Non posso accettare un futuro combattutto a colpi di testi sacri. Perchè io ne sarei tagliato fuori. Sarebbe vivere in un mondo che non mi accetta. Se l'occidente vuole vincere, è vero, deve togliersi dalla testa l'idea che una vittoria sia l'obiettivo da perseguire. Deve affermare i propri ideali e principi. Prima, però, dovrebbe individuarli e farli propri. Dobbiamo ripartire da Voltaire, e dimenticare il desiderio di affermare "niente moschee in Italia senza Chiese nel mondo islamico". Dobbiamo appropriarci -e non riappropriarci- degli insegnamenti di Gesù.
Nessuno mi toglie dalla testa che un popolo che ha paura di perdere la propria identità è un popolo dall'identità fragile. Noi siamo qui per affermarla, ma dovete accettarci per come siamo: per nulla pronti a brandire un crocifisso.
Infine mi preme sottolineare delle cose: accettiamo che l'Islam sia anche Jihad. Come il cristianesimo sono state le crociate. Come cristiano è il dio che protegge la guerra di Bush. Occorrea, in fin dei conti, accettare che le religioni non siano degli dei, ma degli uomini. Ed è la pasta di cui sono fatti gli uomini a comandare il destino di dio. L'Islam moderato c'è, esiste, e sono i media (almeno in Italia, altrove non so) che lo rendono un'entità misteriosa, muta e praticamente inesistente. Ma saprà spiegarvelo meglio chi ne sa di più:
Molti commentatori, qui da noi, hanno sottolineato la debolezza, la condizione di marginalità, dell'«introvabile islam moderato». E' indubbio che siano oggi milioni - una minoranza, ma rilevante e in forte crescita - i musulmani che sposano la versione jihadista dell'Islam. Tuttavia, le voci minacciose dei loro leader sono le sole che ci arrivano anche perché le più chiassose e violente, e le uniche trasmesse dai ben poco indipendenti e moderati canali di informazione del mondo islamico.continua a leggere su Jim Momo
Eppure, anche tra le reazioni al discorso di Regensburg, alcune critiche, seppure ferme e dure, sono rimaste nell'ambito del dialogo, ma nel migliore dei casi le abbiamo ignorate, nel peggiore assimilate alle parole d'ordine degli estremisti.
Il Gran Muftì turco, Ali Bardakoglu, è persona seria e affidabile, non un estremista, ma un riformatore, che si prodiga nel cercare di sostenere, all'interno delle sua comunità religiosa, che Maometto non ha predicato la violenza, la discriminazione e l'oppressione. Come presidente degli Affari religiosi in Turchia ha di recente avviato un'iniziativa di studio per eliminare dalle raccolte di "hadit" quelle parti che legittimerebbero le discriminazioni e le violenze contro le donne, affermando che il profeta Maometto non può averle incoraggiate, e nominato due donne vice-muftì. In questo caso, poi, la protesta ha anche un risvolto politico, s'intreccia con la contrarietà della Santa Sede all'ingresso della Turchia nell'Unione europea, obiettivo politico e strategico cui l'intera classe dirigente turca ha dedicato decenni.
Un altro che il discorso del Papa se l'è letto è il Re del Marocco, Mohamed VI, discendente diretto di Maometto, noto per aver introdotto nel suo paese, uno dei più minacciati dal terrorismo, una legislazione molto avanzata sul diritto di famiglia e la posizione delle donne. Il Re è una delle poche autorità religiose musulmane ad aver compreso che l'accusa rivolta dal Papa all'Islam riguarda la sua intrinseca irrazionalità. Dunque, ha spedito un messaggio al Pontefice nel quale, con toni civili, spiega che invece l'Islam ha incontrato la cultura greca e non è separato dalla ragione:
«Il Marocco ha avuto nella sua storia eruditi che hanno trasmesso una parte della cultura greca all'Occidente cristiano nel Medio Evo, e che nei loro trattati filosofici hanno esaminato la possibile coabitazione fra ragione e religione, essendo la prima un modo per meglio comprendere la seconda, una verità corroborata del resto dai grandi orientalisti e dagli storici di diversi paesi occidentali».
UPDATE: Dichiarazione di Daniele Capezzone, presidente della Commissione attività produttive della Camera e segretario di Radicali italiani
Spiace davvero che il cardinale Ruini abbia di nuovo scelto una linea di ingerenza su tutto: dai pacs alla scuola, ad ogni altro aspetto della vita legislativa del paese.
Ma la cosa che mi addolora è che il cardinale mostri di non comprendere che il modo migliore di opporsi all'integralismo fondamentalista islamico sarebbe quello di alzare le bandiere dell'Occidente laico, liberale, aperto, tollerante, relativista.
E invece sembra proprio che il nemico delle gerarchie vaticane sia questo: il pluralismo etico, la libertà di coscienza, la distinzione tra scelte di coscienza e norme giuridiche. Peccato: un'altra occasione perduta.