lunedì, marzo 27, 2006,09:16
Un po' di Nepal sotto la Tour Eiffel.
foto di Anuradha Paude
C'era stata inviata questa lettera (qui tradotta) da un gruppo di nepalesi in esilio a Parigi che ieri, domenica 26 Marzo, si sono riuniti per manifestare contro l'arrivo dell'Erede al Trono del Nepal, Mr. Paras Shah, in viaggio privato in Francia.
Per maggiori informazioni potete leggere qui (o più sotto) l'articolo di Paola Vallatta per L'Espresso on-line.
Segue qualche foto. Per le altre contattatemi.

Nepal, arriva il principe nero di Paola Vallatta
Mentre in Nepal si continua a soffrire, sottomessi a un monarca-tiranno e testimoni di una guerriglia che dura ormai da dieci anni, sbarca in Europa il principe ereditario Paras Bir Bikram Shah Dev, nell'indifferenza generale. O quasi: la comunità nepalese in Francia, che conta un migliaio di persone, ha infatti deciso di indire una manifestazione per il 26 marzo alle 15 al Trocadero, a Parigi, proprio per protestare contro la visita, sia pur privata, di Paras Shah. Ufficialmente il principe è venuto in Europa per consegnare due cuccioli di rinoceronte, "un regalo al Presidente dell'Austria e al popolo austriaco" come riportano le agenzie nepalesi, destinati probabilmente allo zoo di Schönbrunn, e la scappata europea del principe ereditario prevede che arrivi a Parigi precisamente il 26 marzo. Secondo gli organizzatori della manifestazione "viene a cercare di acquistare armi in Europa per un esercito (quello reale, cioè l'esercito nepalese, n.d.r.), che è ormai quasi una milizia privata" e, al tempo stesso "in cerca di riconoscimento internazionale e di legittimità per una famiglia (sempre quella reale, n.d.r.) che agli occhi dei nepalesi non ne ha alcuna". Il monito è rivolto ai francesi: "Se ricevete questo principe, anche in visita privata, sappiate che in Nepal, la propaganda dirà che ha il sostegno dei paesi europei". Paras Shah, si sarà intuito, è estremamente impopolare in Nepal: se il padre è un tiranno che, dal 1° febbraio 2001, si è arrogato il potere assoluto, a capo di un governo fantoccio in uno Stato senza più alcun Parlamento, il principe ereditario ha fama di essere un individuo violento, dedito all'alcol e alla droga. Al figlio di re Gyanendra, si rimproverano, tra le altre nefandezze, almeno due omicidi. Avrebbe infatti travolto con un fuoristrada un celebre cantante nepalese, Praveen Gurung, apparentemente soltanto perché si era rifiutato di cantare per lui, e fatto fuori un tassista, Sanubhai Dangol, che si sarebbe rifiutato di far salire sul suo taxi il principe evidentemente ubriaco. Nei giorni che seguirono l'omicidio di Gurung i giornali scrissero articoli di fuoco contro Paras Shah, vi furono manifestazioni di protesta in tutto il Paese e interrogazioni parlamentari e furono raccolte decine di migliaia di firme per chiedere all'allora re Birendra, zio del ragazzo, che il principe venisse giudicato. Naturalmente fu impossibile raccogliere prove documentali e Birendra si limitò a vietare al nipote l'uso delle automobili. Gli organizzatori della manifestazione del 26 marzo non hanno dubbi: "vorremmo si sapesse almeno questo: in Francia quest'uomo sarebbe in carcere". Un'altra ombra nera pesa sulle spalle del principe ereditario: