Non si tratta mai di quello che si dice. Perché quello che si dice vale per i documenti ufficiali, mentre nella vita reale e su un palco si dicono della parole meno univoche. Tre le parole e i concetti puri c’è una certa differenza: il modo. Non si tratta di quello, quindi, del cosa. Si tratta di capire cosa si vuole fare e come lo si vuole fare. E poi, a cose fatte, se si è riusciti o no.Continua
È il concerto del primo maggio. Sei un comico “de sinistra” e lavori con Serena Dandini. Ci sono i sindacati che organizzano, e tra questi c’è anche la CISL, che è un sindacato storicamente cattolico. C’è un pubblico molto vasto, in parte certamente cattolico. Vuoi fare una battuta su Ratzinger? Bene. È un rischio, lo sai. Siamo in Italia, sei in diretta, sei a Roma, sei alle tre del pomeriggio. Se la vuoi fare devi essere A-molto bravo e molto noto al pubblico, in modo che si facciano portare anche vicino alla palude, sicuri che non ce li abbandonerai dentro; B-avere una grande battuta in mente, molto sostanziosa e insieme molto leggera, di quelle che ridi d’istinto prima e pensi poi. Se ci siamo con questi due punti, puoi provarci. Se invece non ci siamo, forse allora non vuoi fare una battuta, ma vuoi dire una cosa. Ma ci vogliono il ruolo e il contesto, per dire le cose. Soprattutto davanti a centinaia di migliaia di persone (146 per la questura), ci vogliono un ruolo molto preciso e un contesto perfetto.
Se sei un conduttore del concerto del Primo Maggio, non puoi dire una cosa sul papa così: non è un comizio, né una conferenza. Quindi si torna alla battuta. Meglio, alla satira: un contenuto che fa ridere e pensare.
“Il papa non crede nell’evoluzionismo. Sono d’accordo, infatti la Chiesa non si è mai evoluta”, non è una battuta. È una schifezza scritta con i tempi e la qualità dei monologhi di Ezio Greggio. Non fa ridere e non si può difendere, una cosa così, né come battuta, né come satira, né come messaggio. E tirare in mezzo i funerali di Welby e Pinochet per motivarla è la classica toppa orrenda che attira l’attenzione sullo strappo.
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