venerdì, giugno 30, 2006,09:30
CRISI DEL DARFUR: A RISCHIO ANCHE IL CHAD
Fonte: Misna, Reuters
Questo post lo trovi anche qui.

Jean-Marie Guéhenno, a capo delle operazioni per il mantenimento della pace dell'ONU, ha espresso l'intenzione di voler dispiegare almeno 17.000 caschi blu nel Darfur entro il gennaio 2007. La notizia è stata data in seguito alla dichiarazione da parte dell'Unione Africana di un probabile ritiro della sua forza di pace dalla regione per assenza di fondi. Il dispiegamento delle forze ONU non potrà avvenire però senza il consenso del governo di Karthoum, che per ora ha mostrato di voler accettare solo un prolungamento della missione dell'Unione Africana.

Amnesty International ha inoltre denunciato che il conflitto nel Darfur rischia di estendersi nella parte orientale del Chad, se le Nazioni Unite non dispiegheranno al più presto dei peacekeepers lungo il confine, da entrambi i lati. Centinaia di civili nel Chad hanno infatti già subito le violenze delle milizie arabe Janjaweed, e Amnesty teme che, se i caschi blu vengano inviati solo nel Darfur, le milizie si spostino nel Paese confinante, aggravando la crisi umanitaria della regione.
scritto da Andrea&Serena
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mercoledì, giugno 28, 2006,01:26
Squaregallery.

Fotografare: un modo di raccontare il mondo. Senza parole: uno scatto, luci, colori.
Squaregallery: una galleria di immagini per raccontare il mondo, con scatti privati, con scatti rintracciati qua e la per la rete, anche con scatti d'autore. Pochi passi, eccoli:

questa è l'home page, ma per tutti la porta d'ingresso dovrebbe essere questa, un puzzle del mondo.

ISTRUZIONI
a- cliccare qui
b- Nome utente: squaregallery
c- Password: gallery
d- cliccare su "sfoglia" e scegliere la foto da pubblicare. Dare un titolo all'immagine, possibilmente in grado di descriverne il contenuto. Nella sezione image description inserire la propria firma, un link, o un e-mail.

Per qualsiasi informazione: serenapolidoro@gmail.com
scritto da Andrea&Serena
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martedì, giugno 27, 2006,12:38
Italian Blogs for Darfur
Siamo molto vicini a Italian Blogs for Darfur. E speriamo da oggi di seguire quotidanamente l'iniziativa, ennesimo sintomo di quanto grande sia il disinteresse dei media verso una realtà che dovrebbe tenerci costantemente con il fiato sospeso....

The new report of Doctors Without Borders -Italy and Osservatorio di Pavia is a qualitative and quantitative analysis of the space that the main editions (lunch/evening) of the national news of RAI, Mediaset and La7 has dedicated to the humanitarian emergencies in the course of 2005. An hour only for the crisis in Darfur.
_
Nel gennaio 2006 Medici senza Frontiere ha presentato il secondo rapporto dell'Osservatorio Crisi Dimenticate: un'iniziativa in collaborazione con l'Osservatorio di Pavia, che ha effettuato un'analisi qualitativa e quantitativa dello spazio che le principali edizioni (pranzo / sera) dei TG nazionali di RAI, Mediaset e La7 hanno dedicato alle emergenze umanitarie nel corso del 2005.
Dal loro sito si può leggere:

"Entrando poi nel dettaglio delle dieci crisi umanitarie più ignorate, anche nei nostri TG queste hanno trovato poco spazio:

  • 1 ora e 37 minuti al fenomeno AIDS in generale (di cui 1 solo minuto dedicato alla lotta all'AIDS in Africa);
  • 1 ora e 24 minuti dedicati alla Somalia (di cui 2 soli minuti sono stati dedicati agli scontri e alle tensioni che affliggono la popolazione civile);
  • 48 minuti dedicati alla crisi in Cecenia;
  • 28 minuti alla situazione in Colombia;
  • 21 minuti ad Haiti, ma solamente al sequestro lampo di una donna di origine italiana;
  • 8 minuti alla guerra in Congo;
  • 7 minuti alla situazione in Sud Sudan;
  • 4 minuti alla guerra in Uganda;
  • 0 minuti ai conflitti interreligiosi in India nord-orientale;
  • 0 minuti alla situazione in Costa d'Avorio.


Pochissimo spazio è stato inoltre dedicato ad altre gravi crisi umanitarie:
poco più di un'ora alla tragedia del Darfur, dove due milioni di sfollati continuano a vivere in una condizione di estrema precarietà, sottoposte a violenze e tensioni permanenti.
sei minuti all'epidemia di malaria, che ogni anno provoca oltre un milione di morti;
due minuti alla situazione in Angola e a quella in Zimbabwe. "

scritto da Andrea&Serena
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,11:33
UIL, Prodi, e un modo diverso per vedere le cose. Capirà il centro-sinistra?
Riporto questo interessante post. La fonte è questa.

La Uil è un sindacato che mostra, molto spesso, autonomia di giudizio e di azione rispetto alla propria parte politica naturale. Il centrosinistra.

Non ha sudditanza psicologica, al contrario della Cgil.

E non ha mai agito con finalità antiberlusconiana.

Lo dimostra anche adesso.

Le parole del suo leader, Angeletti sono chiare:

Non saremo ancella del governo”.

Ma non basta, perché Angeletti non crede alle parole del ministro Padoa Schioppa sui conti pubblici:

Non siamo al ‘92, è cambiato lo scenario, sono mutati gli obiettivi. Noi siamo convinti che tenere i conti in ordine non è solo una necessità ma un dovere. Noi siamo contrari alla politica dei due tempi. Non si esce dalla crisi prima risanando e poi puntando allo sviluppo. Siamo d’accordo che il debito pubblico sia il vero fardello per il paese ma bisogna abbandonare l’illusione che questo problema si possa risolvere tagliando la spesa pubblica: la politica per lo sviluppo è l’unica strada da seguire”.

L’affondo più forte, però, il leader della Uil lo riserva a quanti si dimostrano intenzionati a cancellare la legge Biagi, poiché sostiene Angeletti le:

leggi sul mercato del lavoro devono semplicemente essere migliorate e completate”.

E non già abolite!

Sembra di sentir parlare un uomo del centrodestra.

Invece è solo un sindacalista “illuminato”, e che ha a cuore le sorti dei disoccupati.

Diversamente da quanti propongono l’abolizione della legge Biagi!

scritto da Andrea&Serena
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,09:48
L'Islam e le donne.
I progressisti la lodano, ma i tradizionalisti? Lei preme per l'ingresso delle donne in politica e in Parlamento.
"Le resistenze ci sono, è vero, però hanno radici culturali, non c'entra l'Islam, che invece predica il rispetto e la parità dei diritti. Senza il contributo delle donne, la nave araba naviga con le vele a mezz'albero. Nel Corano il Profeta garantisce l'uguaglianza. Khadja, la sua prima moglie, era una astuta donna d'affari, la sua confidente e consigliera. Si tratta di cambiare la società dall'interno. I tempi sono maturi, il progresso nel mondo arabo c'è e si vede".

"La nostra storia non è nata solo pochi anni fa. La storia che ha fatto grande l'Islam ha una ricca eredità di cultura, di scienza; reca un messaggio di convivenza, di pace, giustizia, progresso, rispetto dei diritti umani. E nessuno può ignorarlo. Ora una esigua minoranza di fanatici vuole prendere l'Islam in ostaggio, trascurando le convinzioni di oltre un miliardo di musulmani. Noi non possiamo permettere che ciò accada: non ci rappresenta e dobbiamo dichiararlo con voce forte e sonora".

