in modo occulto. E in futuro? B. non ha vinto le elezioni ma ha ormai piazzato i suoi uomini in RAI, controlla Mediaset, controlla parzialmetne la 7...Vedremo..
scritto da Andrea&Serena
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mercoledì, maggio 03, 2006,23:29
Un'intervista.

Patrick Boylan è uno di quei professori che puoi odiare, amare ma mai ignorare. E' uno di quei professori che (oddio...perchè ne esistono altri?) per protestare contro quello che sente come un torto prende una tenda canadese, la fissa a terra e ne fa un presidio...all'ingresso della facoltà di Lettere e Filosofia. E' uno di quei professori che è CRITICAMENTE contro la riforma Moratti e non auspica che tutto rimanga com'è; bensì sogna una riforma della scuola che manca dai tempi di Gentile.
Quella che segue è una lunga chiaccherata. Alcuni saranno d'accordo, altri nient'affatto. Di certo ci sarà da discutere, e sarà inevitabilmente cosa utile.
L'intervista è suddivisa in tre puntate. Due sono argomenti in un certo senso datati: IRAQ, e GOVERNO BERLUSCONI. Il terzo è un commento a questi due post.
Via con la "prima puntata".

1- Era favorevole alla guerra in Iraq?
2- Crede che la coalizione ha raggiunto qualche successo sul territorio iracheno?
3- Cosa ha pensato il giorno delle elezioni in Iraq?
4- Lei crede che sul fronte guerra il centro sinistra si sarebbe mosso diversamente?
5- Gli italiani pagano le milizie? Ci dice chi ne parla? Qualche link, qualche fonte?
6- "La guerra è il terrorismo dei ricchi." Vuole spiegarci questa "sua" affermazione? Con che parola indica chi in Iraq compie attentati?

Era favorevole alla guerra in Iraq?
Sono stato e sono decisamente contrario. E non solo contrario alla guerra in Iraq. Sono stato, sin dall'inizio, contro il genocidio che Bush ha voluto condurre (e che continua a condurre) in Afghanistan.
E aggiungo, per completezza, che sono stato contrario anche all'invasione americana del piccolo paese caraibico, Haiti, avvenuta due anni fa, per cacciare il Presidente democraticamente eletto, Aristide, perché cominciava a fare una politica di sinistra. Di questo evento i miei amici italiani non sanno nulla -- sanno tutto, invece, sull'Iraq. Non è colpa loro, la TV ed i giornali controllati da Berlusconi non hanno dato rilievo all'evento. Eppure, i marines (con la solita finta copertura internazionale) hanno attaccato e preso il palazzo presidenziale per prelevare Aristide e per portarlo in un luogo segreto in Africa; ciò ha consentito al capo di una banda armata locale, amico di Bush, di prendere il potere ad Haiti. Quindi un sopruso clamoroso.
Quando due anni fa protestavo contro questa violazione plateale della sovranità di un popolo indifeso, nessuno ascoltava. La maggior parte dei giornali rifiutavano di dare spazio alla notizia per non indispettire "gli amici americani". Come sarebbe a dire "gli amici americani"!!?? Forse noi che protestiamo questo crimine a Roma non siamo cittadini americani (quelli riuniti nell’associazione "U.S: Citizens for Peace & Justice")? Forse quelli che protestano questo crimine negli Stati non sono americani? Uno di loro è il già Ministro della Giustiza Ramsey Clark.
Ma niente da fare - silenzio stampa quasi totale.
In quanto ad Afghanistan, poi, ci sono stati sì dei servizi giornalistici, certo, ma tutti indirizzati a raccontare la balla di un'invasione per combattere quelli che avevano abbattuto le Torre Gemelli a New York, cioè Bin Laden e il suo gruppo. Ma l'invasione non è stata per eliminare Bin Laden, bensì per impadronirsi del paese uccidendo i Talebani e gli afghani (che non c'entravano) e in questo modo consegnare il paese alle multinazionali petrolifere americane.
Quindi, per concludere, vi rispondo che sì, sono stato contro l'invasione dell'Iraq. Figuriamoci!
Ormai lo sanno i sassi che non c'entra nulla la cosiddetta "guerra al terrorismo", non c'erano terroristi in Iraq, il paese è stato invaso per mettere al potere un "regime amico" che consenta alle multinazionali petrolifere di prendere il petrolio che vogliono. Insomma è stata ed è una guerra coloniale.
Ma tengo a precisare che prima dell'invasione dell'Iraq sono stato contro l'invasione dell'Afghanistan e , dopo, contro l'invasione di Haiti. E lo faccio per dire due cose a voi di Square:
(1) L’Iraq non è un caso isolato. Bush sta calpestando il popolo iracheno come parte di una politica organica di dominio dei paesi indifesi per poter rubare le loro ricchezze naturali (o per scopi geopolitici): Afghanistan, Iraq, Haiti, domani Iran, Venezuela...
(2) voi di Square che denunciate le difficoltà incontrate nel cercare di risvegliare l'opinione pubblica sul dramma del Nepal dovete sapere che è normale scontrarsi con l'indifferenza della gente e con il rifiuto di pubblicare notizie che non rientrino negli schemi. Spero che questi piccoli accenni al nostro mal comune vi abbiano portato mezzo gaudio.