Paras Shah si trovava a Palazzo Reale il 1° giugno 2001, quando l'intera famiglia dell'allora monarca Birendra, 19 persone, venne sterminata in circostanze tuttora oscure e fu tra i pochi presenti a sopravvivere alla strage. Subito dopo il massacro della famiglia reale, il fratello minore del re, Gyanendra Shah, è salito al trono. E, anche in questo caso, non ci fu una vera e propria inchiesta sui fatti. Prima venne accusato della strage Dipendra, figlio di Birendra, poi si disse che si era trattato di un incidente: l'esplosione di un fucile durante una cena. In seguito, precisamente il 26 ottobre 2001, Gyanendra designò Paras Shah quale suo successore, "contro la volontà dei nepalesi che ben conoscono le malversazioni di cui Paras Shah è capace" precisa uno degli organizzatori. Quasi superfluo aggiungere che la vox populi, al completo, dai guerriglieri maoisti agli intellettuali passando per il popolo minuto, ritiene che dietro questo dramma shakespeariano ci sia l'attuale famiglia reale. Ma, come si può ben immaginare, l'impunità è totale. L'unica sorta di condanna internazionale nei confronti del principe ereditario, oggi trentaquattrenne, risale al 2002, quando Reporters sans frontières protesta all'annuncio di una decorazione, quella di miglior poliziotto dell'anno, consegnata da Paras Shah all'ufficiale Bikram Singh Thapa, coinvolto nella morte sotto tortura di Krishna Sen, direttore della pubblicazione filomaoista Janadesh. Il segretario di Reporters sans Frontières, Robert Ménard, dichiarava allora: "Questi onori resi a un torturatore sono ributtanti. Come si può sperare che sia resa giustizia se le autorità del Paese trattano con un tale disprezzo i diritti umani? L'impunità e le violenze della polizia sono diventate una vera istituzione di Stato". E la situazione, da allora, non sembra migliorata. Come si legge, per esempio, in un documento del 7 marzo scorso della Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni unite: "I difensori dei diritti umani sono sempre più presi di mira dal governo del Nepal nel tentativo di reprimere l'opposizione. Qualsiasi critica e attività contro il monarca assoluto è stata dichiarata illegale. Il che significa che qualsiasi attività che si ponga contro il potere assoluto o i clamorosi ed eccessivi abusi sui diritti umani permessi sotto l'attuale regime è un crimine. Coloro che continuano a difendere i diritti umani e la libertà d'espressione in Nepal devono affrontare la minaccia reale di una detenzione arbitraria. Che comporta il rischio di atti violenti, tortura, morte in prigione e sparizioni forzate, tutte cose sistematicamente diffuse in Nepal".
scritto da Andrea&Serena
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domenica, marzo 26, 2006,19:10
Siamo in campagna elettorale.
Questo ormai anche i bambini l’hanno capito.
Siamo sommersi da dibattiti e confronti tv, non si riesce a sfuggire alle urla, agli attacchi, alle battute pesanti che affollano le bocche dei nostri politici.
Ora, mi viene da chiedermi, ma anche negli altri paesi i dibattiti politici si svolgono come una puntata di Amici di Maria de Filippi? Perché c’è davvero da vergognarsi!
Mi è capitato sottomano questo filmato del 2003 del nostro caro Presidente.

