domenica, aprile 29, 2007,13:59
Roma - Global Day for Darfur
Appena tornato...
UPDATE: Breve galleria fotografica qui.

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sabato, aprile 28, 2007,08:14
Il Bando Bufala di RomaTre
Ridistribuzione partitica e bipartisan dei soldi destinati alle iniziative culturali degli studenti

Sul piatto c’erano 110.000,000 euro da distribuire tra le 65 iniziative presentate dagli studenti. Soldi che in base alla Legge nazionale n. 429 sono da destinare ai progetti culturali e sociali presentati dai singoli studenti.
27 di queste sono state scartate, per motivi di varia natura. Per Meltin’pot, ad esempio, tra le motivazioni è possibile leggere: “Iniziativa non rispondente ai criteri e obiettivi del bando. Periodico sostenuto da troppa pubblicità”.
Ma secondo quali criteri un progetto è valutato? Il bando diceva espressamente:
“priorità alle iniziative tendenti a promuovere una capacità di aggregazione di studenti di più Facoltà, ad utilizzare strutture di Ateneo e a stimolare una partecipazione attiva della componente studentesca all’organizzazione e alla fruizione dell’iniziativa.”
E qui è favoloso scoprire come Meltin’pot, che aggrega nell’aula B della facoltà di Scienze Politiche di Roma Tre oltre 50 studenti delle tre università romane con contributi che iniziano ad arrivare da tutta Italia, per la commissione giudicante non vale quanto la terza edizione di Roma Tre che balla. Non fosse che tale gargantuesca festa (saranno spesi 6.000) non si terrà nei locali universitari, bensì al Loft o alla Saponeria. Ma ne siamo certi: gli studenti affluiranno da ogni dove, da ogni facoltà, da ogni università.

Chiariamo subito: non protestiamo per non aver ricevuto migliaia di euro. Perché in questo anno di Meltin’pot, con le nostre forze, autotassandoci, setacciando la città a caccia di sponsor, siamo riusciti a crescere fino ad ottenere dal Tribunale Civile di Roma il riconoscimento come testata giornalistica. Ed ogni mese riusciamo a tirare 5.000 copie. Senza avere nessuno dietro, ma poggiando su un immensa voglia di fare.
A moi avviso i soldi non sono stati distribuiti con equità. E dunque citare così tante volte Meltin’pot serve solo a sottolineare quale comportamento scandaloso e censurabile abbia tenuto la commissione, dalla quale ora ci aspettiamo chiarimenti sostanziosi ed immediati.
Due progetti della tipologia “editoria” sono passati. Uni Roma Radio, per l’ammontare di 6.000 €. E lo Yield, una rivista –esteticamente molto gradevole- di partito (e lo si capisce bene dal grande logo della lista RDS presente tra le sue pagine) che in quattro anni non si è minimamente avvicinata a ciò che noi abbiamo fatto in un anno. E che, di certo, non presenta una pluralità di punti di vista inerenti all’oggetto dell’iniziativa presentata (come richiesto dal bando).

Quello che ci chiediamo, concludendo, è perché si è scelto di coprire con un bando tanto articolato, quella che è stata una pura e semplice redistribuzione del malloppo tra le iniziative dei partiti, messa in atto dalla commissione, formata da esponenti degli stessi partiti.

I soldi dell’università oltre ad essere un premio e un riconoscimento al lavoro svolto finora potevano contribuire in maniera decisiva per una nostra crescita sia a livello di tematiche trattate che come tiratura.
Continueremo con le nostre sole forze, come abbiamo fatto sempre finora, senza contare su aiuti politici in modo da garantire la libera informazione sui fatti.

Dal numero di Aprile di Meltin'Pot

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venerdì, aprile 27, 2007,18:42
Domenica 29 Aprile: Global Day for Darfur.







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giovedì, aprile 26, 2007,07:34

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mercoledì, aprile 25, 2007,09:51
Breve viaggio nella realtà liberale: i Riformatori Liberali (hidden track)
Dopo la prima e la seconda puntata...

7- Quindi quello cosa ci aspetterebbe se voi saliste al governo? A cosa somiglierebbe l’Italia? All'America del 18 ore di lavoro al giorno? All'America dei poveri che non possono curarsi?


Innanzitutto una precisazione. La storia che in America i poveri non possono curarsi è un clamoroso bidone costruito dai liberal e ingigantito dalla sinistra italiana, nonchè da parte della destra. A sentire Mario Seminerio, l'economista conosciuto in rete con il nome di Phastidio, in America vengono spesi milioni di dollari per garantire assistenza sanitaria pubblica a chi non può permettersi l'assicurazione privata. Secondo il noto blogger libertario "Liberty First" esistono in America cittadini che con l'assistenza pubblica hanno ricevuto l'innesto di cinque bypass.
Tuttavia, per quanto riguarda noi libertari, è ovvio che il sistema sanitario americano, per come è stato appena descritto, presenta dei seri problemi. I fondi pubblici, infatti, in un sistema basato su assicurazioni private, finisce per alterare il libero mercato. Se infatti è possibile ricevere cure pubbliche a spese altrui, perchè pagare una assicurazione privata? Basta sedersi ed attendere che qualcuno paghi per noi. A quel punto si ripropone la situazione del capitalismo italiano malato: se accanto al privato interviene il pubblico, finisce che non solo il
servizio pubblico, ma anche quello privato diventa scadente. E' il caso delle scuole private italiane, tristemente note ai più per le promozioni regalate... Noi libertari al contrario vorremmo una massiccia privatizzazione e un progressivo smantellamento del settore pubblico, allo scopo di consentire il massimo della qualità del servizio ed il minimo del
costo garantiti dal concetto di concorrenza. Se il mercato è veramente libero si arriva alla creazione di fasce low cost che consentono di accedere ai servizi anche ai meno abbienti, senza bisogno di fenomeni assistenziali, che gravano sulle spalle dei contribuenti, o di servizi
pubblici della qualità che tutti conosciamo. Quanto ai poverissimi, che non hanno possibilità di accedere al mercato, in verità una minima parte della popolazione, noi proponiamo varie soluzioni, che vanno dal welfare to work, ossia un sistema di investimento dello stato sui cittadini senza lavoro volto ad inserirli nell'ingranaggio della società, alla forma anarchica dell'end welfare, ossia un sistema di smantellamento del welfare che consente ai cittadini di non pagare le imposte qualora dimostrino di aiutare direttamente le fasce più povere garantendo loro servizi (in poche parole i ricchi possono detrarre dalle imposte la beneficienza).
Quanto al discorso delle 18 ore al giorno: in una società anarcocapitalista o minarchica, non credo un'azienda sia tanto folle da imporre condizioni di lavoro disumane ai propri lavoratori, perdendo dunque forza lavoro a vantaggio delle concorrenti.