Crede che la coalizione ha raggiunto qualche successo sul territorio iracheno?
E' riuscito a portare al potere un governo provvisorio "amico", ma niente di più. Le virgolette sono d'obbligho. Il governo non è quello voluto dagli USA (che voleva imporre il pistolero Allawi, ex agente della CIA); quindi Bush ha dovuto accettare un compromesso. L'attuale governo non gli darà tutto il petrolio che vuole: un po' potrà vendere per contro proprio e, peggio ancora per l'America, lo potrà vendere ai rivali economici degli USA, vale a dire l'Europa e la Cina.
Quindi Bush ha raggiunto solo un successo parziale. Che non lo soddisfa, evidentemente. Tanto è vero che, di recente, sta fomentando in Iraq una guerra civile. Già! Voi che vedete i telegiornali: indovinate chi mette la maggior parte delle bombe nei quartieri sciiti per aizzarli contro i sunniti, e nei quartieri sunniti per fargli prendere le armi contro gli Sciiti? Bush sta facendo tutto questo perché il nuovo governo iracheno si è dimostrato meno malleabile di quanto egli sperava, quindi ora vuole azzerare questa mezza vittoria mezza sconfitta, portare il paese alla guerra civile e nel caos riportare il pistolero Allawi al potere con un regime autoritario, dichiarandolo "necessario per fronteggiare la crisi".
Dunque, per rispondere alla tua domanda, la "coalizione" (cioè Bush & Cheney, cioè le multinazionali petrolifere) hanno raggiunto sì un successo, ma non militare, solo politico e solo in parte. Ed è un successo che ora non soddisfa ora neanche loro.


Cosa ha pensato il giorno delle elezioni?
Secondo una mozione approvata dalle Nazioni Unite e sottoscritta dagli stessi USA le elezioni politiche in un qualsiasi paese occupato da una forza militare straniero non possono considerarsi libere e pertanto non vanno riconosciute. Punto e basta.
Comunque il popolo iracheno sta dando grande prova d'intelligenza. Le elezioni sono una farsa? E' ovvio, quando hai i fucili puntati contro di te, quando i tuoi candidati devono essere approvati da una commissione con sede a Washington, ecc., non possono che essere una farsa. Eppure, malgrado queste condizionamenti il popolo iracheno ha saputo partecipare a queste elezioni e usarle per fini propri, cioè per fare un governo che sta dando del filo a torcere a Bush e alle multinazionali petrolifere americane. Da non credere.


