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Fonte: ENN
Secondo un illustre economista internazionale, non ci saranno possibilità di giungere alla pace in Darfur finchè non ci sarà un'equa distribuzione delle risorse idriche tra i ribelli e il governo sudanese.
Lo ha affermato lunedì scorso Jeffrey Sachs, direttore dell' Earth Institute della Columbia University, durante una conferenza sui cambiamenti climatici.
La guerra scatenatasi tre anni fa nel Darfur sarebbe da attribuire non solo a motivi etnici e politici, ma anche e soprattutto alla disputa per il controllo delle risorse idriche, in seguito alla crescita della popolazione negli anni '80, che ha scatenato una continua lotta tra contadini stanziali e pastori nomadi della regione.
"In general, crises like these are viewed through the optic of geopolitics and the military. . But when you are dealing with very hungry people and desperately poor people, unless you also put forward a realistic and viable development option, you can't make peace" ha detto Sachs.
Il conflitto tra i ribelli e il governo sudanese dura da tre anni, e più accordi di pace sono stati firmati, ma gli scontri continuano: nei primi 10 giorni di luglio, ben 8.000 civili hanno dovuto abbandonare i loro villaggi a causa dell'esarcebarsi degli scontri tra le due fazioni dell'Esercito di Liberazione del Sudan, il principale gruppo di ribelli del Darfur. Le due fazioni si sono create in seguito alla firma dell'accordo di pace con il governo sudanese, in Maggio, allorquando una parte della SLA, così come l'altro gruppo di ribelli,il Movimento per l'uguaglianza e la giustizia (Jem), si rifiutò di sottoscrivere l'accordo, ritenendolo insoddisfacente (fonte: Reuters).
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