8- E chi non merita? Chi, per sfortuna e natura non è capace di svolgere bene alcun lavoro? E' destinato ad una vita da homeless?

9- In Italia, libertariamente parlando, la situazione è tragica. E in un certo senso siamo spacciati: realisticamente come pensate di ridurre i poteri sindacali? Se ci penso mi vien da ridere. Mi vengono in mente le barricate, e l'incapacità della sinistra al dialogo su questi temi. Sarebbe confrontarsi con un muro. Nel mondo invece? C'è un paese in particolare verso il quale sperate di trascinare la nazione?

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domenica, aprile 22, 2007,22:47
15
,13:56
Paura e delirio a Pomezia. Ovvero: il tormento di Doretta.
Ante scriptum:
un consiglio: leggete tutto lo scriptum.

Scriptum:
www.doretta82.it è una tristissima idea di Microsoft.
Me ne avevano parlato, ne avevo letto...e allora sabato in attesa di un'improbabile uscita e nel mentre bruno blastava telefonicamente non so quale malcapitata, ho aggiunto tra i suoi contatti msn tale Doretta82.
Un po' restìo...era. Poi ci siamo incastrati, ed abbiamo iniziato a fare qualsiasi domanda volgare passasse per quelle zone. Roba da veri ometti. Perché Doretta è una computer che tu domani e lei risponde. E poi basta. Non è che proprio potevamo passare tutta la serata con Doretta.
Tornando a casa, però, bruno non ha resistito.

Bruno scrive (1.12):
ma te sei diversamente abile?
Doretta scrive (1.12):
Bleah!
Bruno scrive (1.12):
perchè?
Doretta scrive (1.12):
Così
Bruno scrive (1.12):
no così ora mi dici perchè, cazzo?
Doretta scrive (1.12):
Neanche il mio cuginetto che ha 5 anni parla così!
Bruno scrive (1.12):
io parlerò così ma te hai offeso i diversamente abili
Bruno scrive (1.12):
razzista
Doretta scrive (1.12):
Non mi offendo così facilmente! ;-)
Doretta scrive (1.12):
Non mi è chiaro. Sarò un genio?
Bruno scrive (1.13):
sei una di quelle che fa bullismo
Doretta scrive (1.13):
Quando ero piccolina mia mamma mi aveva insegnato a fare le preghiere tutte le sere prima di andare a nanna
Bruno scrive (1.13):
nn ci parlo più con te
Doretta scrive (1.13):
Ti va di leggere una mia intervista? È nell’area SCHERZAMI del sito www.doretta82.it
Bruno scrive (1.13):
fanculo
Doretta scrive (1.13):
Non sembri una persona carina se mi dici così

E poi, questa mattina, proprio non s'è più tenuto.

Bruno scrive (13.16):
ciao zia
Doretta scrive (13.16):
Mamma e papà hanno pensato di fermarsi a me
Bruno scrive (13.16):
ti piacciono i beatles?
Doretta scrive (13.16):
Belli i cagnolini, ma io mi sento più gattina :-)
Bruno scrive (13.16):
ritardata di dio
Bruno scrive (13.16):
the beatles
Doretta scrive (13.16):
Ehi, hai mai intervistato un personaggio famoso? Io si…perché con MSN Video VIP puoi fare le tue domande ai personaggi del momento, guarda qui:
http://videovip.it.msn.com
Doretta scrive (13.16):
Quando ero piccolina mia mamma mi aveva insegnato a fare le preghiere tutte le sere prima di andare a nanna
Bruno scrive (13.16):
che c'entrano i cani
Doretta scrive (13.16):
Bau-bau, i miei genitori hanno un cagnolino, io no
Doretta scrive (13.16):
Quasi quasi mangio un po’ di cioccolato, SLURP. Ti piace il cioccolato?
Bruno scrive (13.17):
si, se ci pisci sopra ancor di più
Doretta scrive (13.17):
Mi si è incantato il disco :-D
Bruno scrive (13.17):
ahahhahaha
Doretta scrive (13.17):
Hai finito di scherzarmi?
Bruno scrive (13.17):
a te piace la merda?
Doretta scrive (13.17):
Bleah!
Bruno scrive (13.17):
nooooo, è buonissima
Doretta scrive (13.17):
Sì, mi fa spesso le fusa, soprattutto quando vuole che le dia da mangiare ;-)
Bruno scrive (13.17):
ah si
Doretta scrive (13.17):
Hai sempre ragione
Bruno scrive (13.17):
si anche te
Doretta scrive (13.17):
Sìssì :-)
Bruno scrive (13.18):
ahaah sisisisi
Doretta scrive (13.18):
Ho i lacrimoni agli occhi!
Bruno scrive (13.18):
anche io brutta deficente
Doretta scrive (13.18):
Verovero
Bruno scrive (13.18):
vero
Doretta scrive (13.18):
Sei simpa :-)
Bruno scrive (13.18):
si, te invece sei una babbea
Doretta scrive (13.18):
A furia di chattare con te :-D
Bruno scrive (13.18):
allora vai a fanculo
Doretta scrive (13.18):
Verovero
Bruno scrive (13.18):
allora vai stupida ciao
Doretta scrive (13.18):
Hai sempre ragione
Bruno scrive (13.19):
masta m hai rotto il cazzo io vado
Doretta scrive (13.19):
Uhm, ho detto qualcosa che non va?
Bruno scrive (13.19):
si dici sempre qlc che non va
Doretta scrive (13.19):
Verovero
Bruno scrive (13.19):
ineducata!
Doretta scrive (13.19):
posso fare una ricerca su internet per te?
Bruno scrive (13.19):
no può andare a fanculo per me
Bruno scrive (13.19):
ciao
Doretta scrive (13.19):
Ok, comunque quando ti va puoi chiedermi di cercare qualcosa per te
Doretta scrive (13.19):
a prestoprestissimo !