Lei crede che sul fronte guerra il centro sinistra si sarebbe mosso diversamente?
In parte, sì, anche se non abbastanza per il mio gusto. Vedete, la Sinistra è purtroppo ricattabile. Se tu vuoi andare al potere in qualsiasi paese, devi accettare le condizioni di chi gestisce i mass media, che presiede nei salotti buoni, che ti fornisce gli appoggi internazionali, che concede i prestiti alle aziende (in Italia, la Coop, ad esempio) che, tramite la loro pubblicità sui tuoi giornali (l'Unità e il Manifesto qui) ti consentono di avere almeno una piccola voce, e via discorrendo. Insomma, non puoi andare al governo con il solo consenso popolare, hai bisogno di almeno una parte dei cosiddetti poteri forti.
E ciò ti condiziona inevitabilmente.
Do subito un esempio. Uno dei poteri forti in Italia è il gruppo ENI. Sappiamo da tempo che anni fa ENI ha stretto accordi con Saddam Hussein per i (relativamente pochi) pozzi di petrolio intorno a Nassyria, come altre società petrolifere europee hanno fatto per altre zone dell'Iraq. Sappiamo anche che Bush ha detto all'Europa che egli avrebbe riconosciuto quegli accordi solo ai paesi disposti a fornire le truppe per assecondare la sua invasione. Quindi la Sinistra italiana si è trovata davanti ad un dilemma. Berlusconi ha portato il paese verso il disastro economico, ci vuole il petrolio per la ripresa, i pozzi degli iracheni fanno gola dunque, come averli senza fare i colonizzatori guerrafondai come gli americani?
Alla fin fine la soluzione, accettata (ahimé) anche dal Presidente Ciampi, è stata quella di mandare sì i soldati in Iraq, a Nassyria, ma di dire loro di non sparare a nessuno, di restare nella loro caserma, e di pagare le milizie locali per mantenere l'ordine a Nassyria. E così si è fatto, anche se i giornali non te lo raccontano. Con questa soluzione furbesca, si soddisfa la richiesta americana di tenere sotto controllo quella zona, per avere i marines liberi per fare guerra altrove. E, con l'ordine di non sparare, si soddisfa anche la sinistra italiana (beh, diciamo i vertici della parte più conservatrice della Sinistra italiana).
Ma quel accordo non mi soddisfa e non soddisfa nessuno dei miei amici italiani. Perché, anche se le truppe italiane non sparano (il che non è nemmeno vero), esse stanno sempre in un paese non loro, cioè stanno sempre partecipando alla colonizzazione di un paese sovrano, stanno contribuendo a mettere al potere un regime che ci dia il petrolio dai pozzi che diciamo noi ai prezzi che diciamo noi. Non solo, ma un governo che non si azzardi a creare raffinerie ed industrie petrolifere locali per dare lavoro alla propria gente, questo mai e poi mai, perché noi dell'occidente vogliamo tutto per noi. Chiaro? (Questo è il senso della nostra missione di pace in Iraq.)