Guardatelo tutto e poi dite se non c’è da vergognarsi di chi rappresenta il nostro paese.
Badate bene, non si tratta solo delle scempiaggini che dice (che già basterebbero per inorridire)
Ma per il tono che usa, che dimostra quanto il nostro Presidente sia abituato alla totale impunità.

p.s. è un filmato tristemente autentico che usa anche Moretti nel Caimano
venerdì, marzo 24, 2006,19:19
Ecco la traduzione della lettera postata precedentemente in inglese:

"Noi nepalesi residenti in Francia, che viviamo nella sicurezza di una completa democrazia, diritti umani e libertà di stampa estendiamo il nostro più alto rispetto alla popolazione della Francia, al suo governo e all'Unione Europea verso il loro forte impegno per la pace, la democrazia e i diritti umani.
Abbiamo saputo che l'Erede al Trono del Nepal, Mr. Paras Shah sarà in visita in Francia dal 26 marzo. Per molti francesi il Nepal è un paese con le più alte montagne del mondo, gente simpatica e amichevole e uno dei più variegati al mondo per cultura, costumi e le bellezze naturali. Ma probabilmente non molti francesi sanno del bottino della monarchia e del famigerato principe Paras.
Il Re Gyanendra Shah ascese al trono dopo l'uccisione di tutti i membri della famiglia reale tranne il suo il primo giugno 2001. Contro la volontà popolare ha anche dichiarato suo figlio Paras Erede al Trono. Il fatto che Paras fosse il solo membro della famiglia reale presente a sopravvivere illeso al massacro ha generato tra i comuni nepalesi la forte impressione che lui fosse il vero responsabile del crimine (http://en.wikipedia.org/wiki/Paras_of_Nepal)! Egli ha anche ucciso alcuni nepalesi come Prabin Gurung, un popolare cantante nepalese, e Sanubhai Dangol, un tassista. E' anche conosciuto come commerciante di droga e sta violando la legge nazionale e internazionale consegnando due piccoli di rinoceronte al governo austriaco il 24 marzo.
Fin dal tragico massacro nel palazzo reale tutto è andato male in questo Regno Himalayano. Appena dopo un anno, nell'ottobre 2003, Gyanendra ha sciolto il Parlamento e licenziato il governo democraticamente eletto. Quindi ha preso in mano il governo per altri due anni, ma il primo febbraio 2005, il Re Gyanendra ha progettato un colpo di stato, licenziato il governo a preso il diretto controllo, si è dichiarato presidente del consiglio dei ministri, una posizione che non esiste nella Costituzione nepalese, imposto lo stato di emergenza, imprigionato migliaia di leader politici, giornalisti e attivisti, soppresso le librtà civili garantite dalla Costituzione, tagliato le linee telefoniche, Internet, e iniziato un governo autocratico. Ha iniziato a uccidere gente innocente nel nome dei terroristi.
Poiché molti donatori hanno interrotto la loro assistenza al Nepal dopo il golpe reale, il regime cerca disperatamente di ottenere il riconoscimento internazionale. Sta usando ogni occasione per la sua propaganda per mostrare che ha guadagnato un qualche riconoscimento internazionale. Tuttavia, il Re Gyanendra è stato escluso dalla partecipazione all'assemblea generale dell'ONU dopo una forte protesta dentro e fuori il Nepal. Recentemente, Gyanendra ha anche progettato l'inscenata delle elezioni, ed è stato boicottato da tutti i maggiori partiti politici, non potendo attrarre nemmeno il 20% dei votanti, stando ai conti ufficiali.
A causa del governo reale e dell'insurrezione dei maoisti, il Nepal è precipitato in una guerra civile. Ci sono blocchi degli insorgenti in quasi ogni parte del paese. Ovunque c'è terrore, scarsità di bisogni giornalieri, uccisioni, abuso di diritti umani, i leader sono in prigione. I partiti eletti sono buttati in strada e il paese è attraversato dai pochi sostenitori del re e governato da oltre 150 ordinamenti non appartenenti alla costituzione. In una simile condizione il popolo nepalese ha bisogno di pace, un governo di legge, libertà di espressione, diritti umani e libertà democratica, una soluzione pacifica della crisi presente. In questa situazione difficile del paese la moneta dello stato dovrebbe essere spesa per migliorare la sanità, l'educazione, l'acqua potabile e per lo sviluppo, non per i viaggi personali della famiglia reale con i beni dello stato. Ma il Principe sta visitando l'Europa con i beni dello stato e cercando in più di legittimare il governo reale come un'evidenza del supporto internazionale alla famiglia reale. Ecco perché noi ci opponiamo alla sua visita e chiediamo a tutti voi di partecipare, aiutate a pubblicizzare il nostro programma di protesta."
domenica, marzo 19, 2006,10:42
Per gli elettori #2

Come preventivato il post precedente non ha ricevuto nessun commento. Ci riproviamo con questo, riferito ai disordini francesi. Il titolo è chiaro: tanto a sinistra quanto a destra c'è bisogno di ridiscutere temi fondamentali, di mettere in discussione ogni pensiero, soprattutto l'idea ormai troppo solida del ruolo che lo stato ha nelle nostre vite. Siamo sicuri che il regime attuale è il più conveniente per tutti?

Quella che segue non è LA posizione. E' una posizione: da discutere, prendere con le molle, verificare. Tutte cose che in questa stanca Italia (ma almeno in questo non siamo soli al mondo...) son dimenticate.

Mathieu Lain: «la grande nurserie»

«Contro il CPE assistiamo ai sussulti di una Francia che la classe politica, di destra e di sinistra, per ragioni elettoralistiche ha trasformato in un elefantiaco Stato-provvidenza, in un grande asilo nido a cui si chiede tutto e che controlla grottescamente la vita privata nei dettagli minimi, un paese di gente deresponsabilizzata e fragile che ha paura di ogni innovazione »: mentre le piazze e le università si infiammano, Mathieu Lain, docente a «Sciences-Po», uno dei laboratori della trasformazione francese, ha mandato in libreria un libro, «La Grande Nurserie » (Lattès), in cui malmena, con taglio alla Tocqueville, l’immobilismo del riverito Modello.

Come funziona questo grande asilo di cui i ragazzi delle università, che rifiutano ogni flessibilità del mercato del lavoro, sono gli allievi più giovani e chiassosi?

