Dal post su Sete (Törst, 1949) di Ingmar Bergman:
Era davvero un modo nuovo e moderno di mettere in scena cose di cui già si parlava (anche se più che altro in tono di commedia). Sete poi è tutto sulla sete insoddisfatta d'amore, storie che si rincorrono raccontate con una costruzione temporale non ortodossa, sintomo di una caratteristica tipica di Bergman, l'estrema fiducia nello spettatore.
Poi mi colpisce, perchè non lo ricordavo, come e quanto ci siano echi noir e sbafature di melodramma. Come nella splendida sequenza terminale della coppia che ha vissuto un rapporto fatto di eccessi ma è sempre rimasta insieme.
- E' stato terribile, ho fatto un sogno tremendo, ero come ipnotizzato. Nella mia testa immaginavo che ti avrei ucciso... Ma non dici niente? Volevo ucciderti....
- Bene, non mi stupisco.
- Ed è meglio così.
- Saresti stato solo e indipendente.
- Ma io non voglio essere solo e indipendente! E' molto peggio!
- Peggio di cosa?
- Del nostro inferno! Almeno noi ci apparteniamo.
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