Secondo me, gli italiani non sono al corrente di tutte queste cose nei dettagli ma, in un certo senso, le hanno intuite tutte quante nelle grandi linee. Perciò, accettandole, divengono complici di uno stupro collettivo di un paese sovrano. Questa consapevolezza inconscia, chiamiamola così, mi preoccupa. Perché può distruggere un paese. Chi accetta che si commetta uno stupro si imbestialisce anche lui. Ecco perché dico che la politica del governo Berlusconi corrode la fibra morale del paese: questo governo autorizza la frode in affari, libera i mafiosi, condona gli evasori, ecc. e in politica estera incoraggia la gente a volere (o ad accettare, inconsciamente) un ritorno alla colonizzazione rapace ottocentesca.
Sia ben chiaro: ho detto che a scendere a compromessi sulla politica irachena, sono stati i leaders conservatori della Sinistra, non tutta la Sinistra. Vorrei infatti precisare che ci sono dei leaders della Sinistra davvero di sinistra (i Comunisti italiani, i rifondaroli, i verdi) che sono contrari alla soluzione ipocrita escogitata dalla destra e dai leaders conservatori della Sinistra.
Perciò, per rispondere ora alla vostra domanda, se la Sinistra fosse stato al potere anziché Berlusconi, sì, probabilmente, sotto la spinta dei Comunisti italiani (Diliberto), dei rifondisti (Bertinotti), i verdi (Pecoraro Scanno), il governo di Sinistra avrebbe saputo escogitare una soluzione ancora meno militare di quello escogitato dall'attuale governo. Probabilmente il governo di Sinistra avrebbe saputo inventare una soluzione ancora più soft, tipo inviare a Nassyria delle ONG anziché delle truppe, sempre pagando le milizie locali per garantire l'ordine, ma ONG con il compito di "affiancare" le istituzioni locali in modo da poterle condizionare senza il ricorso alle armi. Sto solo speculando, naturalmente.
Quindi, per concludere, rispondo di sì, a mio parere la Sinistra avrebbe fatto le cose diversamente. Sarebbe stata meno brutale (sotto l'attuale governo, i soldati italiani hanno sparato ai civili iracheni uccidendoli, hanno fatto retate stile gestapo per arrestare civili innocenti e per consegnarli ad essere torturati). Ma riconosco che la conclusione finale sarebbe stata la stessa: ENI vuole Nassyria, la nostra economia è stata devastata da Berlusconi, dipendiamo dall'energia per la ripresa, non possiamo dunque andar via da Nassyria, quindi con le buone (la politica della sinistra) o con le cattive (la politica della destra) dobbiamo restarci. Da questa conclusione non schiodi, sennò ENI non ti manda al governo.
Quindi destra e sinistra si equivalgono? Non credo proprio. Se tu fossi un iracheno, non vorresti stranieri di nessun tipo tra i piedi ma non sarebbe mica uguali averli come "consiglieri ONG" che condizionano le scelte dei tuoi governanti, rispetto ad averli come soldati che ti sparano addosso e la notte arrestano e fanno torturare i tuoi familiari.
La nostra lotta deve essere quindi per una vittoria della sinistra. Perché le sue soluzioni saranno meno cruenti e perché, anche in una prospettiva di una nostra lotta per l'autodeterminazione del popolo iracheno (e nepalese, ecc.), avremo molte più margini di manovra con (poniamo) i rappresentanti civili che verranno inviati sul posto piuttosto che con i generali di un esercito armato fino ai denti, inviato sul posto. Giuliana Sgrena ne sa qualcosa.