«È l’attuale sistema francese. Perché nel nostro paese si crede un po’ troppo che lo Stato può tutto. Qualsiasi problema si affaccia all’orizzonte, ci si chiede: che cosa fa il governo? Ci sono esempi infiniti e grotteschi come la ondata di caldo, la influenza aviaria, il contratto di lavoro, le OPA straniere eccetera. Gli uomini politici cavalcano questa tendenza, aumentano la paura e promettono soluzioni. Il governo ha promesso un piano anti-caldo, una cosa ridicola, diceva che sarebbero stati distribuiti vaporizzatori agli anziani! ».

Ma dove deborda lo Stato assistenziale?

«Mentre la maggior parte degli stati europei hanno compreso che bisogna ridurre la sfera statale e concedere sempre più fiducia a ciascuno degli individui, quello francese al contrario è uno Stato che ingrossa in continuazione, entra nelle nostre vite, ci sorveglia, ci dice persino: non devi ingrassare, non devi bere, non devi fumare ... una specie di campagna di buoni sentimenti che ci protegge in permanenza contro noi stessi. E questo è grave perché a forza di deresponsabilizzare l’individuo lo si infantilizza, lo si prende per un bebè. È la grande Nurserie che si regge sull’idea che la libertà è colpevole».

Ma oggi lo stato «nounou», non ha soldi, dice spesso no...

«Certo, lo Stato provvidenza che spende sempre di più è rimasto senza fondi, i politici si sono accorti che il sistema non può reggere. Purtroppo questa cultura dell’iperprotezione, dell’iperstatalismo cresce e mantiene i cittadini in una cultura della abdicazione. Per esempio i genitori si dicono: non devo educare i miei figli, tanto provvede lo Stato, gli allevatori si rassicurano: non è grave quanto accade tanto arriveranno le sovvenzioni se ci sono guai. C’è una paura del progresso e questo è davvero l’eccezione francese. Io che non sono un declinologo ma un ottimista premo per una società della responsabilità».

Male sue posizioni sono isolate.

«È vero, c’è una cultura dell’interventismo statalista che attraversa tutta la classe politica, da destra a sinistra fino alle estreme. C’è un fondo che è la antica ambizione di costruire una società perfetta e cambiare l’uomo. I liberali invece non vogliono cambiare l’uomo, lo vogliono lasciar agire e progredire e dargli la responsabilità. Ma non ci sono liberali in Francia.

Da La Stampa, 12 marzo 2006
venerdì, marzo 17, 2006,21:12
Mettiamo in discussione qualche certezza?
Senza troppo faticare, non è difficile immaginare che la stragrande maggioranza dei lettori di questo blog, il 9 aprile, voterà l'Unione. E allora mi sembra utile, divertente e d'obbligo mettere in discussione qualche certezza. Iniziamo dallo stato sociale. L'articolo che segue è un estratto tratto da liberanimus.org, il Friedman di cui si parla è questo e non questo!

"Strenuo sostenitore del capitalismo, anche in anni statalismo diffuso, Friedman fu un implacabile accusatore del Welfare State, autentica forma di assistenzialismo di stato di derivazione bismarckiana, che costa più di quanto rende. Seconda tale concezione paternalistica della povertà, lo stato (e non la persona) individua alcuni bisogni ritenuti "essenziali" e si assume di offrire, spesso in condizioni di monopolio, i relativi servizi all’intera collettività. Tale modo di affrontare la povertà fondato sulla redistribuzione in natura si rivela inefficiente, dato che, violando la libertà di scelta dei beneficiari, ottiene, a parità di costo, un risultato inferiore dal punto di vista del benessere di questi ultimi.

Se a questo si aggiunge, sia che il costo dell’assistenzialismo grava su tutti (anche sui poveri), mentre i benefici vanno spesso a chi non ne ha bisogno, sia il fatto che i servizi resi sono spesso assai insoddisfacenti, invece di ritrovarci garantita una "uguaglianza di accesso" a servizi pubblici essenziali, ci ritroviamo in presenza di una "ineguaglianza di uscita" dall’inefficienza pubblica: solo i benestanti, infatti, possono permettersi di pagare due volte gli stessi servizi, optando per la fornitura privata. Ma si sa che il vero scopo del Welfare State non è quello di aiutare i meno abbienti, ma quello di "ingrassare" politici, burocrati, sindacalisti e profittatori assortiti che vivono alle spalle dell’industria dell’assistenza pubblica.

