sabato, dicembre 16, 2006,10:28
Il tempo cancella quasi tutto. Quasi.
Erano vari i motivi che mi spingevano fuori dall'aula:
la vescica non sempre puo' attendere;
la lezione non sempre si puo' seguire, talvolta è insopportabile, sempre è noiosa;
la neve non capita tutti i giorni, anche se non era proprio neve, però ne dava l'idea, e quel giorno sarò sembrato tanto un bambino, o tanto uno scemo, che il professore mi fece uscire, permettendomi di affacciarmi. Mi guardò quasi con compassione;
la fame spesso morde;
Lavori in Corso, qualcuno doveva pur stamparlo (e magari se qualcuno l'avesse pure letto!);
stare seduti quattro ore col Dei Giudici che bofonchia alla lavagna no, non era umanamente accettabile (ciao prof!);
e poi c'era Claudio, il cameriere tecnico.
Come dire...per nulla convenzionale.
Noi arriviamo in laboratorio, tutti belli infagottati nei piuomoni per proteggerci dal freddo pungente delle albe all'esquilino, e lui tira fuori aggeggi vari di cui ormai non ricordo più neanche il nome. Oscillometro...oscillatore...giuro che non mi viene: e ne sono letteralmente entusiasta. Per questo, credo, mi mancano tutt'oggi tre punti per arrivare a 100. Tirava fuori tutto, dicevo, e dava una mano. Non ho idea di quanta elettronica conosca: non ne abbiamo mai parlato immagino. Perchè il bello era arrivare lì e sedersi di fronte a lui, scostare dalla scrivania lo sgabelletto e godersi le nuove creazioni. Oppure prendere parte al processo creativo di cui lui, col fare ruffiano dell'artista, ti faceva parte: su un tavolo decine di ritagli. Da una parte immagini: pubblicità, foto d'autore, scatti che immagino veda solo lui e nessun'altro. Dall'altra frasi. Sembra un giochino della clementoni. Solo che quasi sempre c'azzeccava solo lui. E quella qui sopra è uno dei risultati. Ce ne sono a centinaia.
E poi ci sono i Quaderni Deliranti. Io sono rimasto al settimo volume. Dove sei arrivato ora?
Il cameriere di laboratorio legge tutto, proprio tutto. Fosse anche una frase messa al contrario a mo' di messaggio subliminale e scritta in nero su sfondo nero. Poi mixa il tutto e crea un mondo parallelo. Come qui:
E la mia pena più grande è sentire che alla soglia dei 50 non sono più legato a niente,nè alla famiglia,nè al mio lavoro.
La mia sola passione è seguire i camion della nettezza urbana perchè per me la mondezza è bellezza. E'il sangue che scorre nel corpo della città,la sua unica verità.
E,a dire il vero anch'io, come ogni artista,cerco un'occasione per farmi RI/CONOSCERE....RI/CREANDO.....
Posso dirlo: Joyce je fa un baffo.
Last but not least ci sono i...le....gli....come chiamarli/e? Creazioni, pupazzetti, rivalutazione della monnezza. Non saprei. Però magari Claudio ci passa una foto...

E lo so che non si possono usare toni sì nostalgici a ventuno anni: ma ne sono passati sedici dalla prima volta. Ormai è un abitudine.

P.S. Claudio Scarpelli non è morto! Quindi volendo prendete la metro, linea A, fermata Manzoni (che ora è in ristrutturazione e quindi inagibile). Uscite all'aria aperta e vedete un immenso edificio. Un casermone verde-grigio con decine di vetri frantumati. Entrate e salite al terzo piano (sempre che non sia cambiato qualcosa). Chiedete di lui. E vi sedete...

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scritto da Andrea&Serena



1 Commenti:


  • Alle 18 dicembre, 2006 21:59, Anonymous Anonimo

    Grazie ANDREA detto PEPPE....ed è un grazie con le lacrime agli occhi....e non in senso metaforico!!!!!!
    Un abbraccio forte forte dal CAMERIERE TECNICO ancora al suo posto di lavoro RI/CREATIVO!!!!
    saccheggiatorcortese.splinder.com

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