mercoledì, giugno 21, 2006,00:06
Ho sempre pensato che viaggiare è per la testa
Il titolo ed il post che segue sono presi pari pari da qui.

Fai musica. Dieci anni e oltre che fai musica. Cambi stile, voci e ritmi, ma fai musica. Nei periodi sì ne fai della buona, in quelli no di meno buona, il resto del tempo non ti fai vedere troppo in giro e ti dedichi alle tue cose. L'insieme non è male, comunque. Forse ne vai fiero, forse non del tutto. Lo metti in giro e aspetti di vedere l'effetto che fa. Sembra che per i Fumisterie le cose vadano in modo simile. Tanto impegno e tanta fatica, qualcosa che quasi gli leggi in faccia quando li incontri, quando li vedi suonare, musica che ti piace anche se non è del tuo genere, e alla fine del percorso, dopo concerti, autoproduzioni, autopromozioni, forza e umiltà, sono di nuovo al punto di partenza. Di nuovo: anche se non è il tuo genere, un po' ti dispiace.
Dopo gli alti e bassi di Scandalo negli abissi, loro primo disco, uscito nel 2003, i Fumisterie ci hanno riprovato con Kreuze und Krokodile. Ascoltandone qualcosa dal vivo ero ancora scettico, ché nonostante gli spunti teatrali e puramente evocativi fossero molto più diluiti che in Scandalo negli abissi, rimaneva una mia certa resistenza verso il pop convenzionale. Poi, com'era difficile anche per me prevedere, ho ascoltato e riascoltato il disco per intero e mi sono piacevolmente perso nella poesia e nelle sorprese di questi tredici brani, in quest'ora di melodie cantabili e testi surreali. Un disco mai banale, come si dice, ma in cui la mai-banalità è costante e tangibile - come in In coda alla..., che se un istante riporta alla mente i Giardini di Mirò in quello successivo catapulta in un umido e familiare pomeriggio settembrino all'Esquilino. Mai banale come la versione di Bartali di Paolo Conte, suonata e cantata in compagnia di Damiano Torre, affogata in un disco che è interamente suonato in compagnia di qualcun altro, dalle Motorama a Fabio Recchia, una celebrazione di quanto di bello c'è in giro nella capitale. C'è una pagina intera di ringraziamenti in ordine sparso, nel libretto, libretto che è in sé un capolavoro grafico a firma di Ottavio Cialone. I Fumisterie fanno gli Smiths in Warning, legano senza interruzioni apparenti l'idillio sperimentale di Amazzoni e il riff di Cattiveria, rivelano una verve rock appassionata e viscerale in Officine.
Dieci anni che fanno musica, forse la metà come Fumisterie, e ora un album così. Quasi mi chiedo dove siano in questo momento tutti i giornalisti musicali, i blog, i musicofili con o senza spillette. Quelli pronti a gridare al miracolo quando si tratta dei colori degli Amari o del cantautorato dei Non Voglio Che Clara, quelli che giù pagine e pagine appena si ha tra le mani del pop-rock italiano di buona fattura. Mi chiedo perché i dischi italiani come Kreuze und Krokodile siano così pochi e perché così tanti gli scribacchini e i trendsetter tanto spocchiosi da non degnare i Fumisterie di neppure la più bassa delle stroncature, se proprio stroncatura deve essere.
Martedì 20 i Fumisterie sono segnalati tra gli ospiti di MArte Live all'Alpheus insieme a Yuppie Flu e Thrangh.

Fumisterie - Amazzoni (3.29)
Fumisterie - Cattiveria (4.55)
scritto da Andrea&Serena



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