Lei sta dicendo che il mondo islamico questa opera è pronta a farla?
"Noi ci battiamo per riaffermare l'essenza della fede. Per questo nel Messaggio di Amman sua maestà ha chiamato a raccolta le otto scuole di pensiero dell'intera comunità musulmana, concordi che si debba rifocalizzare la dottrina dell'Islam, porre fine alle fatwa, gli editti religiosi, emesse senza autorità, e condannare l'uccisione di civili innocenti. Questo è il contrario di quel che gli estremisti vogliono mostrare al mondo. Però anche in Occidente a volte c'è un grado d'inconsapevolezza".

"Quando tramonta la speranza, quando la sofferenza si approfondisce, e i mariti non possono mantenere la famiglia, i padri guardano i figli senza riuscire a sfamarli, le donne incinte sono costrette a percorrere chilometri a piedi per partorire in ospedale, alla fine sarà il mondo intero a pagarne il prezzo. Non si può voltare lo sguardo di fronte al dolore e all'ingiustizia, sfilarsi dall'impegno. Senza dimenticare sull'altro versante il timore degli israeliani per i propri figli, per gli attentati suicidi. Su questo terreno germina la rabbia e tracima le frontiere: alimenta l'estremismo, diffonde veleni attraverso la regione. Come vede, ogni prospettiva di pace in Medio Oriente passa attraverso la soluzione di questo problema centrale.
(La Repubblica)
scritto da Andrea&Serena
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,00:08
Referendum: vince il no. E ora?
"Gli italiani fanno schifo e l'Italia fa schifo. Perchè non vuole essere moderna e hanno vinto quelli che vogliono vivere alle spalle degli altri". (Speroni, lega nord)

Vabuò: c'era da votare no solo fare uno sgarbo alla lega...


Ma ciò che voglio qui riportare, come memoria, è questa frase di Prodi, in cui confido anche se poco mi fido: "Come maggioranza di governo, è ora nostro dovere aprire il dialogo con tutte le forze politiche per discutere insieme gli aggiornamenti da apportare alla Costituzione"
scritto da Andrea&Serena
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domenica, giugno 25, 2006,12:37
Referendum: NO!
Spinta dal post qui sotto, mi rassegno a scendere in campo e dire la mia sul referendum (per quanto non mi senta affatto preparata a dare spiegazioni in materia!).

Comincerei col far notare che mediaset è stata diffidata per gli spot che ha messo in circolazione sul referendum perchè davano informazioni incomplete mettendo in risalto slo alcuni aspetti del referendum costituzionale (la diminuzioni dei ministri).
Già da qui mi sorge qualche dubbio: se la modifica è così buona e giusta, perchè enfatizzare solo ciò che è scontato sia appoggiato dagli elettori?Perchè non spiegare anche tutto il resto?

Poi vorrei far notare chi sono i padri di questa riforma. Non per partito preso, ma siccome non sono proprio personcine con un passato trasparente, forse è meglio ricordarlo:











Dopodiché vorrei parlare degli altri punti che questo referendum cambia:
oltre alla riduzione dei ministri, su cui siamo tutti daccordo, viene introdotto il federalismo.Ma non li fereralismo fiscale su cui discutono tutti gli altri paesi europei (le tasse tegionali rimangono nella regione), bensì il federalismo legislativo! Molte meterie che ora sono di competenza statale con DELEGA alle regioni diverrebbero di competenza esclusivamente regionale.Allo stato resterebbe solo lo strumento per cancellare la legge a pieno, ma non per discuterla insieme alle regioni.E' evidente che in questo modo si inserisce un conflitto tra regioni e stato centrale tale da rendere ingovernabile il nostro già sfuggente paese.

Altro punto: i poteri del premier e del capo dello Stato. Già oggi i potri del capo dello stato sono praticamente solo rappresentativi e di garanzia,con la riforma questi poteri passerebbero al Premier che a queto punto si ritroverebbe con i poteri di un premier di una Repubblica Presidenziale (quale l'Italia NON è) senza che dall'altro lato siano stati costituiti nuovi potri in grado di controllare il suo operato.

Quindi: confusione nel legiferare tra stato e regioni, un premier con super poteri fuori da ogni controllo, dei padri della riforma che lasciano per lo meno qualche dubbio, degli spot fraudolenti per indurre il voto a propio favore...è questo ciò che volete direttamente (votando SI) o indirettamente (non votando affato) appoggare?!

Io personalmente sono daccordo con la riduzione dei ministri, e tendenzialmente daccordo con un federalismo fiscale...ma non mi va di "votare SI perchè tanto poi si può cambiare". Se votiamo SI e poi quello che fanno non ci sta bene, allora non avremo nessun diritto di lamentarci, ce la siamo voluta!
Come chi non è votato ad aprile non può lamentarsi dell'attuale governo!
Sinceramente, visto che questo è anchora il mio paese, non mi sento di lasciarlo nelle mani dei personaggi di cui sopra per poi mettermi in un angolo a almentarmi perchè le cose non vanno.
Il voto è l'unico modo per esprimere la sovranità del popolo? Bene! Allora usiamolo!

VOTA E FAI VOTARE NO.
,11:48
Alla fine.
A questo punto la mia idea di rimanermene a casa è ben radicata. Perchè quello che voglio affermare è il mio dissenso a questo referendum.

Sono convinto che lo stato migliore, dal punto di vista della governabilità, sia quello formato da una sola persona: bisogna puntare a diminuire il raggio d'azione di uno stato. Il mio modello di democrazia è un'agora moderna, in cui tutti trovino spazio per il dialogo. Ma, come è chiaro a tutti, sessanta milioni in una piazza solleverebbero un certo disordine, produrrebbero poco. A dirla tutta, farebbero anche fatica ad entrarci in una piazza sola...
Quindi l'obiettivo è sempre stato quello di aumentare la governabilità. Il federalismo, a mio avviso, rientra in questo solco. E' cosa buona giusta, se permettete.

Però è roba da giuristi ed economisti. Per quanta buona volontà possa avere una persona, è difficile che riesca a far quadrare tutto, a prevedere il destino dei cittadini tutti, a farsi due conti non essendo laureato in economia. Sappiamo che sulla contabilità nazionale, sull'andamento dell'economia non sono d'accordo neanche gli esperti. Figurarsi se riesce da solo un cittadino a prendersi una tale responsabilità.
Quello che voglio dire: il federalismo non è roba da esperti. No. Questo sarebbe dovuto essere il referendum: favorevoli al federalismo? Perfetto. Qui il popolo poteva riflettere, documentarsi e votare. Premettendo poche differenze, potremmo paragonarlo a: Monarchia o Repubblica?

Entrare nel merito di una legge tanto complessa, invece, non è roba da comune cittadino. Paghiamo mille parlamentari mille euro al giorno perchè:
a- deleghiamo loro decisioni che, per il numero eccessivo di cittadini, noi non possiamo prendere;
b- sono (o molto più propriamente: dovrebbero essere) esperti.

Io, molto obiettivamente, non mi prenderei mai la responsabilità di redigere un bilancio statale. Non ho competenze in materia. E, ragionando analogamente, non posso prendere decisioni sui dettagli che regolano la gestione di uno stato. Ci sono troppe cose che non conosco. Che effetti avrà sui conti la nuova legge, ad esempio?
Sarebbe bello poter ascoltare i politici, e poi decidere. Ma la realtà è una massa eterogenea di verità: ogni partito anzi, ogni politico ha la sua. Dobbiamo quindi basarci sulle nostre considerazioni che, in questi casi, valgono molto poco.

