Fonte: UNHCHR
Era il 1999 quando Massimo D’Alema, senza mandato dell’ONU e senza che nessuna risoluzione della stessa fosse stata violata dalla Serbia, inviò i nostri aerei a bombardare Belgrado, per evitare che nuove fosse comuni venissero coperte, così come era successo in Bosnia.
Ora, evidentemente, ben lungi dal desiderare il bombardamento di Karthoum, siamo dinanzi a un esplicito caso di discriminazione. Migliaia di morti africani in Darfur, fanno meno impressione alla comunità internazionale, che non ha il coraggio di svincolarsi dal gioco della Cina e della Russia e di costituire un’alleanza dei Paesi Democratici per porre fine allo sterminio in atto nella regione del Darfur.
Ieri, l’ Alto Commissiariato dell’ ONU per i diritti umani ha rillasciato un rapporto nel quale si chiede al Governo sudanese di far luce sui pesanti attacchi delle milizie ai villaggi di civili nel Sud Darfur a fine agosto: dalle 300 alle 1000 unità armate arabe avevano infatti attaccato ripetutamente circa 45 villaggi di tribù africane, causando centinaia di morti e migliaia di sfollati.
Gli attacchi sarebbero stati condotti con il supporto del Governo, che avrebbe loro fornito informazioni e materiale.
E per il detto che i mali non vengono mai da soli, l’ultimo rapporto della FAO annuncia, anche per il Darfur, una nuova stagione di carestia.