domenica, aprile 08, 2007,19:23
"vale sempre la pena averla"

Caro Andrea, caro prof. :-) e care tutte e tutti,
Sono perfettamente d’accordo con te sul punto che manca un patto tra le generazioni in questo momento e certamente se questo patto manca e’ in larga misura dovuto alle mancanze degli adulti.
Di adulti che oscillano tra l’adolescenza deresponsabilizzata a oltranza e i vecchi metodi di potere basati su un misto di principio di autorita’ e di sistemi di intimidazione di stampo mafioso (che poi non e’ altro che il familismo portato in politica, all’universita’ o alla telecom:-(). Gli adulti o moglio quelli che sono anagraficamente tali (la natura su questo non fa gli stessi sconti della'autopercezione) non hanno saputo fare la loro parte. E mi fa piu’ paura perche' spesso gli adulti di cui stiamo parlando sono quelli della rivoluzione, almeno quelli del ’68, se non del '77.

Quelli che avevano vent’anni nel ’68 adesso hanno circa sessant’anni e non mi sembra che l’essere stati rivoluzionari gli abbia fatto tanto bene. Quindi ben venga una generazione senza rivoluzione, perche’ non mi pare che i rivoluzionari abbiano cambiato le cose rispetto alla
quota tollerabile di narcisismo e concentrazione su di se’ che una generazione puo' sostenere senza essere distruttiva e autodistruttiva.

Il problema del sistema educativo, pero’, e’ la nemesi che ogni tragedia che si rispetti invoca e convoca come una specie di convitato di pietra al passaggio generazionale. La mancanza di regole, di limiti e di fatica imposta alle nuove generazioni comporta giovani che non
conoscono la sofferenza, non la riconoscono quando la provano e la fuggono appena la incontrano. La sofferenza della ricerca (non parlo solo dello studio) ma soprattutto di quella della scoperta del se'.
Quello che mi fa pensare rispetto alle generazioni di studenti che incontro negli anni all’università e’ questa assoluta mancanza di preparazione allo sforzo che ogni ricerca impone e che sta prima di ogni risultato, pubblico o privato che sia. E’ questo il lascito, secondo me piu’ pericoloso di un sistema educativo senza attrito.
Tu dici i docenti incapaci, inadeguati ecc. ecc. ma il mondo non e’ perfetto. A nessuno, pero', viene in mente di protestare di fronte all’incapacita’ di un (una) insegnante. Al massimo viene presa/o in giro in silenzio, magari filmato e immortalato sulla rete, ma nessuno crede davvero di poter cambiare le cose, di poter chiedere qualcosa di diverso, eppure gli studenti hanno ormai sempre piu’ potere nelle istituzioni educative. Il ribellismo afasico dei video su youtube e' il rovescio della medaglia degli studenti con la settimana enigmistica o con il cell perennemente in funzione nelle ore di lezione.

Se guardiamo all’universita’, quali sono le richieste degli studenti? Esami piu’ leggeri e piu’ appelli a sessione. Nessuno studente si sogna di fare una protesta sui contenuti, nessuno chiede cosa vorrebbe, rispetto al progetto culturale del corso di laurea che ha scelto e su cui dovrebbe avere qualcosa da dire. Tanto che sembra che non volete niente. Invece sicuramente volete tante cose, solo che non credete possibile ottenerle e a quel punto evitate anche la fatica
della lotta. Qui non sto parlando di rivoluzione, le rivoluzioni mi hanno sempre fatto pensare al principe di Salina del Gattopardo in questo paese: qui si fa la rivoluzione, si cambia tutto, perche’ nulla cambi.
La vera rivoluzione sarebbe cambiare il rapporto con il potere, non sostituire dei potentati con altri potentati, che poi si comporteranno allo stesso modo. Se volete qualcosa di diverso, chiedetela. Voi credete di essere il soggetto debole della relazione con il sistema educativo, e in un certo senso e’ cosi’ per l’eta’, storia culturale, ecc., ma dall’altra parte siete anche una controparte, non potete chiudervi nei vostri sms spediti e ricevuti a lezione e pensare che questo non sia un elemento di deconcentrazione e demotivazione per chi vi sta di fronte.
Avete troppa poca considerazione della vostra importanza e della vostra influenza nella relazione che dovrebbe portare all’apprendimento.

Personalmente non sono preoccupata per la decadenza culturale delle generazioni. Ogni generazione, come tu hai detto nel primo post, ritiene che quella successiva sia peggiore e vede nel passato una specie di eden da cui e’ stato cacciato. Le cose non stanno cosi’. I giovani hanno potenzialita’, opportunita’, capacita’ che noi neanche ci sognavamo. E credo anche che siate piu’ raffinati e più consapevoli di come eravamo noi. Quello che vi manca (e che forse ci fa soffrire entrambi) e’ la fiducia nel futuro, in voi stessi e nelle vostre possibilita’. La percezione della vostra forza e dell’energia che custodite, il senso del tempo che avete nelle mani….
E’ su questo che, soprattutto, la nostra generazione e quella dei vostri genitori forse ha fallito, magari perché troppo occupati a piangere l’impossibile guarigione della ferita narcisistica che non abbiamo saputo curare su noi stessi.
Non credete a quelli che vi dicono: noi abbiamo fallito, quindi non c'e' niente da fare. Non è così. Se loro hanno fallito e' perche' hanno commesso degli errori, perche' era la loro storia, perche' la guardano senza pietà, perché non si sa, ma non e' detto che vada sempre così. La speranza e' una specie di scommessa pascaliana, vale sempre la pena averla, al massimo e' inutile, ma mai dannosa. Nella vita si vince e si perde, si sbaglia e si impara, ma non serve scoraggiarsi e abbandonare le battaglie prima di averle combattute.
Vedo che mi sono dilungata anche troppo. Buona pasqua a tutte e tutti.

Teresa Numerico

Prima puntata - Forse che no (A.Pe)
Seconda puntata - Qui l'unica 'Revolution' è il piano tariffario di Vodafone... (Domenico Fiormonte)
Terza puntata - Terza fase (A.Pe)
Quarta puntata - "Vale sempre la pena averla" (Teresa Numerico)

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scritto da Andrea



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