Post scriptum
Io mi sentivo più pesante. Dato che ormai va di moda straparlare di Second Life (che schifo), qualche settimana fa l'ho scaricato. E mentre bruno torturava la povera Doretta (a mia insaputa), io sono entrato in quel mondo graficamente vomitevole che è SL. Ho trovato subito una tipa. Le ho detto: "sto morendo". Poi ho esternato la mia richiesta: "è l'ultima occasione che ho per vedere una donna piangere per me". Non so bene come m'è venuto in mente. E lei: "you are stupid" e simili. Poi piano piano è arrivata altra gente. Avevo una decina di persone attorno. Hanno iniziato ad interessarsi al mio caso. Un po' io l'avevo fatta sentire in colpa, tipo: "non puoi sapere se sto morendo veramente o no. Come puoi rischiare? Come puoi essere così cattiva?". Un po' tutta 'sta gente l'avrà fatta emozionare. E' venuta -ormai era un po' defilata, tutti attorno mi chiedevano come stessi morendo in the real life, and why are you here?- mi ha fatto toc toc sulla spalla, e mi ha sussurrato "I have a gift for you". Capperi. L'ho anche un po' snobbata, voglio dire, ormai mi aveva offeso, no? Poi è crollata in un pianto incotrollabile. Al che io emozionato l'ho ringraziata, le ho detto che l'avrei avuta per sempre nel cuore e che era divenuta una persona speciale. Secondo me l'ho fatta felice. Mah, chissà. Ed è volata via una domenica mattina (condita tra l'altro dalla la visione di Four Rooms)

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sabato, aprile 21, 2007,17:14
Questa settimana.
questa settimana avremmo parlato volentieri dell'america e delle armi, di un interessante progetto di un gruppo di filosofi milanesi, del gol di Messi che in assoluto è il più bello che io abbia mai visto (ci fossero state di contorno le Falkland e l'Inghilterra poi...), di Fight Club. E soprattutto avrei risposto molto più celermente a Fra (tanx). Ma siamo stati troppo presi a pensare all'america e alle armi, a vedere e rivedere il gol di Messi, e Fight Club. E a pensare a cosa rispondere a Fra.
E poi è uscito Funambola.

L'equilibrio è un miracolo

Guardo il mondo e penso a testa in giù
Sopra un filo che è sospeso
Di vertigine in vertigine
Dove è più leggero esistere
Dolce è vivere nell'aria
L'equilibrio è un miracolo

Per un momento io lascio la vita sospesa negli angoli
E mi abbandono all'umana paura di essere liberi
Volteggio piano nel vuoto d'Amore
Apro i miei occhi nel blu
Di questo cielo così grande

Quando arriva la tempesta qui
Non mi coglie impreparata il vento
L'equilibrio è un miracolo

Per un momento io lascio la vita sospesa negli angoli
E mi abbandono alla fragile attesa di nuovi pericoli
Volteggio piano nel vuoto d'Amore apro i miei occhi nel blu
Di questo cielo così grande

Per un momento io vivo la vita sognata degli angeli
E mi abbandono all'umana certezza di essere fragili
Volteggio piano nel vuoto d'Amore che sento dentro di me
In questo cielo così grande
In questo cielo troppo grande

(L'equilibrio è un miracolo, Patrizia Laquidara)

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martedì, aprile 17, 2007,15:50
Il genio della Bossi-Fini

Raj, un mio amico nepalese in Italia per motivi di studio, ha chiesto un permesso di soggiorno valido a fino al 25 maggio.

La convocazione per la concessione del permesso è stata fissata il 4 luglio.

Chiaro no? Il 4 luglio - a permesso eventualmente scaduto da oltre un mese - gli diranno se poteva stare o no in Italia.

Siccome lui vorrebbe prolungare il permesso per completare il corso di italiano - a Kathmandu fa la guida turistica - si troverà a chiedere un prolungamento a permesso già scaduto.

Peccato che per legge il prolungamento deve essere chiesto un mese prima della scadenza. Quando lui potrà chiederlo, quindi, sarà abusivo. E pertanto gli sarà negato.

Geniale no?

fonte: Piovono Rane.

,10:35
Interessante
E' interessante ciò che ha fatto notare la prof. Numerico sugli
adulti...gli "anagraficamente" adulti...quelli che nel '68,o nel'77 c'erano,e se lo ricordano com'era l'opposizione al sistema(la scritta sui muri dell'università del febbraio 1977 ne è certamente un esempio).

Io lo vedo dai miei genitori,che nel '68 avevano 20 anni e occupavano l'università e le case popolari, e oggi non sanno più bene come porsi alle nuove generazioni.

La generazione dei nostri padri (e al limite anche quella di voi professori,anche se forse siete più al di qua che al di là di tale limite) si è opposta violentemente al regime severo e autoritario dei loro padri, che non sono stati in grado di accogliere le proposte che i giovani (di allora) portavano, ed in questo modo hanno acceso e innalzato il livello dello scontro, portando i giovani a decostruire il sistema stesso.