Tra le idee alternative al Welfare State (idea peraltro assai discutibile) Friedman ha proposto l’imposta negativa (1962). Secondo tale idea, si individua un break-even point, in corrispondenza del quale non si pagano imposte. Invece che non pagare nulla al di sotto di tale cifra, Friedman propone che ai percettori di redditi inferiori a detta cifra lo stato assegni una somma equivalente a una percentuale della differenza esistente fra reddito minimo e reddito percepito*.

Tale redistribuzione in moneta, anziché in natura, farebbe salva la libertà di scelta dei beneficiari: lo stato non tratterebbe più i poveri come se fossero degli incapaci che non sono in grado di valutare da sé i propri bisogni, ma come individui responsabili. Inoltre, il sistema sarebbe immune dagli effetti regressivi attuali e, soprattutto, vedrebbe sottoposta alla disciplina del mercato e alla concorrenza la fornitura di quei servizi sociali di cui i cittadini hanno maggior bisogno.

Esponente della tradizione liberale classica, Friedman è criticato , oltre che dai keynesiani, dagli esponenti più radicali dell’anarco-capitalismo americano come suo figlio David, che si è preso anche la licenza di dargli del "socialista", il che, per il principale (anche se non sempre ascoltato) consigliere di Ronald Reagan appare quantomeno beffardo.

Uno dei maggiori terreni di scontro con gli anarco-capitalisti riguarda la proposta del voucher (buono-scuola). Friedman è convinto che l’istruzione sia in "bene pubblico", nel senso che conferisce benefìci che non sono limitati al soggetto destinatario dell’istruzione, mentre per quanto riguarda i problemi connessi al finanziamento dell’istruzione, sostiene che il finanziamento e la gestione del servizio scolastico siano due aspetti che vadano scissi. I governi potrebbero imporre un livello minimo di scolarità concedendo ai genitori dei titoli di credito non negoziabili da spendere per l’acquisto di servizi scolastici (e non per altri scopi!) in un istituto di propria scelta, ma "approvato" in base a criteri minimi di serietà e scolarizzazione, dalle pubbliche autorità. Detto sistema restituirebbe libertà di scelta alle famiglie, che potrebbero decidere a quale scuola mandare i propri figli sulla base dei propri valori, e allo stesso tempo garantirebbe quella varietà, diversità e pluralità di valori che sono essenziali in una democrazia libera, evitando la possibilità di indottrinamento di massa basato sull’imposizione di un’ideologia uniforme, uguale per tutti, anche se rifiutata dalle famiglie.

* Es. Dato un break-even point di 10, un reddito percepito di 2 e una percentuale stabilita nell’ordine del 50 %, si avrebbe una restituzione dello stato al cittadino in questione di 4. Vediamo come: 10 – 2 = 8 (differenza esistente fra reddito minimo e reddito percepito); 50 % di 8 = 4.
sabato, marzo 11, 2006,19:58
Il potere ai bambini!
Tutto è partito da questo brano.

"In India, nel cinquantesimo anniversario della morte di Gandhi fu fatto qualcosa di simile. Ai bambini delle scuole elementari fu chiesto: “Cosa faresti, se tu avessi il potere assoluto nel paese?” Le risposte più frequenti furono: darei casa ai poveri, farei pulire le strade, eliminerei i politici corrotto, pianterei più alberi, ridurrei la popolazione.
Il potere ai bambini, allora!"
(Tiziano Terzani, Un altro giro di giostra)
Poi Erica, professoressa di francese della terza A...

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scritto da Andrea&Serena
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giovedì, marzo 09, 2006,20:47
LIBERTA' E' ...