Se un medico venisse da voi e vi chiedesse: siete d'accordo sul recidere questa vena per poi far diminuire la pressione del sangue così da...bla bla bla....io molto gentilmente lo saluterei ed andrei da qualcuno capace di prendersi le sue responsabilità, anche discutendo con il personale medico che non la pensa proprio allo stesso modo.

Mirabile lo stato nel quale i cittadini decidono. E però....

Tento di riassumere secondo pochi passi logici i miei perchè:
- sono favorevole al federalismo;
- potrei votare si, ma non mi sento abbastanza preparato per contraddire tutti quei giuristi che contestano il metodo con il quale la legge è passata in parlamento e tutti quegli esperti che giudicano dubbi gli effetti economici di una simile riforma;
- non mi convince un referendum posto in questo modo (un solo quesito). Inoltre per la difficoltà dell'argomento trattato una commissione di esperti mi sarebbe sembrata un'idea migliore: serviva dialogo tra le forze politiche, ma la qualità dei nostri rappresentanti-dipendenti si è dimostrata una volta di più poco inferiore a quella del terzo portiere del Togo, attualmente impegnato a Germania 2006;
- potrei votare si e rischiare, scommettere, per affermare comunque la mia voglia di cambiare: perchè ora si va proprio male, difficile andare troppo peggio. Questo sì. E' l'unico punto sul quale tentenno...
- potrei votare no: ma a quel punto mi confonderei a quanti ritengono che nulla sia da cambiare. Cioè a tutti quanti non si indignano davanti a 22000 euro di stipendio per un deputato siciliano. Serve più responsabilità per le regioni;
- potrei votare no: ma una volta di più questa sinistra non è stata chiara, non mi ha assicurato riforme. Figuratevi: gira un disegno di legge della sinistra che ricalca il modello tedesco. Interessante. Se ne parlava ieri in una riga di un articolo de la repubblica. Poca chiarezza, vecchi conservatori a sinistra, soliti furbetti. Meglio starne lontano.

E quindi con tutti questi dubbi e continui ripensamenti starò a casa. Non certo di aver fatto bene.
Qualunque sia il risultato spero in un colpo di coda di quei pochi che veramente vogliono migliorare qualcosa, creando non un sistema ottimo in assoluto, ma adatto all'Italia e a questo momento storico. Una riforma vera, profonda e decisa da tutti.
scritto da Andrea&Serena
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giovedì, giugno 22, 2006,09:51
Siamo agli sgoccioli. Referendum...
scritto da Andrea&Serena
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mercoledì, giugno 21, 2006,12:38
Google, Cina, Censura. Il Ragno tesse la tela.

Qui un articolo. Qui il link. Sotto il post. La domanda è la solita: puo' il profitta sopraffare l'etica? Dalle menti illuminate dei ragazzi geniali di google non potevamo aspettarci qualcosa di più? Avranno pensato: "per i cinesi meglio un google censurato che nulla"? Dobbiamo boicottare google? Non se ne esce. Oppure se ne esce male, come ogni santo giorno. La consolazione io la trovo in....non so...forse partirà una rubrica musicale: consigli per l'ascolto. Si ho deciso.

Back in 2004, Google wrote, “For Internet users in China, Google remains the only major search engine that does not censor any web pages.” Using a dictionary of 10,000 English words I probed Google self-censorship two years later. In 2006, the following 9% of words return search results which Google agreed to censor in China*:

