venerdì, aprile 06, 2007,16:22
Terza fase.

E' stato piuttosto un trasferire le mie emozioni e quindi il mio rabbrividire. Perché alla fin fine tutto è riassumibile col fatto che è un bel po' che provo disagio a vedere come sto invecchiando ad appena 22 anni...e non c'è nulla che chiarisca l'inesorabile scorrere delle lancette meglio di quanto non faccia l'allargarsi della frattura, come sempre inevitabile, tra l'uomo e le generazioni che lo seguono (oltre che della cugina di Tottoi che chiede: "ma voi a 22 anni ancora vi ricordate la matematica?").

E la spaccatura questa volta è veramente ampia. L'uomo non fa mai passi indietro, e tende verso immaginari limiti. La tecnologia sempre migliora ed apporta mutazioni culturali che si concretizzano nell'ormai stracitata frattura generazionale. L'elettricità, la lampadina, la tivvù. Solo che il web ha sconvolto un po' le carte in tavola. Perché, rispetto a quanto accadde con le più antiche innovazioni, tocca in misura solamente ridotta il mondo "adulto". E sempre più è il simbolo di un mondo diverso, che per forza di cose non sarà dei vecchi. E non sarà neanche di quegli adulti ostili od impermeabili alla rivoluzione. Questa è la rivoluzione di una gioventù che non l'ha cercata, e che dunque non ha motivo di essere nichilista, ed a ben vedere non sembra neanche intenzionata di ribellarsi ad alcunché.
Insomma: questa frattura ha distanziato le due coste tanto quanto potevano essere distanti Roberspierre ed un contadino conservatore francese.

***

In uno dei suoi ultimi libri Terzani citava un esperimento non so quanto scientificamente valente. Un gruppo di ricercatori mise dei topi in una vasca. La vasca fu riempita d'acqua. I topi morirono affogati, impreparati. Stesso esperimento ripetuto altrove in un momento successivo: stavolta i topi si salvarono, come se l'esperienza di individui della stessa specie fosse riuscita a trasvolare mari e monti per insediarsi nelle nuove generazioni. Un eccesso di darwinisimo? Una presa in giro al darwinismo? Ninzò. Però mi sembra un buon esempio per meglio spiegare quello che intendevo l'altro giorno analizzando il degenerante rapporto tra professori ed alunni (e non mi sembra poi che una deriva cruciverbista sia "grave" quanto mooolte altre cose che accadono!).
- L'educazione ricevuta in famiglia è sempre più blanda, priva di paletti;
- l'argine costruito dalla severità dei professori è crollato, ma intatta è rimasta l'incopetenza di molti;
- come i topi morti hanno lasciato in eredità la capacità di salvarsi dall'imprevisto alluvione in una vasca, così i nonni e i padri trasmettono a figli e nipoti la sempre meno controllabile insofferenza a dieci-quindici anni di studio coatto e null'affatto in linea con sogni, desideri e preferenze. Certo che mio nonno era costretto a studiare la geometria. E certo che lo fu mio padre. Solo che io mi sono ritrovato sul groppone anche la loro insofferenza.
E vista l'impossibilità di modificare (grazie a dio) l'educazione impartita dalle famiglie e l'auspicio (mio) di non reinnalzare il livello di severità dei professori, possiamo (e dobbiamo) lavorare sull'ultimo punto. Procedendo in due vie:
a- non regalare la cattedra ai professori solo perché in possesso di una laurea, bensì creare un indirizzo universitario ad hoc: un professore deve essere innanzitutto uno psicologo capace di gestire un gruppo di 20 adolescenti. Non di educarli, ma di gestirli, esaltarne le potenzialità, non demotivarli con insulti e, soprattutto, con la faccia di chi sta lì perché incapace di stare altrove;
b- introdurre il curriculm dello studente: un nucleo ristretto di materie obbligatorie, ed uno molto più ampio di materie a scelta dello studente. Non si puo' scegliere a 14 anni una scuola per i successivi 5. 5 anni che, oltretutto, influiranno profondamente su tutte le successive scelte.
Dalla prima media in poi lo studente deve poter sperimentare le proprie passioni, testare i propri sogni. Per scegliere serenamente l'università ed il proprio futuro. Per presentarsi nel mondo del lavoro con delle competenze specifiche ed uniche.

***

Mi perdonerà, professore, per la mia incapacità di realizzare un discorso omogeneo. Ma ho finalmente avuto la possibilità di chiarirmi bene alcuni punti sui quali m'ero spesso arrovellato senza troppo costrutto.
Riassumendo:
- la situazione della scuola è la stessa da una decina di anni. Se avessi avuto un cellulare con videocamera negli anni belli della scuola media Publio Virgilio Marone avrei chiare testimonianze di quanto dico. Ed ancor di più ne avrei se You Tube avesse visto la luce durante i cinque anni di Galilei: le poche volte che portai la telecamera in classe, ne uscii con riprese di culi di fuori durante l'interrogazione, gavettoni in sede d'esame di maturita con secchi pieni d'acqua. E tanto altro. Inutile dire quanto divertenti siano i ricordi di questi anni. E solo perché eravamo una scuola quasi completamente maschile non c'è traccia di sesso (che poi è questo che un scandalizza e fa strillare tanta gente attraverso i telegiornali)! (Un commosso ricordo e piccola testimonianza fotografica qui)
- non è certo per il clima goliardico che la scuola non va. E a mio modesto parere non neanche io cruciverba. Non va perché professori ed alunni sono ormai incapaci di stringere un patto di reciproca convenienza: io faccio bene il mio lavoro e te cresci culturalmente. Vedendola molto difficile lavorare sulla parte studentesca, mi sembra utile iniziare ad ipotizzare -e velocemente mettere in atto- soluzioni sul fronte docenti (non bastano sporadici buoni esempi perché uno studente rimetta nello zaino la voluminosa "Settimana Enigmistica". E' un po' come stare 2 giorni interi in una stanza buia. Poi il black out ha termine: potresti metterci un po' per capire che ora puoi riaccendere la luce);
- e fuori la scuola? Quale è la situazione? Qui andiamo troppo lontani, non saprei cosa dire. Magari mi aiuta lei, professore?

Prima puntata - Forse che no (A.Pe)
Seconda puntata - Qui l'unica 'Revolution' è il piano tariffario di Vodafone... (Domenico Fiormonte)
Terza puntata - Terza fase (A.Pe)
Quarta puntata - "Vale sempre la pena averla" (Teresa Numerico)

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scritto da Andrea



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