Il valore dell'agire politico

di V. V. Alberti


Il concetto di libertà, se analizzato nelle sue implicazioni sociali e politiche secondo un criterio liberale, deve costantemente essere posto in relazione all'individuo reale.In questo senso, è opportuno vedere se a me, proprio a me con nome e cognome, il principio di libertà presuntamente contenuto in una norma - che sia una legge, un provvedimento, un atto governativo - consenta la reale, concreta capacità di esaltare la mia libertà (naturalmente da non intendere come licenza). La libertà è una categoria spesso fraintesa, abusata, non focalizzata. Mettiamo che io sia un giovane che intende fare l'imprenditore. Quali ostacoli incontro? Quali facilitazioni? Quali illogicità? Quali opportunità o ingiustizie? Se esiste una legislazione sull'imprenditoria femminile o giovanile, o i prestiti d'onore, è vero che tali norme sostengono la mia libera iniziativa? La risposta Ë difficile e poco lieta. In tempi di campagna elettorale - aggiungo, radicale e fuorviante - noi di Società Libera, tradizionalmente attenti alla qualità culturale del liberalismo, dobbiamo capire (e, in questo senso, è stato fondamentale proporre il "Rapporto sul processo di liberalizzazione della società italiana") se, al criterio logico e culturale, corrisponda una precisa e organizzata risposta politica. E' proprio la politica, infatti, la categoria dalla quale aspettiamo risposte, per quanto sia drammaticamente in crisi. Ci siamo occupati, infatti, dei "costi della politica" non per demagogia, ma per affermare l'importanza e il valore dell'agire politico.
http://www.societalibera.org/
martedì, marzo 07, 2006,13:29
12 punti&tanti dubbi. Anzi: idee molto chiare.
"La mia osservazione è quella di sempre. Mi riferisco in particolare ai punti di intesa tra i "sette partiti democratici" e i "maoisti". Non mi convince nemmeno in parte.
A parte le autoassoluzioni in stile anni '70 ("il Partito fa autocritica e dichiara che non ripeterà più gli errori del passato"), resta l'idea di fondo, sballata. Sostituire una monarchia "assoluta" con una democrazia "assoluta"? La democrazia assoluta è un ossimoro orrendo...
L'errore è il solito di ogni rivoluzionarista che sceglie la forza: eliminare il re invece di eliminare il (suo) potere. E' proprio per questo che la Magna Carta funziona dal Medio Evo, mentre la Rivoluzione francese, passata tra teste mozzate sollevate sulle picche e decapitazioni dei nobili, ha fallito e continua ad essere un modello disastroso..."
Paolo di Lautreamont,
http://lapulcedivoltaire.blogosfere.it
scritto da Andrea&Serena
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lunedì, marzo 06, 2006,19:04
L'alleanza dei sette partiti chiede ai Maoisti di revocare lo sciopero generale

Traduzione da Nepalnews:


L'alleanza dei sette partiti di opposizione ha richiesto al CPN (i Maoisti) di revocare lo sciopero generale indefinito e gli altri programmi di protesta che hanno annunciato dallo scorso mese.

L'assemblea dell'alleanza, cui erano presenti i leader dei sette partiti, lunedì a Kathmandu, ha anche espresso preoccupazione per le recenti attività violente dei Maoisti, come l'uccisione e il rapimento di gente comune, la riscossione forzata di donazioni e l'azione contro cellule dei partiti nonostante l'accordo sui 12 punti tra i sette partiti politici e i Maoisti. L'assemblea ha esortato i ribelli a fermare immediatamente queste attività.

L'assemblea, tenuta alla residenza del Presidente Congresso Nepalese Girija Prasad Koirala, tuttavia, ha espresso piena lealtà verso il patto sui 12 punti.

L'assemblea ha anche deciso di organizzare programmi di protesta concentrati nella capitale dal 6 aprile per la restaurazione di una completa democrazia nel paese.

L'assemblea ha concluso che il tracciato dei sette partiti politici annunciato l'8 maggio 2005 era la maniera migliore per restaurare completamente la democrazia nel paese e ha aggiunto che è ancora rilevante.
I sette partiti politici rilasciarono una dichiarazione congiunta l'8 maggio 2005, che chiedeva il reinsediamento della sciolta Camera del Parlamento.

"Il Parlamento reinsediato costituirebbe un governo di tutti i partiti, che lavorerebbe quindi verso la creazione di un ambiente favorevole per mantenere negoziati di pace con gli insorgenti Maoisti", ha aggiunto la dichiarazione.

Una dichiarazione rilasciata alla stampa dall'alleanza dopo l'assemblea ha anche spinto per una cooperazione da tutte le parti nella agitazione pacifica dei sette partiti politici volta alla restaurazione di una completa democrazia.

Affermando che l'importanza del governo reale è finita in seguito al recente verdetto della Suprema Corte di quash(?) la Commissione Reale per il Controllo della Corruzione, il comunicato stampa ha detto che non c'è alternativa se non applicare il tracciato in sei punti dei sette partiti politici per il ritorno della pace e della democrazia.

L'assemblea ha anche condannato l'atto del governo di detenere capi dei partiti politici e alcuni attivisti per i diritti. Ha anche bollato le votazioni tenute l'8 febbraio come un completo fallimento del governo reale.

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