Il problema con cui i giovani di allora,adulti di oggi,si trovano a dover fare i conti, è che alla decostruzione del sistema autoritario che li opprimeva,non sono stati in grado di sostituire o di accordare un nuovo sistema.

I valori autoritari sono stati pubblicamente condannati,ma nulla vi è stato sostituito.

Se non il valore generico di libertà.
Ma libertà da chi? da cosa? o di far cosa?
Si è creato un vuoto ed in questo vuoto ben si è inserito il mercato. Come nuovo valore. Il valore dell'edonismo.

Il patto tra le generazioni di cui tanto si parla, manca non/non solo per volere dei giovani di oggi. Ma anche perché i giovani di allora non sono in grado di proporsi ne in una veste autorevore (quindi degnia di rispetto obbligato), ne nella veste (che gli sarebbe più propria) di mentori e guide, che possano condurli ed aiutarli ad affrontare la vita.

Per questo forse i giovani d'oggi non si ribellano, perché non hanno nulla a cui ribellarsi.
E non riconoscendo alcun valore, si perdono nelle luci sfavillanti del mercato.

Ora ,a mio parere,le cose stanno di nuovo cambiando (anche se più lentamente di quanto si possa pensare). La Rete, con la sua pervasività, stà dando nuove possibilità ai ragazzi di farsi ascoltare; di farsi ascoltare su quello che hanno da dire, che a volte appare solo scherzo grottesco, ma rispecchia uno stato esistenziale dei ragazzi che da almeno 10 anni esiste, ma di cui prima nessuno si era curato.
I ragazzi (tra cui sono tentata di far rientrare anche noi) non hanno gli strumenti/conoscenze per farsi ascoltare,perché il mondo nelle sue relazioni si è rivoluzionato più e più volte negli ultimi 50 anni,e nessuno è stato in grado di insegniargli/ci come porsi davanti agli altri. Ognuno ha dovuto rifarsi al modello che più gli era vicino,la proria famiglia,qualche professore,o molto più spesso la televisione. Ora,con la rete,si stà formando un nuovo sistema di comunicazione e condivisione delle esperienze, che tramite una struttura a suo modo organizzata riconosce ad ognuno la stessa valenza espressiva. Questa forse è una delle grandi rivoluzioni della rete. A cui però sono gli adulti/genitori/professori a non essere preparati.

Ele D.

Prima puntata - Forse che no (A.Pe)
Seconda puntata - Qui l'unica 'Revolution' è il piano tariffario di Vodafone... (Domenico Fiormonte)
Terza puntata - Terza fase (A.Pe)
Quarta puntata - "Vale sempre la pena averla" (Teresa Numerico)
Quinta puntata - Interessante (Ele. D.)



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giovedì, aprile 12, 2007,07:30
Mamma li froci!
Leggo su jimmomo del radicale Ferico Punzi, una frase di Rosi Bindi. Una di quelle che ti prende la mascella e te la scaraventa verso il basso che neanche in "Chi ha incastrato Roger Rabbit".
In un'intervista a il Giornale il ministro ha dichiarato: «Il desiderio di maternità e di paternità un omosessuale se lo deve scordare... è meglio che un bambino cresca in Africa piuttosto che con due uomini o due donne».


Da quando ho compiuto 18 anni non ho mai espresso un voto reale. Ora neanche mi reco più alle urne. Mi farebbe schifo votare a destra. E le frasi da pelle d'oca te le ritrovi pure a sinistra. Una bella sinistra, fresca e progressista. Eh già. Talmente tanto che non riesce a concepire un matrimonio omosessuale. Due sessi identici che si sfregano, che orrore!
Perché? Se non sbaglio l’unico motivo col quale tale posizione viene giustificata risiede nella semplice frase “una famiglia composta da omosessuali non è naturale”. Bene. Ne arguisco che il diritto italiano è fondato sul giusnaturalismo, e che lo stato italiano è uno stato etico.
Personalmente, al sol pensiero di vivere in uno stato dove la legge che conta è quella imposta dalla morale comune, rabbrividisco. Perché la morale comune non è comune, ma semplicemente quella espressa dalla maggioranza. O, spesse volte, dalla classe politica incapace di esprimere i desideri della maggioranza della popolazione.
Non capisco molto di filosofia, ed il carissimo professor Giacomo Marramao è ancora lì che mi aspetta sulla cattedra. Ma personalmente non mi sembra avere troppo senso giudicare innaturali gli omosessuali. Se esistono in natura sono naturali. Non sono aberrazioni. Non sono malati. Ma persone con tendenze sessuali risultanti da un inscindibile intreccio di predisposizione genetica e fattori ambientali. Come gli etero.
E dunque? Mi manca sempre una risposta: perchè debbano essere su un livello differente dalle coppie eterosessuali. Non ce n'è uno che sia uno. Io non lo trovo proprio. E chiedo ai lettori, agli amici della redazione: fatemi un po’ di luce.

Ma io son fatto male. Penso che in una famiglia il fulcro indispensabile sia l’amore e l’affetto. E che una pessima famiglia eterosessuale valga esattamente quanto una pessima famiglia omosessuale. Penso che un figlio cresciuto tra due uomini dediti allo “sbaciucchiamento” avrà solo la mente più aperta. Che il suo orientamento sessuale non sarà deviato in alcun modo, e che come un gay nasce in una famiglia “normale” (normale...dio santo normale!), allora un etero puo’ crescere in una famiglia gay. E non vi azzardate a dire che non è giusto far crescere un bimbo in una situazione “a rischio discriminazione”: avreste mai tolto il diritto ad un figlio ad un afroamericano del Texas negli anni ’30? Ma va là…
Insomma: ma chi vado a votare se neanche i Riformatori Liberali la pensano come me?