abreast, abundant, acceptable, accusation, accuse, accused, adjacent, admirable, admiration, admire, admit, admitted, adorable, adult, affected, agree, airline, aisle, alive, allah, allegation, alligator, allow, ally, almost, alphabetical, ambitious, amir, amongst, amour, analogue, ancestry, ancient, anticipate, appeal, appear, appearance, applaud, appoint, appointed, appointment, appreciate, appropriate, approve, arabic, arithmetic, armored, arms, army, arrest, arrogant, arsenal, ashes, assorted, astronaut, astronomer, asymmetric, athletics, attempt, attention, attentive, attic, attitude, attractive, authoritarian, authorization, autopsy, auxiliary, avail, available, await, awakening, awfully, awkward, babe, babel, backlog, bacteria, ban, bankrupt, bantam, barker, barred, barrier, batman, beaten, beating, became, bedroom, begin, behalf, belly, below, beneath, besides, bitter, blah, bleed, blew, blister, blown, boarding, boer, bolster, bonded, booze, bought, boulevard, boxing, breakout, breakup, breathtaking, breeding, brutal, brutality, built, business, bypass, caramel, case, catastrophe, cathedral, caught, cautious, celestial, celtic, century, ceremony, chamberlain, championship, chandler, chaos, charged, charisma, chesterfield, chinese, chow, circulate, city, clamp, clash, cleanliness, cliche, clientele, cloud, cockpit, collar, collector, colonialism, combinations, comeback, comedian, comer, commemoration, commonly, communism, complication, concentrate, condemn, condemnation, conductor, confessed, confident, confines, confirmed, congratulate, consider, consideration, constable, constructive, consume, contact, contemplate, contemporary, contend, contingent, contradict, controversial, conversational, convinced, cooker, corral, correspondent, corresponding, corrupt, costly, could, couple, courtroom, cracked, craze, credentials, credible, cricket, crowd, crowded, cultivation, cyclic, damn, dashed, deal, dealings, declaration, declared, decline, dedication, deepen, defeat, defensive, deficit, deliberation, delightful, democracy, democrat, democratic, denial, deny, departed, depend, deprived, depth, deputy, descended, despair, detachment, detective, detriment, devastating, dictatorship, difficulty, diffusion, dilute, dioxide, disappoint, disappointing, disappointment, disarmament, disastrous, disconnected, discrepancy, disposable, dolly, dome, dominate, donation, doubles, doubt, doubtful, drain, drastic, drawing, drove, during, dwarf, earliest, earthly, east, easy, economical, economy, educated, education, eighteen, eighteenth, eighth, elastic, elderly, election, electronic, eloquent, embrace, emission, enact, endanger, endorse, endowment, enhance, enjoy, enlargement, enquiry, entertain, entertainment, envoy, epoch, equate, equatorial, equilibrium, especial, essay, excellence, exclusively, exercises, existent, expectancy, expenditure, explanation, explode, extinct, facing, failing, failure, faint, faithfully, fallout, famed, famine, farce, fare, faulty, favourable, feedback, felix, felony, feminism, fewer, fictional, fiddle, fifteen, figured, figures, firsthand, fisherman, flashlight, fledged, fledgling, flee, flowing, flown, flux, foil, football, forehead, foreseeable, forever, formidable, fortunate, forum, found, fourteen, fourteenth, fragmentation, fraudulent, fray, from, front, fucking, further, futile, gangster, garner, gastric, generally, genocide, gentry, ghost, gilt, girlfriend, given, glance, glaze, glory, glowing, goggles, golf, grace, grandma, greatly, greet, grin, grounding, guinea, gull, gymnastics, hair, halt, halves, hamper, handout, happen, harm, harmonica, hatred, have, health, heartfelt, hearth, heated, heavenly, heir, help, heroic, herself, hesitation, highlight, himself, hinder, hollow, homage, honours, hopeful, horrific, hound, humorous, hundred, hunt, hurdle, hurry, ignore, illegal, illumination, illusion, illustrative, immature, imminent, impartial, impede, implication, impose, in, inadequate, incapable, incarnation, incest, included, incompetent, inconvenience, increasingly, increment, incur, indefinite, indicative, indirect, induction, ineffective, inevitable, influential, informative, inheritance, injunction, instability, insult, intact, intangible, interchangeable, interdependent, irresponsible, is, itself, jag, jersey, joke, joy, jumps, justification, keel, keep, keeper, keeping, keeps, kept, kilo, kindred, kirk, knot, laden, ladies, lain, lair, lament, lance, lancet, landed, lasting, late, lately, laughter, leakage, leave, leftist, legendary, legion, lethal, liable, liberalism, liberation, liberty, like, lily, liner, literature, looks, lousy, low, lp, luck, lunar, luxurious, magazine, maid, male, mandarin, maneuver, manners, many, margin, marked, marking, marry, marsh, mash, masthead, maternal, may, mediterranean, melodic, melt, melting, memoir, memorable, merely, methane, midst, migrant, migratory, militant, militia, mimic, miserable, misguided, mistaken, misunderstanding, misunderstood, mobilization, modify, morally, mores, morning, movement, muster, narrow, narrowly, naughty, necessarily, need, nevertheless, news, newspaper, northern, not, notice, novel, obviously, off, offer, onto, opening, ordeal, originality, originally, other, our, out, over, overdue, overlap, own, painting, pane, paragraph, peck, people, perform, perhaps, picked, pleased, poetry, point, political, politics, porn, powerful, prefer, prepared, prevailing, pristine, profile, profound, progression, prohibit, prohibition, prolonged, promising, prone, pronounce, pronounced, pronunciation, property, prophets, prose, prosecute, prosecution, prosperous, protest, province, prowess, pub, pun, purification, pursue, pursuit, quad, qualitative, question, quits, rambling, ranks, rather, realisation, reasonable, reasonably, rebuilt, recess, refreshments, refusal, regency, regiment, regret, rehearsal, reject, rejoice, relieved, rely, remover, renewable, reopen, repay, replica, reportedly, repression, reproduce, resemblance, resemble, resign, resignation, resigned, resilience, resonant, respectable, respective, respects, retain, retard, return, reveal, revocation, revolutionary, rewritten, rhythmic, rick, rightly, rights, ring, rivalry, robbery, role, rosemary, roughly, routine, rubbing, ruins, runs, rupture, ruthless, satan, satisfying, sausage, save, say, scare, scared, scarf, schedule, scraps, screenplay, secluded, segment, segregation, sent, sentence, sentimental, separate, serious, sessions, setback, seventeen, seventeenth, seventy, sexy, shah, shaken, shire, shocking, shortage, shortfall, shorthand, shorts, shown, shrimp, si, sibling, sideways, sighted, sing, situation, sixteen, sixteenth, skinny, slain, slim, sloppy, sluggish, sly, smashed, snoop, sob, soften, solely, solemn, solitude, sonic, sonny, sophistication, soul, sour, sovereignty, spawn, sperm, spinach, spirits, splits, sport, spotted, squeeze, stall, stance, standby, stars, start, stationery, steep, stimulate, stoke, stool, stopping, straightforward, strait, streamlined, strengthen, struck, stumble, subsidiary, substitute, suburb, suck, suffer, suitable, suitcase, sunset, super, suppose, supposedly, surge, surprise, surrender, sway, symmetrical, takeover, talented, technology, tedious, teenage, teenager, teens, tenure, terms, terrain, terror, tertiary, theoretically, therefore, thirteen, this, thorough, thread, threat, threaten, threw, thrill, thrown, thursday, ticker, tidy, tighten, timeless, timely, ting, titled, toaster, told, tolerate, toll, tongue, tooth, tory, town, tragic, transient, travelled, treat, tripod, triumphant, troop, troops, tub, tuition, tunnel, turbulent, turf, turkey, uhf, unaffected, under, underestimate, undermine, underneath, undue, uneasy, uneven, unfit, unforgettable, unmask, unnatural, unnecessary, unofficial, unpleasant, unravel, unrest, unveil, upbeat, upheld, uphold, upright, upset, upwards, utterly, vacant, vague, vastly, veil, vein, veto, violate, vip, waist, waits, wandering, want, wanting, wary, watchdog, watt, wearing, weekly, weigh, wen, what, whereabouts, whereby, whose, widespread, wife, willow, win, withdraw, withdrawn, withheld, wonderful, woodland, woody, wording, wore, world, worried, worthless, worthy, wrapping, wrote, yahoo, years, yorker, your, zebra.

*For this test, I checked 10,000 words from an English dictionary in Google.cn web search, with Chinese language settings. (The word list consisted of the 10,000 most common words of a dictionary of over 27,000 words.) 901 – 9% – of the words checked returned censored results, with 1 or more sites missing from the top 10 results. I’m defining a result as “censored” whenever Google shows their own censorship disclaimer (“According to local laws and policies some search results are not showing” – it’s in italics below the last result, as seen on a search for e.g. “abreast” at this time). Google’s disclaimer may be inaccurate – this was the case for many censored results in Germany for years, i.e., the disclaimer was missing – but for simplicity’s sake we’ll believe them.

The resulting list of words is neither a complete list of censored search queries search queries resulting in censorship – which is pretty much endless, as words can be combined, and written in different languages – nor is the list in any relation to how common or uncommon a search is, in particular as it’s not a Chinese word list, and in particular as people don’t just enter single-word queries. (But even when we’d have Google’s statistics of the most common searches on Google.cn/ Google.com from China, that list wouldn’t be too meaningful – it won’t list the kind of queries people are too afraid to enter, or don’t enter because they assume censored results anyway, which as we can imagine would be a word list with a higher overlap with censored results.)
Also see a previous test with multi-word queries in the neighborhood of politics. Multi-word queries result in censored results often as well. For example, neither “bird” nor “flu” hit on any censorship individually, but combine them to “bird flu” and sites will be missing in the Google top 10.

Also note that Google censors sites, not words; if the list would be expanded to show not the top 10 but e.g. the top 100 sites for a particular search, the list of self-censored results would be even longer.

This post is available as audio file [MP3].

Edit: I saw this post being slightly misunderstood in several places so I’m changing the title to clarify the distinction between a word being censored, and the search result for a word being censored. I am changing the title from “Google Censorship Word List” to the more descriptive “Words Returning Censored Google Results”. (In the original post, I made this distinction clear in the introductory paragraph, the footnote and the comments, but I think it wasn’t too clear in the original title.)

,00:06
Ho sempre pensato che viaggiare è per la testa
Il titolo ed il post che segue sono presi pari pari da qui.

