Tra tutte le risorse conosciute, l’acqua è la meno scarsa. D’acqua sono coperti oltre i due terzi della superficie del nostro pianeta. Eppure, ogni giorno molti soffrono per la mancanza d’acqua, e perfino le nazioni sviluppate e ricche spesso debbono affrontare crisi idriche. Per sopravvivere, gli esseri umani non hanno bisogno di acqua punto e basta: serve acqua potabile e serve averla nei luoghi giusti. Le popolazioni dell’Africa sub-sahariana non si curano molto del fatto che nell’Oceano Pacifico vi siano milioni di ettolitri d’acqua salata, gratis. Essi vogliono acqua potabile e la vogliono laddove spendono la loro esistenza. Anche per gli scopi agricoli occorre acqua ragionevolmente pulita. L’acqua dei mari uccide le piante, non le aiuta a crescere. Rispondere alla sfida dell’acqua implica capire, primo come si può rendere l’acqua utile a molti usi, tra cui dissetarsi, e secondo come la si può spostare da dov’è a dove è richiesta. Se non si affrontano queste due sfide, l’acqua non è una risorsa: è una cosa inutile. La soluzione a tali problemi è sbarrata da un fraintendimento cruciale. Molti considerano l’acqua come un «bene comune dell’umanità»: è il caso, ad esempio, della scrittrice indiana Vandana Shiva. Per lei, sebbene alcune risorse possano essere lasciate al mercato, l’acqua è troppo preziosa per essere comprata e venduta: «I presupposti del mercato non vedono i limiti ecologici imposti dal ciclo dell’acqua né quelli economici posti dalla povertà. L’ipersfruttamento dell’acqua e la distruzione del suo ciclo creano una scarsità assoluta cui i mercati non sono in grado di rimediare con altre merci. L’idea di sostituzione è in effetti il perno della logica della mercificazione... [ma] quando l’acqua scompare non ci sono alternative»(1). Shiva ha ragione solo in un senso: rendere l’acqua potabile e trasportarla nei posti giusti ha un costo; quindi la povertà pone un limite al suo consumo. Di conseguenza, il primo nodo da sciogliere è come sospingere i poveri sulla strada della crescita economica: cioè, sbarazzarsi della povertà. Quando gli africani, gli indiani e gli altri popoli del mondo saranno ricchi come gli europei e gli americani, potranno sostenere i costi di trasporto e potabilizzazione dell’acqua e l’acqua non sarà più un problema.
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giovedì, luglio 27, 2006,00:29
Acqua s.p.a.