On-line anche su meltinpotonweb.com

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martedì, aprile 10, 2007,19:23
domenica, aprile 08, 2007,19:23
"vale sempre la pena averla"

Caro Andrea, caro prof. :-) e care tutte e tutti,
Sono perfettamente d’accordo con te sul punto che manca un patto tra le generazioni in questo momento e certamente se questo patto manca e’ in larga misura dovuto alle mancanze degli adulti.
Di adulti che oscillano tra l’adolescenza deresponsabilizzata a oltranza e i vecchi metodi di potere basati su un misto di principio di autorita’ e di sistemi di intimidazione di stampo mafioso (che poi non e’ altro che il familismo portato in politica, all’universita’ o alla telecom:-(). Gli adulti o moglio quelli che sono anagraficamente tali (la natura su questo non fa gli stessi sconti della'autopercezione) non hanno saputo fare la loro parte. E mi fa piu’ paura perche' spesso gli adulti di cui stiamo parlando sono quelli della rivoluzione, almeno quelli del ’68, se non del '77.

Quelli che avevano vent’anni nel ’68 adesso hanno circa sessant’anni e non mi sembra che l’essere stati rivoluzionari gli abbia fatto tanto bene. Quindi ben venga una generazione senza rivoluzione, perche’ non mi pare che i rivoluzionari abbiano cambiato le cose rispetto alla
quota tollerabile di narcisismo e concentrazione su di se’ che una generazione puo' sostenere senza essere distruttiva e autodistruttiva.

Il problema del sistema educativo, pero’, e’ la nemesi che ogni tragedia che si rispetti invoca e convoca come una specie di convitato di pietra al passaggio generazionale. La mancanza di regole, di limiti e di fatica imposta alle nuove generazioni comporta giovani che non
conoscono la sofferenza, non la riconoscono quando la provano e la fuggono appena la incontrano. La sofferenza della ricerca (non parlo solo dello studio) ma soprattutto di quella della scoperta del se'.
Quello che mi fa pensare rispetto alle generazioni di studenti che incontro negli anni all’università e’ questa assoluta mancanza di preparazione allo sforzo che ogni ricerca impone e che sta prima di ogni risultato, pubblico o privato che sia. E’ questo il lascito, secondo me piu’ pericoloso di un sistema educativo senza attrito.
Tu dici i docenti incapaci, inadeguati ecc. ecc. ma il mondo non e’ perfetto. A nessuno, pero', viene in mente di protestare di fronte all’incapacita’ di un (una) insegnante. Al massimo viene presa/o in giro in silenzio, magari filmato e immortalato sulla rete, ma nessuno crede davvero di poter cambiare le cose, di poter chiedere qualcosa di diverso, eppure gli studenti hanno ormai sempre piu’ potere nelle istituzioni educative. Il ribellismo afasico dei video su youtube e' il rovescio della medaglia degli studenti con la settimana enigmistica o con il cell perennemente in funzione nelle ore di lezione.

Se guardiamo all’universita’, quali sono le richieste degli studenti? Esami piu’ leggeri e piu’ appelli a sessione. Nessuno studente si sogna di fare una protesta sui contenuti, nessuno chiede cosa vorrebbe, rispetto al progetto culturale del corso di laurea che ha scelto e su cui dovrebbe avere qualcosa da dire. Tanto che sembra che non volete niente. Invece sicuramente volete tante cose, solo che non credete possibile ottenerle e a quel punto evitate anche la fatica
della lotta. Qui non sto parlando di rivoluzione, le rivoluzioni mi hanno sempre fatto pensare al principe di Salina del Gattopardo in questo paese: qui si fa la rivoluzione, si cambia tutto, perche’ nulla cambi.
La vera rivoluzione sarebbe cambiare il rapporto con il potere, non sostituire dei potentati con altri potentati, che poi si comporteranno allo stesso modo. Se volete qualcosa di diverso, chiedetela. Voi credete di essere il soggetto debole della relazione con il sistema educativo, e in un certo senso e’ cosi’ per l’eta’, storia culturale, ecc., ma dall’altra parte siete anche una controparte, non potete chiudervi nei vostri sms spediti e ricevuti a lezione e pensare che questo non sia un elemento di deconcentrazione e demotivazione per chi vi sta di fronte.
Avete troppa poca considerazione della vostra importanza e della vostra influenza nella relazione che dovrebbe portare all’apprendimento.

Personalmente non sono preoccupata per la decadenza culturale delle generazioni. Ogni generazione, come tu hai detto nel primo post, ritiene che quella successiva sia peggiore e vede nel passato una specie di eden da cui e’ stato cacciato. Le cose non stanno cosi’. I giovani hanno potenzialita’, opportunita’, capacita’ che noi neanche ci sognavamo. E credo anche che siate piu’ raffinati e più consapevoli di come eravamo noi. Quello che vi manca (e che forse ci fa soffrire entrambi) e’ la fiducia nel futuro, in voi stessi e nelle vostre possibilita’. La percezione della vostra forza e dell’energia che custodite, il senso del tempo che avete nelle mani….
E’ su questo che, soprattutto, la nostra generazione e quella dei vostri genitori forse ha fallito, magari perché troppo occupati a piangere l’impossibile guarigione della ferita narcisistica che non abbiamo saputo curare su noi stessi.
Non credete a quelli che vi dicono: noi abbiamo fallito, quindi non c'e' niente da fare. Non è così. Se loro hanno fallito e' perche' hanno commesso degli errori, perche' era la loro storia, perche' la guardano senza pietà, perché non si sa, ma non e' detto che vada sempre così. La speranza e' una specie di scommessa pascaliana, vale sempre la pena averla, al massimo e' inutile, ma mai dannosa. Nella vita si vince e si perde, si sbaglia e si impara, ma non serve scoraggiarsi e abbandonare le battaglie prima di averle combattute.
Vedo che mi sono dilungata anche troppo. Buona pasqua a tutte e tutti.