Fai musica. Dieci anni e oltre che fai musica. Cambi stile, voci e ritmi, ma fai musica. Nei periodi sì ne fai della buona, in quelli no di meno buona, il resto del tempo non ti fai vedere troppo in giro e ti dedichi alle tue cose. L'insieme non è male, comunque. Forse ne vai fiero, forse non del tutto. Lo metti in giro e aspetti di vedere l'effetto che fa. Sembra che per i Fumisterie le cose vadano in modo simile. Tanto impegno e tanta fatica, qualcosa che quasi gli leggi in faccia quando li incontri, quando li vedi suonare, musica che ti piace anche se non è del tuo genere, e alla fine del percorso, dopo concerti, autoproduzioni, autopromozioni, forza e umiltà, sono di nuovo al punto di partenza. Di nuovo: anche se non è il tuo genere, un po' ti dispiace.
Dopo gli alti e bassi di Scandalo negli abissi, loro primo disco, uscito nel 2003, i Fumisterie ci hanno riprovato con Kreuze und Krokodile. Ascoltandone qualcosa dal vivo ero ancora scettico, ché nonostante gli spunti teatrali e puramente evocativi fossero molto più diluiti che in Scandalo negli abissi, rimaneva una mia certa resistenza verso il pop convenzionale. Poi, com'era difficile anche per me prevedere, ho ascoltato e riascoltato il disco per intero e mi sono piacevolmente perso nella poesia e nelle sorprese di questi tredici brani, in quest'ora di melodie cantabili e testi surreali. Un disco mai banale, come si dice, ma in cui la mai-banalità è costante e tangibile - come in In coda alla..., che se un istante riporta alla mente i Giardini di Mirò in quello successivo catapulta in un umido e familiare pomeriggio settembrino all'Esquilino. Mai banale come la versione di Bartali di Paolo Conte, suonata e cantata in compagnia di Damiano Torre, affogata in un disco che è interamente suonato in compagnia di qualcun altro, dalle Motorama a Fabio Recchia, una celebrazione di quanto di bello c'è in giro nella capitale. C'è una pagina intera di ringraziamenti in ordine sparso, nel libretto, libretto che è in sé un capolavoro grafico a firma di Ottavio Cialone. I Fumisterie fanno gli Smiths in Warning, legano senza interruzioni apparenti l'idillio sperimentale di Amazzoni e il riff di Cattiveria, rivelano una verve rock appassionata e viscerale in Officine.
Dieci anni che fanno musica, forse la metà come Fumisterie, e ora un album così. Quasi mi chiedo dove siano in questo momento tutti i giornalisti musicali, i blog, i musicofili con o senza spillette. Quelli pronti a gridare al miracolo quando si tratta dei colori degli Amari o del cantautorato dei Non Voglio Che Clara, quelli che giù pagine e pagine appena si ha tra le mani del pop-rock italiano di buona fattura. Mi chiedo perché i dischi italiani come Kreuze und Krokodile siano così pochi e perché così tanti gli scribacchini e i trendsetter tanto spocchiosi da non degnare i Fumisterie di neppure la più bassa delle stroncature, se proprio stroncatura deve essere.
Martedì 20 i Fumisterie sono segnalati tra gli ospiti di MArte Live all'Alpheus insieme a Yuppie Flu e Thrangh.

Fumisterie - Amazzoni (3.29)
Fumisterie - Cattiveria (4.55)
scritto da Andrea&Serena
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martedì, giugno 20, 2006,09:39
PORTA A PORTA
Non ho dubbi sull'ironia della telefonata.
Il 4 maggio 2005 Sottile parla con il giornalista Bruno Vespa.

V: "Pronto?"
S: "Bruno? Salvatore"
V: "ehi"
S:"senti, come è strutturata la trasmissione?"
V: "e niente, dipende da voi"
S: "no, aspetta (...)"
V: "gliela strutturiamo, gliela confezioniamo addosso"
S: "che fai, fai una... una ricostruzione sui documenti che ci sono?"
V: "facciamo, sì"
S: "oppure fate (...)"
V: "no no, allora lo, ti facciamo, il Berlusconi in Parlamento
S: "Berlusconi in Parlamento"
V: "perfetto eh allora"
S: "Sì"
V: "come contraddittore?"
S: "eh, ... non so, tu chi c'hai Fassino chi c'hai?"
V: "non lo so, no, uno che, che proponevamo noi se lui non hai niente in contrario sarebbe Rutelli"
S: "uhm"
V: "non gli va? (...)"
S: "non lo so, no.. . non lo so, aspetta un attimo"
V: "sento però dei cenni di assenso, da parte del tuo principale"
S: no, non senti nessun segno di assenso (....)
V: (ride)
S: siccome sa che tu sei un pessimo giornalista
V: e che, infatti. Allora chi... allora, che facciamo, proviamo con Rutelli?
S: Gianfranco. che dici Rutelli?
V: proviamo
S: proviamo a Fassino?
V: è che Fassino è venuto molto spesso, capisci? E' venuto sempre lui
S: (...) uno vale l'altro mi ha detto.
scritto da Andrea&Serena
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lunedì, giugno 19, 2006,09:27
Refendum: si e no per i blog.
Qui un link per il si. Qui un link per il no.
Ricordo questo link in cui si comparano le due posizioni.
Al momento la mia posizione, date le conoscenze ancora un po' rozze sul tema, è: la legge non sarà perfetta, ma è un passo importante verso una democrazia un po' più moderna. Oltretutto esssendoci al governo la sinistra, la legge, vincendo il sì, sarebbe probabilmente modificata a seguito di un dibattito con l'opposizione. Non posso, però, votare poggiando sul dubbio. E mi sembrerebbe meglio rimanere a casa: impossibile accettare una riforma costituzionale realizzatata a colpi di maggioranza.
Per chiudere un articolo per il no di Eugenio Scalfari (ancora non l'ho letto, speriamo sia roba buona...).
scritto da Andrea&Serena
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venerdì, giugno 16, 2006,20:15
Referendum: tentiamo di arrivare alle urne con le idee chiare.

25 e 26 Giugno: il referendum è alle porte. Il quesito è semplice:

"Approvate il testo della legge costituzionale concernente 'Modifiche alla Parte II della Costituzione' approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 269 del 18 novembre 2005?"

Il testo è questo. E' un passo cruciale per il futuro di questo paese: qualsiasi sia il vostro parere. Continua a rimanermi in testa l'idea di rimanere a casa: troppe prese in giro, troppe. Forze politiche che non si parlano, non discutono, una legge tanto importante costruita a colpi di maggioranza. Esattamente come accade per il titolo V: in quel caso fu il centro-sinitra ad agire vergognosamente senza interagire con l'opposizione.
Qui si parla di costituzione. Come giustamente afferma Pezzota, la costituzione non è una legge congiunturale, non puo' essere piegata di volta in volta dal governo di turno. E, soprattutto, va modificato con leggi di revisione costituzionale. In poche parola non puo' essere riformata, ma solo revisionata. Una differenza decisiva, capace di garantire nei secoli paletti solidi e decisi da tutti.
Detto questo è bene informarsi. Per tutti: evitiamo di essere ciechi. Riporto, qui, un documento interessante: a sinistra cio' che afferma la legge, a destra, invece, il parere del Professor Elia, del comitato per il no. Infine questo è un riassunto della riforma.

P.S. queste sono parole importanti. Io le segno, a futura memoria. E poi potrebbero convincermi ad uscire di casa per il voto.
"Ci dichiariamo dispostissimi, dopo l'approvazione di questa modifica costituzionale, a sederci intorno ad un tavolo e a discutere eventuali correzioni perche' tutte le disposizioni previste dalla riforma costituzionale andranno in vigore tra cinque anni, quindi avremo ancora cinque anni di tempo per poterle migliorare".

scritto da Andrea&Serena
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martedì, giugno 13, 2006,12:32
Referendum.
Iniziamo a pensare al referendum.
Senza pregiudizi e cieche prese di posizione. C'è la possibilità di cambiare qualcosa veramente. Pensiamoci seriamente.
Sviluppi nei prossimi giorni.
scritto da Andrea&Serena
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lunedì, giugno 12, 2006,10:42
L'italica democrazia giovane e morente.

