48 anni, due figli. Giornalista della Novaja Gazeta, giornale ostile al Cremlino. Autrice di reportages in cui criticava l'atteggiamento del governo verso la guerra in Cecenia e gli abusi commessi dalle truppe russe. Uccisa. Il suo PC è stato sequestrato dalla polizia russa. (da Mattinate Fiorentine)
ll giorno dopo il tragico fatto di sangue, il silenzio del Cremlino appare assordante. Nessuna parola sulla morte della cronista, da sempre voce critica della presidenza di Vladimir Putin e oppositrice della guerra in Cecenia. (da Repubblica)
"possiamo avanzare due ipotesi: una vendetta di Kadirov per quello che lei aveva scritto e continuava a scrivere su di lui, o l'azione di chi voleva addossare al premier ceceno l'omicidio per impedirgli di arrivare alla presidenza della Cecenia". (da Novaia Gazeta)
Le agenzie di stampa russe assegnano l'omicidio a mani anonime, mentre gli investigatori sostengono che la Politkovskayàs è stata colpita "per la sue idee politiche e la sua attività professionale".
Il dipartimento di Stato americano, dal canto suo, chiede un'approfondita inchiesta. E sul sito www.state.gov ha piazzato un comunicato che ricorda i dodici giornalisti uccisi negli ultimi sei anni nell'ex impero comunista; tra essi, il cittadino statunitense Paul Klebnikov: "L'intimidazione e l'assassinio di giornalisti sono un oltraggio ai mezzi d'informazione liberi e indipendenti e ai valori della democrazia" (da Repubblica)
All'epoca della seconda invasione, nel 1999, Putin ha cercato di impedire che i giornalisti lo mettessero in imbarazzo raccontando i misfatti russi in Cecenia. Se, come ritiene Anna Politkovskaja, fermare la prima guerra cecena è stato il maggiore successo dei reporter russi negli anni relativamente liberi di Eltsin, la seconda guerra cecena è stata il loro più grande disastro.
Un tempo voce indipendente tra tante altre, la Novaja Gazeta è oggi uno dei pochi mezzi d'informazione russi che non si è lasciato intimidire e non segue la linea del Cremlino.
Ad Anna Politkovskaja la seconda guerra cecena è costata innanzitutto il suo matrimonio. Un giorno del 1999 dopo un reportage su un attacco russo a Grozny in cui erano stati colpiti un mercato e un reparto di maternità ed erano rimaste uccise decine di persone, tra cui donne e bambini - tornò a Mosca e il marito le disse: "Non ce la faccio più a sopportare tutto questo". Qualche mese fa ha rischiato la vita quando, in viaggio verso Beslan subito dopo il sequestro degli ostaggi nella scuola, qualcuno le ha versato del veleno in una tazza di tè. E in questi anni ha ricevuto molte minacce di morte da soldati russi, combattenti ceceni e altri gruppi armati che operano ai margini della guerra. (da “The Guardian”, tradotto da Internazionale)
domenica, ottobre 08, 2006,17:25
Anna Politkovskaja.