Teresa Numerico

Prima puntata - Forse che no (A.Pe)
Seconda puntata - Qui l'unica 'Revolution' è il piano tariffario di Vodafone... (Domenico Fiormonte)
Terza puntata - Terza fase (A.Pe)
Quarta puntata - "Vale sempre la pena averla" (Teresa Numerico)

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venerdì, aprile 06, 2007,16:22
Terza fase.

E' stato piuttosto un trasferire le mie emozioni e quindi il mio rabbrividire. Perché alla fin fine tutto è riassumibile col fatto che è un bel po' che provo disagio a vedere come sto invecchiando ad appena 22 anni...e non c'è nulla che chiarisca l'inesorabile scorrere delle lancette meglio di quanto non faccia l'allargarsi della frattura, come sempre inevitabile, tra l'uomo e le generazioni che lo seguono (oltre che della cugina di Tottoi che chiede: "ma voi a 22 anni ancora vi ricordate la matematica?").

E la spaccatura questa volta è veramente ampia. L'uomo non fa mai passi indietro, e tende verso immaginari limiti. La tecnologia sempre migliora ed apporta mutazioni culturali che si concretizzano nell'ormai stracitata frattura generazionale. L'elettricità, la lampadina, la tivvù. Solo che il web ha sconvolto un po' le carte in tavola. Perché, rispetto a quanto accadde con le più antiche innovazioni, tocca in misura solamente ridotta il mondo "adulto". E sempre più è il simbolo di un mondo diverso, che per forza di cose non sarà dei vecchi. E non sarà neanche di quegli adulti ostili od impermeabili alla rivoluzione. Questa è la rivoluzione di una gioventù che non l'ha cercata, e che dunque non ha motivo di essere nichilista, ed a ben vedere non sembra neanche intenzionata di ribellarsi ad alcunché.
Insomma: questa frattura ha distanziato le due coste tanto quanto potevano essere distanti Roberspierre ed un contadino conservatore francese.

***

In uno dei suoi ultimi libri Terzani citava un esperimento non so quanto scientificamente valente. Un gruppo di ricercatori mise dei topi in una vasca. La vasca fu riempita d'acqua. I topi morirono affogati, impreparati. Stesso esperimento ripetuto altrove in un momento successivo: stavolta i topi si salvarono, come se l'esperienza di individui della stessa specie fosse riuscita a trasvolare mari e monti per insediarsi nelle nuove generazioni. Un eccesso di darwinisimo? Una presa in giro al darwinismo? Ninzò. Però mi sembra un buon esempio per meglio spiegare quello che intendevo l'altro giorno analizzando il degenerante rapporto tra professori ed alunni (e non mi sembra poi che una deriva cruciverbista sia "grave" quanto mooolte altre cose che accadono!).
- L'educazione ricevuta in famiglia è sempre più blanda, priva di paletti;
- l'argine costruito dalla severità dei professori è crollato, ma intatta è rimasta l'incopetenza di molti;
- come i topi morti hanno lasciato in eredità la capacità di salvarsi dall'imprevisto alluvione in una vasca, così i nonni e i padri trasmettono a figli e nipoti la sempre meno controllabile insofferenza a dieci-quindici anni di studio coatto e null'affatto in linea con sogni, desideri e preferenze. Certo che mio nonno era costretto a studiare la geometria. E certo che lo fu mio padre. Solo che io mi sono ritrovato sul groppone anche la loro insofferenza.
E vista l'impossibilità di modificare (grazie a dio) l'educazione impartita dalle famiglie e l'auspicio (mio) di non reinnalzare il livello di severità dei professori, possiamo (e dobbiamo) lavorare sull'ultimo punto. Procedendo in due vie:
a- non regalare la cattedra ai professori solo perché in possesso di una laurea, bensì creare un indirizzo universitario ad hoc: un professore deve essere innanzitutto uno psicologo capace di gestire un gruppo di 20 adolescenti. Non di educarli, ma di gestirli, esaltarne le potenzialità, non demotivarli con insulti e, soprattutto, con la faccia di chi sta lì perché incapace di stare altrove;
b- introdurre il curriculm dello studente: un nucleo ristretto di materie obbligatorie, ed uno molto più ampio di materie a scelta dello studente. Non si puo' scegliere a 14 anni una scuola per i successivi 5. 5 anni che, oltretutto, influiranno profondamente su tutte le successive scelte.
Dalla prima media in poi lo studente deve poter sperimentare le proprie passioni, testare i propri sogni. Per scegliere serenamente l'università ed il proprio futuro. Per presentarsi nel mondo del lavoro con delle competenze specifiche ed uniche.

***

Mi perdonerà, professore, per la mia incapacità di realizzare un discorso omogeneo. Ma ho finalmente avuto la possibilità di chiarirmi bene alcuni punti sui quali m'ero spesso arrovellato senza troppo costrutto.
Riassumendo:
- la situazione della scuola è la stessa da una decina di anni. Se avessi avuto un cellulare con videocamera negli anni belli della scuola media Publio Virgilio Marone avrei chiare testimonianze di quanto dico. Ed ancor di più ne avrei se You Tube avesse visto la luce durante i cinque anni di Galilei: le poche volte che portai la telecamera in classe, ne uscii con riprese di culi di fuori durante l'interrogazione, gavettoni in sede d'esame di maturita con secchi pieni d'acqua. E tanto altro. Inutile dire quanto divertenti siano i ricordi di questi anni. E solo perché eravamo una scuola quasi completamente maschile non c'è traccia di sesso (che poi è questo che un scandalizza e fa strillare tanta gente attraverso i telegiornali)! (Un commosso ricordo e piccola testimonianza fotografica qui)
- non è certo per il clima goliardico che la scuola non va. E a mio modesto parere non neanche io cruciverba. Non va perché professori ed alunni sono ormai incapaci di stringere un patto di reciproca convenienza: io faccio bene il mio lavoro e te cresci culturalmente. Vedendola molto difficile lavorare sulla parte studentesca, mi sembra utile iniziare ad ipotizzare -e velocemente mettere in atto- soluzioni sul fronte docenti (non bastano sporadici buoni esempi perché uno studente rimetta nello zaino la voluminosa "Settimana Enigmistica". E' un po' come stare 2 giorni interi in una stanza buia. Poi il black out ha termine: potresti metterci un po' per capire che ora puoi riaccendere la luce);
- e fuori la scuola? Quale è la situazione? Qui andiamo troppo lontani, non saprei cosa dire. Magari mi aiuta lei, professore?