Non certo la sinistra ha avvelenato la giovane e mai fiorita democrazia italiana. Quel che ne rimaneva da precedenti e devastanti interventi era già stato maltrattato non da un presidente del consiglio mafioso, ma da un presidente del consiglio che con i mafiosi ci andava a cena, con i massoni ci faceva colazione e alle domande legittime di chi cercava non una verità scontata, ma una verità se possibile diversa da quella che i fatti lasciavano e lasciano pensare, rispose col silenzio colpevole di chi forse -forse- qualcosa da nascondere ce l'ha. Questa è la nostra democrazia: fatta di uomini (Fini, Casini e compagnia bella) che pur di andare al governo hanno sputato sulla trasparenza e la limpidezza che dovrebbe distinguere qualsiasi persona impegnata nella gestione della cosa pubblica.

In questo deprimente scenario si installa questo post di Save The Rabbit, che quasi completamente condivido, ed interamente riporto.

"SaVeTheRaBbit.nEt apre una breve parentesi, lunga quanto un post, per porre sotto la luce dei riflettori la nube nera che avvolge il voto italiano all’estero. Non so quanti cittadini italiani come me si sentano truffati, quanti siano indignati, quanti abbiano l’impressione di essere finiti per errore dentro un vecchio film horror sui vampiri. Non è argomento prettamente politico, non è materia per la “fantasia” degli elettori della CDL, no. E’ una questione di principio. La nostra, in fondo, è una democrazia molto giovane. Ed è ancora maledettamente immatura. Non si potrebbe spiegare in altro modo perchè il voto -”sacro”- dei cittadini venga manipolato come tanti assi vincenti nelle maniche dei truffatori.

Il voto italiano all’estero è stato palesemente falsato: lo dicono ora anche gli esponenti di sinistra dell’America Latina (Il sindacalista Cgil: «Mi offrirono 10mila schede in bianco»). Lo affermano perchè i candidati da loro sostenuti in America Latina, sono stati lasciati a casa, mentre la vittoria sarebbe stata regalata a candidati di sinistra di area più centrista. Per fare questo, hanno manipolato i voti, hanno ribaltato i risultati, hanno proclamato vincenti i perdenti. Una polemica tutta interna all’area politica di sinistra, panni sporchi che i politici italiani avrebbero voluto nascondere, ma che i sudamericani vogliono lavare. Ci sono registri, filmati, testimonianze.

«Vede, il metodo che hanno usato è stato quello dell’arroganza, del ricatto, anche su questa questione del ministero. Sembrava che se non si nominava Danieli [ La Margherita, ndr.]venisse giù il mondo. Noi abbiamo un altro modo di lavorare», dice Antonio Bruzzese, responsabile dell’INCA CGIL.

Il pensiero non può non correre ai risultati elettorali registrati in territorio nazionale. I pezzi grossi della sinistra italiana, se hanno voluto falsare i risultati degli italiani all’estero per far vincere un candidato di area più centrista (Edoardo Pollastri) rispetto a quell’altro (Mirella Giai), sostenuto dal sindacato, cosa mai potrebbero aver fatto per battere Berlusconi?

Del resto, c’è anche chi pensa che per un supremo fine, ogni mezzo sia buono. Lo credeva anche chi ha ucciso Marco Biagi."

scritto da Andrea&Serena
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domenica, giugno 11, 2006,20:31
E' sul come che mi interrogo.
Nella notturna e veloce correzione all'ultimo post, ho finito per cancellare il riferimento al come. Ma era inevitabile arrivarci.
E in quello che scrivi, Marco, ritorna l'argomento.
Come.
Quattro lettere che racchiudono in modo abbastanza anonimo tutto il destino del mondo. Nel come si esaurisce il senso di questa esistenza. Molto più che nel quando, nel dove, e persino del perchè.
Come puo' scattare una rivoluzione interiore? "Ciascuno per proprio conto. Intimamente, e con il solo scopo di crescere interiormente". Già a dirlo è chiara l'improbabilità di un mondo improvvisamente nuovo, in cui tutti i suoi abitanti si alzino in una mattina come le altre, come colti da follia, e vivere in modo nuovo. E' un'idea che si arena al confine più estremo della mia immaginazione. Ora capisco la tristezza del mio ottimismo: troppo più in là dell'assurdo non riesco a spingermi.
Come puo' il mondo essere malato di questo benevolo ed auspicato tumore capace di distruggere le cellule vecchie del nostro mondo? Non è il virus che manca: quello che è in qualche modo già presente, anche se tenuto accuratamente in quarantena. E' il metodo di contagio la debolezza del nostro desiderio.
Tali virus si trasmettono solo tramite l'esempio. Tramite l'esposizione costante alla novità. Adeguarsi ai mezzi: svegliare la rivoluzione latente che è in ognuno di noi con i mezzi di questo mondo che a volte ci è nemico. Mi vengono in mente parole molto poco oniriche, tremendamente immanenti: pubblicità, mass media. Un'idea poco romantica. Ma efficace?

Tutte parole in fin dei conti superflue perchè, come dice te deve una rivoluzione propria, ad uso personale, per un benessero tutto mio. Ma come fare in un mare inquinato a vivere senza
pensare al tremendo destino a cui siamo condannati?
scritto da Andrea&Serena
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sabato, giugno 10, 2006,23:55
La mediocrità di questa nostra epoca senza nome.
La mediocrità, caro Marco, è fin dentro le nostre ossa.
In quest'immensa circonferenza che è la storia, in questa sinusoide, a noi tocca il triste compito di vivere in un punto non alto.
Ci rimane però il diletto di scommettere sulla reale collocazione della nostra epoca su questa immaginaria curva: i più pessimisti potranno pensare che è certamente il punto più basso. Ma il passato ancor più orrendo che ci lasciamo alle spalle mi lascia la speranza che noi siamo lì, attorno allo zero, ma prossimi ad iniziare l'ascesa verso un nuovo picco.
Che poi il picco non porti mai solo aspetti positivi, questo è il destino ed il dramma dell'umanità.
Venendo al concreto, considero l'ultimo picco della sinusoide quello coincidente più o meno con la fine dell'8oo. Voglio dire: nulla di paradisiaco, questo sia chiaro. Ma la speranza ulteriore che ripongo nella nostra epoca ha fatto radici nelle conoscenze e nelle personalità che mai prima d'ora si erano affollate nelle menti dei più illuminati.

Sono convinto che la mediocrità sia parente stretta di questo nostro non essere nè carne nè pesce. Cos'è la nostra epoca? In cosa stiamo conducendo le nostre vite?
Gli intellettuali del romanticismo sapevano di essere tali. E così lo sapevano i decadenti. Ma noi? Noi siamo qui, in questa epoca di plagi, in cui tutto è già stato visto, in cui le uniche idee nuove arrivano dalla scienza, che non è poco, ma non è abbastanza. Quest'epoca senza nome è la nostra croce.
E' la fantasia inaspettata che ci manca. Quella luce capace di fare proseliti, e di portare in tutti aria di rinnovamento. Rivoluzione interiore. Un nuovo '48. Non violento. Interiore e tentacolare, che tutti inglobi e tutto cambi.
Una luce capace di dare un nome a questa nostra anonima epoca.
scritto da Andrea&Serena
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,09:35
Breve riflessione di un attimo, detta anche pensiero volato nella mia testa per qualche secondino.
Al Zarqawi è morto. Giubiliamoci. Vendetta è stata fatta.
Vendetta.
Il successore è pronto, e le cose non dovrebbero cambiare. Altro sangue scorrerà. Altra vendetta sarà compiuta,e così in eterno, ed ovunque.
C'era sangue da vendicare. Ed è stato vendicato col sangue. Tutto fila. Con lui è morta un po' di gente che gli stava attorno. E poi, con lui, sono morte le persone vittime della rappresaglia.
E' morta un po' di gente.
Magari anche qualche innocente.
Tutto fila.
Questo è un modo per fare la pace.