Gli italiani pagano le milizie? Ci dice chi ne parla? Qualche link, qualche fonte?
Non ho fonti web ma ho raccolto voci insistenti negli ambienti vicini a Un Ponte per...
Inoltre alla presentazione del filmato su Falluja al Linux Club di Roma, Maurizio Torrealta ha raccontato di aver raccolto le stesse voci sul posto in Iraq.

Naturalmente non ci sono prove dirette, sarebbe per gli americani un tradimento quindi nessuno lo dice apertamente. Già gli americani non perdonano all'Italia di aver pagato i riscatti per le due Simone (oltre ad aver curato 4 guerriglieri in un ospedale italiano come parte dell'accordo -questo sta nelle interviste di Scelli sul web). Non perdonano nemmeno il riscatto pagato per Giuliana Sgrena -anche questi soldi, dicono i blog di destra in America, finiscono nell'acquisto di bombe usate poi contro le truppe americane.

Quindi diramare la notizia che l'Italia assolda la guerriglia a Nassiria sarebbe spargere una notizia bomba scandalosa che nessuno si permetterebbe di dire senza prove documentali. Assai difficili da ottenere, ovviamente.

Comunque non sto dicendo che i guerriglieri di Nassiria vengono pagati con il denaro. Ci sono diversi indizi, come la notizia della diffusione di armi leggere italiane di nuova fabbricazione tra la guerriglia, che fanno ipotizzare un accordo in base a merci anziché soldi.
Vedi l'articolo in merito su Corriere:
http://www.corriere.it/english/beretta.shtml


"La guerra è il terrorismo dei ricchi." Vuole spiegarci questa "sua" affermazione? Con che parola indica chi in Iraq compie attentati?
Ho già espresso il mio parere sull'escalation degli attentati in Iraq. La Resistenza irachena non c'entra, perché non pratica attentati contro civili innocenti. Gli sparuti gruppi di guerriglieri ultras che fanno scorribanda nel paese, quelli sì sono capaci di fare attentati contro civili -e riguardo a loro userei la parola criminale, perché la loro stessa religione definisce come crimine gesti del genere- ma questi gruppi non sono capaci di attentati su vasta scala come vediamo attualmente, né prenderebbero di mira la maggior parte dei bersagli. Pertanto concludo che c'è dietro questi attentati un'altra mano, cristiana non islamica. Si tratta di un tipo di cristianesimo che noi in occidente abbiamo ripudiato da tempo, quello dell'Inquisizione, che fu una vera campagna terroristica da parte di un settore militante (e aberrante) della chiesa nel '500 (e non solo) e che purtroppo sopravvive oggi nell'atteggiamento punitivo e moralista della destra "cristiano fondamentalista" americano.
In quanto alla parola d'ordine "La guerra è il terrorismo dei ricchi", ho escogitato questo slogan per dire BASTA con l'ipocrisia di chi vede "il" terrorismo al singolare. Ce ne stanno due: il nostro e il loro. Bisogna dire no, dunque, ai DUE terrorismi. La destra, nel dire "no al terrorismo (loro)", sta dicendo nel contempo "sì" al terrorismo nostro. Quindi è la destra, non la sinistra, che difende il terrorismo, almeno quello nostro, quello dei ricchi.