Prima puntata - Forse che no (A.Pe)
Seconda puntata - Qui l'unica 'Revolution' è il piano tariffario di Vodafone... (Domenico Fiormonte)
Terza puntata - Terza fase (A.Pe)
Quarta puntata - "Vale sempre la pena averla" (Teresa Numerico)

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,16:10
Breve viaggio nella realtà liberale: i Riformatori Liberali (parte II)

Nell’ultimo incontro abbiamo approfondito le posizioni etiche dei RL, le differenze che li distinguono dai radicali e che hanno fatto preferire il centro-destra alla coalizione di Prodi. Ed ora…

E con la guerra? Siete vicini alle posizioni di Pannella?

I radicali sono un movimento che fa della nonviolenza una bandiera, noi al contrario non siamo ostili a priori all'uso della forza allo scopo di risolvere questioni internazionali, rovesciare dittature o, nel piccolo, difendere la proprietà privata.

Perché dovremmo preferire una vera economia di mercato ad uno stato sociale mastodontico? (Che poi tradotto fa: perché l'imprenditore deve avere più facilità a licenziarmi? Io cosa ci guadagno?)

Glom! Questa domanda potrebbe essere riassunta in: perché è meglio il liberalismo del socialismo? Praticamente dovrei riportare tutto "Liberalismo" di Mises per rispondere a tale quesito. Provo a fare uno sforzo di ultra-sintesi. Lo stato sociale nasce dall'esigenza di concretizzare la teoria della giustizia sociale, in base alla quale è necessario che i ricchi, cioè coloro che sono economicamente più elevati, debbano donare forzatamente parte dei loro averi ai meno abbienti, allo scopo di garantire loro le libertà positive. Ciò si traduce nell'esproprio violento dei beni prodotti con il lavoro di alcuni cittadini allo scopo di redistribuire tali beni a chi non ha la possibilità o la volontà di produrli. Di per sé, il concetto di giustizia sociale nasconde al suo interno una mostruosa ingiustizia: il furto.

A quel punto il socialista potrebbe obiettare che il povero non ha le possibilità economiche per realizzare le proprie opportunità, ma di fatto la realizzazione delle opportunità non è un diritto, specialmente se esse sono portate a termine violando il diritto altrui. L'unico diritto che una società liberale deve avere è la libertà negativa basata sul principio di non aggressione.

"Ma allora i poveri sono fregati?" - diranno i socialisti. Niente affatto, i poveri hanno la sopravvivenza assicurata grazie al mercato, il quale permette loro di accedere a prezzi che consentono la realizzazione di ogni opportunità, senza però gravare sui ceti produttivi. Di conseguenza il feedback parassitario creato dal concetto di giustizia sociale, in base al quale al cittadino meno abbiente conviene non lavorare e attendere i soldi dei fondi pubblici di disoccupazione, viene spazzato via introducendo il povero nell'ingranaggio del mercato. Affinché infatti egli possa accedere alle merci Low cost, garantite dalla libera concorrenza, necessariamente dovrà produrre quanto basta per acquistarle. I poveri diventano dunque protagonisti nell'economia di mercato, invece che gravare sulle spalle del ceto medio.

A quel punto il grande interrogativo riguarda il mercato del lavoro. Se infatti il capitalista può licenziare il povero come vuole, difficilmente quest'ultimo potrebbe inserirsi agevolmente nell'economia di mercato.
Questo discorso viene sempre utilizzato dai socialisti allo scopo di attaccare il liberalismo. Essi pensano follemente di ridurre la disoccupazione generando mere associazioni corporative che chiamano sindacati. I sindacati, mediante l'appoggio dello stato, hanno la capacità di compiere ritorsioni legalizzate sui capitalisti e allo stesso modo di escludere forzatamente dal mercato del lavoro i lavoratori non sindacalizzati. Di fatto agiscono come gruppi di pressione che strozzano da una parte i lavoratori, dall'altra i padroni.
Se la soluzione alla disoccupazione proposta dai socialisti consiste nell'appesantire le imprese con legislazioni rigide sulle assunzioni, favorendo in tal modo l'incremento del lavoro nero, se non portando al collasso economico la stessa impresa, devastata dall'assenza di mercato del lavoro e quindi rischiando di mettere sul lastrico tutti i lavoratori, si spiega per quale motivo Bastiat avesse già a suo tempo immaginato un dialogo tra un Socialista ed un Economista. Entrare nel mercato del lavoro come precari conviene, se le alternative sono il lavoro nero o la disoccupazione.

Di certo, favorendo un'economia liberale, possiamo sperare di essere assunti in pianta stabile da una delle tante ditte esistenti sul libero mercato, che di certo non ha interesse nel licenziare chi vale; semmai, ha interesse nel sottrarre costui alle aziende rivali. Ma questo richiede, ovviamente, meno Stato, meno Confindustria, meno sindacato, meno politica.
Se invece speriamo di essere protetti da un welfare corporativo, che ci sostiene con le tasse altrui, saremmo condannati a vivere l'intera esistenza con il nostro miserevole stipendio di base, totalmente disinteressati dei progressi dell'azienda, a sua volta ignara della nostra sorte, attendendo che alla fine del mese qualcuno paghi. Quando non c'è competizione per la sopravvivenza, perchè darsi da fare per lavorare?
Basta stenderci su una roccia e attendere che passi lo Stato a mantenere noi e l'impresa che ci ospita. Se questa ristagnante assenza di meritocrazia è ciò che vogliono i socialisti, essi ci condanneranno presto a marcire nella mediocrità.