Gandhi con Hitler voleva parlare.
Parlare.
Parlare.
Ah, bè.
Questo non fila.
scritto da Andrea&Serena
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giovedì, giugno 08, 2006,13:59

Buffo l'Egypt. Bello, anche. L'Egypt dico.
Così, l'Egypt, in quella tonalità giallo-senape-Egypt. Come se tutto fosse sabbia, una grande sabbia. La sabbia d'Egypt.
Oh, la sabbia d'Egypt. E' oro, sulla tua pelle, la sabbia d'Egypt. E' come oro sulla tua pelle.
Ma è nelle vene che l'Egypt ti entra dentro, fa radici e compagnia bella. Sallinger...
Lui, sapete, dopo aver scritto il Giovane Holden si è rifugiato in Egypt, all'ombra del naso mozzato della sfinge. E da lì -da sotto l'ombra del naso della sfinge, e dalla sabbia d'Egypt insomma- col suo mac mi contatta tutti i giorni. Fa partire Skype e mi chiama.
Facciamo grandi chiaccherate, io e lui, io e Sallinger dico. Io da Roma, lui lì, dall'Egypt.
Quante cose in Egypt.
Ci ho comprato il tavolo della sala, in Egypt. E' fatto di sabbia. Ecco perchè è buffo l'Egypt. Perchè fanno i tavoli di sabbia. Oh, non è che se tu ci metti qualcosa sopra non lo regge. No, anzi. Ci facciamo grandi partite a "merda" su quel tavolo. E non sbriciola. Nonnò. Si, quando tagli il pane si confonde, quello sì. Qualche briciola di pane giallo, quello con la pasta di patate insomma, rimane incastonato sul tavolo dell'Egypt. Però, dicevo, ecco perchè è buffo l'Egypt. Perchè fanno i tavoli di sabbia. E ti chiedi: "Ma se arriva l'acqua si sfalda?". E per toglierti il dubbio non puoi fare altro che bagnarlo.
E distruggerlo tutto, il tuo tavolo d'Egypt. Tutto.
Poltiglia giallastra sul pavimento.
Era il tavolo d'Egypt.
Il mio Egypt.
Bye.
scritto da Andrea&Serena
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,11:01
Anche HRF si accorge di Egypt
Tra molti blogger la vicenda di Alaa Seif al-Islam, blogger egiziano in prigione, era nota da settimane. Ora anche Human Rights First ha avviato una campagna in suo favore, per cui chiunque voglia agire vada su questa pagina e clicchi su "Take Action".
lunedì, giugno 05, 2006,20:31
Un caffè a Kathmandu.

A metà maggio è uscito - sia in Italia sia in Svizzera - il libro intitolato “Un caffè a Kathmandu”, di Manuela Mazzi, per le edizioni Progetto Cultura 2003, Roma: già descritto come “un viaggio nel viaggio” dall’attivista fiorentino, Sauro Somigli, che ne ha curato la prefazione. Di fatto, si tratta di un romanzo denuncia che mira a sensibilizzare i lettori sul tema dei bambini di strada nepalesi, attraverso un viaggio all'interno di questa terra orientale. Dove si sottolineano le scarse garanzie dei diritti fondamentali dei membri più deboli della società civile, dove si cerca di stimolare un approccio globale allo sviluppo umano e dove si cerca pure di sostenere un turismo consapevole, sostenibile e alternativo. Ma a catturare l'attenzione del lettore sarà anche la trama del romanzo a tinte giallo/rosa. Non solo. Abbinato alla pubblicazione è un progetto di solidarietà: il 50 % del prezzo di copertina di ogni libro venduto sarà devoluto alla Onlus Apeiron con sede a Kathmandu (http://www.apeiron-aid.org/), che opera per difendere i diritti umani minimi di bambini, donne e uomini. Il verdeggiante paesaggio, il clima capeggiato dal monsone e l'inquinamento atmosferico della nazione terra delle nevi eterne, ma anche la svogliatezza, le contraddizioni e la povertà di un popolo che ama la libertà, così come le tradizioni, le convinzioni e un'infinità di particolari che immortalano il Nepal per quello che è oltre alle montagne, è quanto emerge giocoforza tra le righe di «Un caffè a Kathmandu»; un Nepal descritto dall’autrice sulla base di una sua personale esperienza, che l’ha portata nel 1998, proprio sotto l’egida di Apeiron, a vivere per un mese in quella terra lontana, mettendosi a contatto giornalmente con i bambini di strada. Il libro è in vendita in Ticino nelle seguenti librerie: nel Locarnese, si troverà alla libreria Kon-Tiki e alla libreria Locarnese; nel Bellinzonese alla libreria Diffusione del Sapere; nel Luganese alla libreria Dietro L’Angolo e alla libreria Il Segnalibro; nel Mendrisiotto, alla Cartolibro AZ. In Italia basterà consultare il sito della casa editrice: www.progettocultura.it. Per ulteriori informazioni: www.uncaffeakathmandu.splinder.com

scritto da Andrea&Serena
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sabato, giugno 03, 2006,00:00
Gino Strada, Emergency e la Croce Rossa

Da www.beppegrillo.it

Ricevo da Emergency una lettera scritta da Gino Strada.

