venerdì, gennaio 25, 2008,14:35
Buone notizie.
Il babbeo nazionale ha fatto un'altra figuraccia, a quanto sembra. La poesia che ha impropriamente recitato in senato non era di Neruda. Ma forse lui già lo sapeva.

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martedì, gennaio 15, 2008,11:54
Lo stupro come arma: il Darfur è anche questo.
"I could hear the women crying for help, but there was no one to help them.”

Dal 2003, inizio del conflitto in Darfur, migliaia di donne e bambine sopra gli otto anni sono state stuprate e ridotte a schiave sessuali dai miliziani janjaweed. Gli attacchi avvengono spesso mentre le donne si allontanano dai campi profughi, per le normali attività di ogni giorno, e gli stupratori sono quasi sempre in gruppo. Di ritorno al campo, le donne vengono rinnegate dalle loro stesse famiglie.
Lo scopo dei janjaweed, con la complicità delle forze regolari sudanesi, è infatti umiliare, punire, controllare, e terrorizzare la comunità da cui provengono. Lo stupro diventa così un'arma e porta, oltre al trauma in sè, le mutilazioni genitali, le ferite, l'alto rischio di contrarre e diffondere l'AIDS e altre malattie sessuali.
Refugees International ha ora rilasciato "Laws Without Justice", un dossier sull'accesso ai servizi legali delle vittime di stupro in Sudan: ne emerge un quadro dalle tinte fosche, in cui le donne sono vittime due volte.
Un chiaro esempio è il rischio, per la donna che denuncia le violenze ma che non riesca a provarle, di essere accusata di "zina", adulterio: la pena è morte per lapidazione per le donne sposate o centinaia di frustate per chi non lo sia.
Anche il ricorso alle cure mediche fornite dalla ONG presenti in Darfur risulta difficile e rischioso. Le ONG sottostanno alle rigide regole del Governo per continuare a operare nel terriorio, nonostante intimidazioni e attacchi, e perdono così molta della fiducia delle vittime, costrette spesso a compilare un modulo di denuncia che le espone ai rischi della giustizia sudanese.
Queste sono solo due delle conclusioni a cui sono giunte le analisi della Refugees International. Il resto lo trovate qui.

Link:
"Darfur Advocacy Agenda": come fermare la violenza sessuale in Darfur

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sabato, gennaio 12, 2008,15:34
Paola Binetti: la nostra comica migliore
La battuta del nostro caro Silvio su Shulz-Kapo mi lasciò addosso tanta tristezza. Mi lasciano sempre addosso tanta tristezza le battute mal riuscite.
Il copione in sé non era male. Anzi, l’autore aveva fatto un lavoro discreto, compreso quel sorrisetto compiaciuto sul finire della scena. Ma la recitazione fu pessima. Un comico è puro ritmo, e in quell’occasione il cavaliere sbagliò tutto.
Invece Paola Binetti non mi tradisce mai. Il suo è un talento purissimo, difficile da inquadrare negli schemi stantii della comicità italiana. Ma, a chiunque vogliate paragonarla, pochi giorni prima di natale ne ha fatta una che è venuto giù tutto il teatro.
Ve la racconto. Un giornalista di Liberazione si è finto gay ed è andato a farsi curare in un gruppo di cattolici estremisti legato al Vaticano. In sé non è una gran notizia: in America questi gruppi spopolano da un po’, e tante lune fa ne parlò Daria Bignardi con un servizio ben fatto e divertente nel quale si mostrava come i preti riuscissero senza problemi a bloccare gli istinti “pederastici” grazie ad un po’ di ginnastica in piscina e qualche fellatio ben praticata.
Ma quello di Davide Varì non voleva essere tanto uno scoop quanto una sponda comica. Che la nostra incredibilmente comica Binetti non s’è lasciata sfuggire.

«Cantelmi (presidente degli psicologi e psichiatri cattolici n.d.a.) svolge un lavoro eccellente - afferma -. Fino agli Anni Ottanta nei principali testi scientifici mondiali l’omosessualità era classificata come patologia, poi la lobby degli omosessuali è riuscita a farla cancellare. Ma le evidenze cliniche dimostrano il contrario»

Parlavo prima di quanto siano importanti i ritmi in una battuta. Per far ridere devi rispettare certi tempi. Devi stupire. Devi dissacrare. Insomma: serve quel genere di cose che se vai in onda su la7 verso l’una di notte poi ti cancellano la trasmissione. Servono storie di cacche, pipì e frustini. Ma se ti giochi l’asso dei froci-piglia-in-culo allora la platea esplode senza soluzione di continuità.
I tempi erano perfetti: infatti c’era ancora qualcuno capace di credere che il Pd sarebbe stato un partito moderno, giovane, laico! Ahah! E che ti fa la dissacrante Binetti? Dissacra. Ti dimostra il contrario. Ti dimostra che ciò che credi non è così certo, ti toglie la sedia da sotto le chiappe e ti fa fare un bel ruzzolone giù per le scale delle tue convinzioni. Poi ti guardi intorno. Vedi che gli altri ridono e ti metti a ridere un po’ imbarazzato.
Oh, che ve devo da dì: a me la Binetti fa troppo ridere.
Invece Veltroni fa sempre più piangere.
p.s. Danie’, ma come resisti all’idea di un Italia governata da gente moderna non più di Lancillotto? Risposta.
p.p.s. secondo me Don Giacomo, mentre si faceva raccontare le libidini attive/passive del giornalista finto gay… mah, secondo me si crogiolava con la sua erezione.

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