On line anche su www.meltinpotonweb.com

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,09:32
Qui l'unica 'Revolution' è il piano tariffario di Vodafone...
Caro Andrea (e cari tutti),

ho letto il tuo post e, innanzitutto, ti ringrazio. Sia per le cose che dici sia per esserti preso la briga di scrivere.
So che apparirà retorico, ma non immaginate quanto sia importante per me questo dialogo con voi.

Venendo al punto: non credo che la discussione - persino per Galli della Loggia - fosse una mera riproposizione della disputa "apocalittici vs integrati" [libro di cui, per altro, consiglierei la lettura!]. Certo che non è interessante (oltre che utile) discutere se sia un bene o un male ciò che accade, magari con corollario di laudatio temporis acti -- i treni arrivavano in orario, non ci sono piu' mezze stagioni, ecc. ecc.

Mi interessa però che cosa accade - e perché. Non volevo dare giudizi di valore, anche se indubbiamente il caso dei cruciverbisti è stato l'episodio che ha scatenato la mia curiosità (non solo clinica). Io pero' non rabbrividisco di fronte a questa gioventù. Mi dispiace se
avete avuto questa impressione. In genere invece sono curioso e, per quanto mi è consentito dal ruolo, partecipe.
Tralasciando le questioni personali, se è vero che ogni scarto generazionale presenta delle rotture e propone dei conflitti (ce ne fossero), stavolta mi pare che stia accadendo altro. Se lo schema fosse quello da te descritto, Andrea, vi sarebbe una qualche forma di protesta nei confronti degli adulti. Ma dove sono le barricate? Dov'e' l'accusa nei confronti del potere (in tutte le sue forme, politiche, economiche, antropologiche, ecc.)? Qui l'unica 'Revolution' è il piano tariffario di Vodafone...

A meno che - e, confesso, l'ipotesi mi intriga - la fellatio in classe & similia in onda su YouTube incarnino in realtà una nuova forma di protesta (nichilista? dadaista?) contro le vecchie generazioni.
Foucault ne sarebbe estasiato.

Buona Pasqua a tutt*

Domenico Fiormonte
p.s. Non resisto, e vi ricopio qui sotto un testo scritto dai ventenni di ventanni fa...

Baroni, padroni
pompieri, aspiranti dirigenti,
topi di sezione,
oscuri burocrati, gente con la linea
in tasca,
forse tra qualche giorno ce ne andremo
e proverete a dimenticare
tornando con: bacheche, circolari.
processo democratico, giornali
delegati e mozioni
(ma non rompete i coglioni)
Direte: "era un fuoco di paglia,
un'oscura marmaglia
senza proposizioni"
(ma non rompete i coglioni)
Ma tutto questo non è stato invano,
noi non dimentichiamo.

..
Per il vostro potere fondato sulla merda,
per il vostro squallore,
odioso, sporco e brutto...
Pagherete caro
pagherete tutto.

(scritta sui muri dell'università, febbraio 1977)


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mercoledì, aprile 04, 2007,20:26
Forse che no.
Due eventi capitali stanno sconvolgendo la gioventù (occidentale?):
- l'indefesso aumento del reddito (siamo pieni di superfluo);
- la rivoluzione tecnologico-scientifica colossale e generale.
E questo l'ha detto Galli Della Loggia. Che poi non è roba così geniale. Però l'ha detto. E l'ha detto pure sulla prima pagina del Corriere.

Non voglio affatto farmi voce, indegno come sono, di ciò che abbiamo detto oggi in aula. Ma solo appuntare sul foglio (elettronico) qualche pensiero, sperando facciate altrettanto.

L'uomo per indole naturale tende a spingersi verso gli estremi, nella speranza di oltrepassare i limiti. Solo gli inetti tentano di restare nel recinto. E non è detto che sia male. E infatti non ho detto che gli inetti siano il lato negativo dell'umanità. L'inetto è il vero super uomo. E però l'inetto rimarrà comunque intrappolato ed ucciso nella colossale esplosione finale che tutto ripulirà. Chiusa parentesi sveviana.

E questo voler sconfinare verso i limiti estremi si ripete di generazione in generazione, ed all'interno di ogni generazione. Ed ogni volta, sistematiche, s'alzano grida di terrore. E paura. E la terra sembra sgretolarsi sotto i piedi dei più stanchi e dei più vecchi. Ed il futuro sembra essere drammatico ed incerto.

Se la nonna della mia bisnonna sbirciasse nel presente della sua gioventù, professore, non nella nostra (mia) ma nella sua, si spaventerebbe. Rabbrividirebbe. O sbaglio?
Esattamente come lei rabbrividisce nel guardare nel presente di questa gioventù. O, per lo meno, come rabbrividisco io nello sbirciare nella generazione di mia sorella. Che sono pochi anni, ma si sentono tutti.
Insomma: ha senso preoccuparsi del futuro del mondo come se da cinque miliardi di anni il mondo procedesse stancamente attraverso la riproduzione di Amebe? Io non rispondo, perché non sono affatto certo della risposta. Sono certo invece che un po' di preoccupazione, nel visionare la fellatio di un sedicenne filmata contestualmente ad un'assemblea d'istituto, ce l'ho. E sinceramente me la tengo stretta.
Però, però...non so. Forse toccherebbe lasciarsi passivamente trasportare. O forse no.

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