“Mi fanno conoscere da Milano, la sorprendente intervista ad Alberto Cairo, «il medico italiano da 16 anni in Afghanistan», uscita su Magazine. Chissà perché i giornali si ostinano a definire Alberto Cairo un medico, e chissà perché Alberto Cairo regolarmente non smentisce? Sa anche lui di non esserlo, è dottore in legge, di professione fisioterapista.
Così, dopo aver appreso che l’oppio-2006 «sarà una grande annata, senz’altro il migliore raccolto dal ’99», il fisioterapista italiano spazia sul mondo: dalla droga a Karzaj, dagli aiuti umanitari a Maurizio Scelli. Ne ha per tutti.
«La gente comincia a non fidarsi più del simbolo della Croce Rossa». Che scoop! Se ne è accorto, con anni di ritardo, anche Alberto Cairo, che tra l’altro per la Croce Rossa lavora, anzi per l’Icrc, il nucleo originario ginevrino del movimento della Croce Rossa.
Noi, sfortunatamente, ce ne rendiamo conto da molto tempo. E ci rendiamo conto che «la gente», anche qui in Afghanistan e non solo in Iraq, ha perfettamente ragione a non fidarsi.
Ai tempi della occupazione sovietica, i responsabili dell’Icrc definivano i mujaheddin «la resistenza afgana» (vi sono centinaia di rapporti e documenti con questa definizione), ma ai tempi dell’occupazione americana (e italiana!) quelli che combattono le forze occupanti sono tutti chiamati da Cairo «talebani», semplicemente. Alla faccia della «neutralità», uno dei sacri e sbandierati principi dell’Icrc. «E gli americani sono cinque anni che li combattono» precisa il fisioterapista.
Verissimo. Da cinque anni in Afghanistan vi sono scontri, attentati, assassinii, rapimenti, sparizioni, torture, bombardamenti. Direi che la parola «guerra» descriva bene la situazione.
Invece no, almeno secondo Cairo, che non perde l’occasione – per lui un vero hobby – di lanciare frecciate ad Emergency. Io sarei «bravissimo a farmi pubblicità»: grazie, me ne compiaccio.
Ma poi, per dare sostanza alla calunnia, precisa «i suoi ospedali curano le ferite di guerra. Ma la guerra è finita».
Gli ospedali, naturalmente sono quelli di Emergency e non i miei. Strana però questa guerra, nella visione di Cairo: un po’ c’è, un po’ no, si combatte ma è finita, si spara ma non ci sono feriti... Ho l’impressione che se Emergency decidesse di aprire un reparto ustionati il dottor Cairo direbbe che il fuoco non scotta. Problemi suoi.
Quando nel 2000 Emergency decise di aprire il Centro di Kabul per curare le vittime di guerra, l’Icrc insorse. Protestarono con l’ambasciata italiana a Islamabad (quella di Kabul era chiusa), con il Ministero della sanità a Kabul (talebano), con la delegazione italiana all’Onu a Ginevra.
Protestarono perché si apriva un ospedale: perché pensano di detenere in esclusiva - lo pensano davvero! – il diritto di decidere quando un ospedale serve e quando no, se è bene o male che ci sia.
In quella occasione, e fu anche l’ultima, Alberto Cairo visitò la sede di Emergency a Milano.
Venne a spiegarci che «quell’ospedale per vittime di guerra non serviva», che i bisogni erano «coperti da loro», cioè dall’Icrc.
Intendeva ben altro, ma non poteva dirlo.
Avrebbe dovuto dire che il Comitato Internazionale della Croce Rossa aveva ricevuto in passato, e continuava a ricevere, una grande quantità di milioni di dollari all’anno – soprattutto da vari governi – per curare i feriti di guerra in Afganistan. Voleva dire che chiunque avesse aperto un nuovo Centro – magari un ospedale pulito, efficiente, di alto livello – poteva fare ombra (e far calare i dollari e gli yen) alla mitica Icrc e al «suo ospedale» a Kabul: quello di Karteh-Seh, che ben conosco.
Lo visitai nell’aprile del 2000: una sorta di immondezzaio dove le pazienti-donne stavano chiuse in una prigione con un chiavistello e la guardia davanti, a impedire visite a chiunque, medici compresi. Chiuse a chiave e guardate (non a vista, naturalmente) dai talebani, in un ospedale sostenuto dalla Croce Rossa. In questo modo erano «coperti» i bisogni. Da loro.
Emergency ha aperto il Centro di Kabul (che ha fatto seguito al Centro di Anabah e ha preceduto quello di Lashkargah) perché ce n’era bisogno. Nel 2001, epoca talebana.
L’ unico ospedale nel Paese, ancora oggi, dove i feriti non spendono nulla per essere curati.
In cinque anni, quell’ospedale «inutile» ha curato 40.890 pazienti, ricoverati o trattati ambulatorialmente, ed eseguito 12.173 interventi chirurgici. Senza distinzione, neanche di genere. Le donne hanno potuto essere curate e hanno potuto lavorare, curare altri, senza chiavistelli né burqa, in un ambiente ospitale non discriminante.
Quell’ospedale «inutile» è riconosciuto ufficialmente dal Ministero della Sanità afgano come il Centro di eccellenza nazionale per la chirurgia di guerra e traumatologica.
In quel Centro – dotato tra l’altro dell’unico reparto di Rianimazione di tutto il Paese e dell’ unica tomografia computerizzata gratuita per la popolazione - c’è un alto standard di cura e di passione nel lavoro. Anche per questo, oltre che per la sua igiene e in qualche modo la sua “bellezza”, questo ospedale è considerato da tutti il migliore in Afganistan.
Non da Alberto Cairo, ovviamente, che senza averlo mai visitato può comunque proclamare che «di ospedali così ce ne sono almeno altri 15». Mi piacerebbe davvero.
Avanzerei una proposta, a giornalisti del Corriere o di altre testate. Andate a vederli, gli ospedali segnalati da Alberto Cairo, e scriveteci su, magari immaginandovi di essere voi i pazienti.
Poi, se ne avete voglia, passate a visitare il «Centro Chirurgico per vittime di guerra di Kabul». Qui lo chiamano «Emergency Hospital», qualsiasi cittadino di Kabul ve lo saprebbe indicare. Non servono appuntamenti né preavviso, non abbiamo bisogno di passare un po’ di vernice fresca...
E già che ci siete, chiedete ad Alberto Cairo di farvi visitare, essendone direttore, i «6 ospedali ortopedici della Croce Rossa Internazionale sparsi in tutto l’Afghanistan».
Ospedali ortopedici? Neanche l’ombra!
Laboratori per la produzione di protesi sì. Ma che c’entrano con gli ospedali? Se un fisioterapista (con tutto l’affetto per la categoria) diventa “medico”, un centro protesi diventa poi un ospedale ortopedico? Non è “creativa” solo la finanza!
Dimenticavo. Ogni anno, dall’ «ospedale ortopedico» dell’Icrc di Kabul numerosi pazienti, vittime di guerra “a guerra finita”, sono stati inviati al Centro di Emergency perché bisognosi di interventi ortopedici. Feriti immaginari i nostri o ospedali fantasma i loro?

Finale a sorpresa. Ho finito da poco di scrivere queste note in risposta ai reiterati attacchi giornalistici (non provocati, come si usa dire) di Alberto Cairo contro Emergency e contro di me, e mi accingo a gustare la pastasciutta serale con il resto del team di Emergency, quando riceviamo la visita - alle venti e trenta di mercoledi 5 aprile - del Capo Delegazione dell’Icrc.
Il numero uno della Croce Rossa Internazionale in Afghanistan, Reto Stocker, viene a casa nostra accompagnato dal dottor Alberto Cairo.
Ci spiega che «it has been a big fuck-up», espressione grassoccia equivalente a «una gran stronzata». Il dottor Cairo ci dice d’essere stato a cena in Italia con amici, tra i quali la giornalista Camilla Baresani, autrice del “servizio”. Chiacchierando nel dopocena – quando, si sa, la lingua è più sciolta... - si spazia da Karzaj a Scelli, dalla droga alle Ong e gli sono scappati quei commenti su Emergency. Spiega anche, molto dispiaciuto, di avere detto sul nostro lavoro anche altre cose molto carine che la giornalista cattivona e faziosa ha poi «tagliato» dall’intervista travisandone il senso. Che peccato!
Il Capo Delegazione dichiara che questa vicenda è stata un grave errore da parte di Alberto Cairo, e che dall’Icrc hanno anche protestato con la giornalista, oltre che pesantemente redarguito il loro dipendente.
«Sono venuto per porgere ufficialmente le scuse dell’Icrc e per assicurare a Emergency che una cosa del genere non si ripeterà» ha detto Reto Stocker, in presenza di testimoni. Bene. Ma le calunnie e il danno sono pubblici. Perché non scrivere queste cose al Corriere, chiedendo una rettifica? Lo abbiamo chiesto ufficialmente. «Io non sono disposto a farlo» ha risposto Cairo.
Prima getta fango su Emergency in centinaia di migliaia di copie – ma le sue parole sono state fraintese, d’altra parte capita anche ai Presidenti del Consiglio! -, poi si rifiuta di scrivere una lettera al giornale per dire come stanno le cose.
Sono in ritardo per la cena. Arrivederci alla prossima.”
Gino Strada.
scritto da Andrea&Serena
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venerdì, giugno 02, 2006,23:53
Progresso.

"C'è un quadro di Klee che s'intitola 'Angelus Novus'. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, al bocca aperta, le ali distese. L'angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l'infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. "
scritto da Andrea&Serena
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