No, prima di tutto devo replicare alle diaboliche parole di Stefano (ma eri tuttù, sì?). In Ultimo Tango a Parigi la fotografia (di Storaro, mica cazzi) è grandiosa. Cosa non t'ha convinto?
Giustamente sei passato sopra al ritmo lento. Che poi a pensarci bene neanche è lento. Ha dei passaggi che cogliamo come deboli. Per dire: se il film fosse composto interamente da dialoghi Marlon-Maria il film scorrerebbe via veloce perché sono dialoghi dannatamente da brividi.
In più ottima regìa. Colonna sonora da storia del jazz, quindi figurarci del cinema. Cosa c'è che non va?
Secondo me c'è una cosa che non va giù del film, e così mi ricollego a La Dolce Vita. In un'opera puoi raccontare una storia d'Amore (ed è una cosa semplicissima, se non fosse stato tutto già fatto. Non è un caso che l'unico capolavoro degli ultimo anni nel campo sia Eternal Sunshine of the Spotless Mind), puoi far ridere (anche qui niente da inventare, fuorché le battute) etc. Tutta roba con un capo ed una coda. Quando invece ti metti in testa di raccontare le derive di un uomo o di una generazione puoi comportarti un due modi: raccontare un estratto della sua vita, e farne una semplice biografia (e stai facendo questo); oppure tinteggiare come stessi dipingendo portandoti su un sentiero che prima o poi inevitabilmente se sei un'estremista ti porterà al dripping (e stai facendo questo). E quello che hanno fatto Bertolucci e Fellini è azzardare in un campo che prima di loro non avevano provato in molti...
Ne La Dolce Vita si sente ancora forte l'eco neorealista del primo periodo di Fellini. Ma già si inizia a capire che farà capolavori come 8emezzo e La Voce della Luna (che oniricamente parlando raggiungono livelli impensabili). Insomma un film dipinto non con i classici pennelli pure questo. E per di più è impensabile giudicarlo senza ricordare che è stato girato nel 1959. E' lo stesso che giudicare Giotto o Raffaello con gli occhi di uno che ha già visto Pollock.
La Dolce Vita è film che sta avanti persino oggi. Nel 1959 si è permesso di dipingere la realtà quale era! Parlava di omosessualità, roba che i luridi bigotti del giorno d'oggi non sarebbero ancora in grado di accettarla una cosa simile. Rappresenta un orgia, un uomo intento a sodomizzare una donna ubriaca (s'è fermato un pelo prima, sennò Bertolucci cosa faceva poverello?), un uomo che flirta con una bambina. Fa correre una prosperosa biondona nel cuore del vaticano. Prende in giro i creduloni e l'ignoranza ancora tutta paesana dei cristiani. Racconta delle cose che ancora oggi scatenerebbero l'ira di tutti i moralisti sciocchini e reazionari.
E lo faceva nel '59.
E però lo fa in una chiave introspettiva ovviamente difficile da digerire. Perché -come Ultimo Tango a Parigi- stare a sentire il racconto di un uomo disperato non è facile. E si rischia il sonno!
Voto 9.
p.s. ammetto che il primo questo sia un po' fuori luogo. Ha dei chiaro scuri molto più eloquenti del previsto.
p.p.s. uno dei passaggi Felliniani più belli.
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