Il nostro, del resto, è stato il primo ed il più devastante. Forse non tutti lo sanno, ma ben prima della vendetta di quella tristemente famosa banda di sauditi che ha fatto crollare le Torre Gemelle a New York, le truppe americane stavano già occupando l'Arabia Saudita da oltre 10 anni, torturando la gente come ora fanno in Iraq, anzi peggio -quindi quell'attacco non è caduto a ciel sereno, è stato la risposta (criminale) al terrorismo nostro (criminale). Solo che i giornali non hanno parlato del nostro terrorismo e quindi alla gente è sembrato che sia stato quel gruppetto di sauditi a fare la prima aggressione, attaccando le Torre gemelle.
Del resto, i sauditi (con Bin Laden, saudita, a capo) avevano già fatto altri attentati per cacciare l'esercito americano dal loro paese: hanno messo bombe nel ritrovo per gli ufficiali americani in Arabia Sauditi, nelle ambasciate americane in Africa, ecc. Siccome questi attacchi non sono servite per convincere Washington di ritirare le sue truppe dall'Arabia Saudita, Bin Laden è passato all'attacco sul suolo americano. Ma oltre ad essere criminale, questa sua ultima mossa è stata fatale: le Torri Gemelle hanno dato il pretesto che Washington cercava da tempo non solo per restare in Arabia Saudita, ma per occupare altri paesi ancora. (Tra parentesi, si vocifera, appunto, che Bush sapeva dell'attacco alle Torri Gemelle e ha lasciato fare, proprio per avere un pretesto per poter invadere Afghanistan, ecc. Si dice anche che F.D. Roosevelt ha lasciato che Pearl Harbor venga attaccato nel 1941 per avere il pretesto di dichiarare la guerra contro Hitler, alleato dei giapponesi.
E che Teddy Roosevelt nel 1898 ha lasciato che una pacco bomba cubana, messo a bordo la notte, mandasse a picco una nave americana ancorata a Havana, per avere il pretesto di invadere Cuba e prendere possesso dell'isola.)
Saranno veri questi sospetti? Saranno falsi? In ogni modo quello che è certo è che Bin Laden non solo non ha liberato l'Arabia Saudita, ma ha fornito il pretesto a Washington per occupare l'Afghanistan, l'Iraq e, se non ci opponiamo in maniera decisa, anche l'Iran...
Ecco perché dico che la guerra è il terrorismo dei ricchi. Ben prima dei primi attacchi "islamici", i militari USA hanno piazzato bombe terroristiche nei mercati di un certo paese islamico, per terrorizzare la gente e convincere il governo a cambiare rotta: i militari USA hanno addestrato e lanciato squadroni della morte per terrorizzare la popolazione di notte in un'altro paese islamico; gli agenti americani hanno mandato pacchi bomba contro avversari politici in un altro paese islamico ancora...
E con l'invasione dell'Afghanistan e dell'Iraq i militari USA hanno praticato il terrorismo in grande: interi villaggi fatti fuori, non solo i mercati, da bombe intelligenti lanciati da generali imbecilli.
Questo terrorismo NOSTRO ha generato poi, come risposta, il terrorismo LORO, quello povero, quello con le bombe che ti devi portare addosso perché non hai gli aerei o i missili, quello contro il circolo ufficiali in Arabia Saudita, contro le ambasciate in Africa, contro le Torri gemelle, contro l'albergo a Sharm el Sheik, ecc.
Il terrorismo dei ricchi ha generato il terrorismo dei poveri.
Per fermare il secondo bisogna fermare il primo.
scritto da Andrea&Serena
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lunedì, maggio 01, 2006,18:28
Speranze
Su www.blog.com.np sono stati pubblicati dei post molto interessanti sugli ultimi passi che sta facendo il Nepal nella sua riconquista della democrazia. Quello che più mi è sembrato significativo è questa foto di uno striscione esposto durante le commemorazioni al Ratnapark per la vittoria del movimento popolare:
DO NOT REPEAT THE PAST
Credo che sia un sentire comune tra la gente nepalese.
Ho parlato a lungo in questi giorni con la mia metà nepali e ciò che emerso dai nostri discorsi, a parte il suo disagio a parlare di politica, è che la vede un po' dura su un'accordo tra i partiti, sono sempre stati divisi da mille invidie e dall'avidità di potere...neanche loro, a suo tempo, hanno fatto molto per il popolo. Chissà se adesso cambierà qualcosa...ha grandi speranze!
Quando gli ho confessato di provare un certo odio per Gyanendra, lui mi ha detto che non posso capire...che per quanto sia ingiusto, despota e vile, è pur sempre una sorta di divinità...gli indù in fondo venerano tale DEA KHALI che è sanguinaria e cattiva...quindi non credo che li scovolga il fatto di avere un re malvagio. D'altro canto mi dice: ma perchè Gyane non se ne va? Staremo tutti meglio se sparisse dalla scena politica e restasse solo un simbolo retaggio di un glorioso passato(?)....I maoisti...beh...non gli sono molto simpatici, ma cerca di non dirlo troppo a voce alta...il re serve ai maoisti e i maoisti servono al re. Gyane non ha mai fatto molto per contrastarli..., ne Prachanda ha mai fatto molto per detronizzare il re...
La cosa che mi ha sempre stupita del mio fidanza e di altri Nepali con cui ho chiacchierato è il
loro eterno ottimismo, anche nei momenti più bui e densi di limitazioni, lui è sempre stato positivo, fiducioso nel futuro e nel fatto che alla fine, sarà il messaggio di pace a trionfare, comunque vadano le cose. Ho sentito forte la convinzione dell'importanza dell'uso della forza pacifica e della non violenza. Il suo ultimo commento è stato: "questo parlamento che faremo risolverà tutti problemi che abbiamo e il Nepal ritornerà un paese di pace."
E allora io dico...speriamo bene...
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