mercoledì, maggio 17, 2006,13:19
Un'intervista#3.
Ecco la terza ed ultima parte dell'intervista al Professor Boylan. (I e II parte)

Vuole darci la sua opinione su questi due post?
Per gli elettori #2
Mettiamo in discussione qualche certezza?


"Per gli elettori #2":
Questo articolo/intervista a Mathieu Lain ribadisce le tesi ormai vecchie del padronato francese, riprese dall'Economist da decenni: "La Francia rappresenta lo stato assistenzialista, viva la flessibilità degli individui introdotti da noi in Gran Bretagna da Margheret Thatcher, che ha smantellato il Welfare State e i Sindacati."

Non sono d'accordo con questi tesi. Mentre il cosiddetto stato assistenzialista, se viene gestito con criteri democristiani (come è stato il caso in Italia) è effettivamente un orrore per molti versi (descritti nei due articoli), lo stato solidale, gestito con criteri autenticamente socialisti, è una grande conquista umana ED E' PRATICABILE. In Italia ne avete un piccolo esempio (molto piccolo) nell'Emilia Romagna.

Ma Lain e il padronato sia francese sia mondiale vogliano cacciarci indietro nell'ottocento, all'epoca in cui ognuno doveva difendersi da sè -- l'epoca della legge della giungle. Il padronato vuole questo perché ha i soldi e i mezzi per difendersi molto bene, a scapito di te e di me. La flessibiltà a lui conviene, intanto, ce l'ha necessariamente..

Non ci lasciamo ingannare dal padronato, con i suoi falsi promessi di maggiore libertà con una maggiore flessibilità. La nostra unica forza è nella solidarietà e nella creazione di uno stato solidale che umanizza la legge della giungla.

"Mettiamo in discussione qualche certezza?"
Friedman attacca anche lui lo stato solidale -che chiama con disprezzo anche lui stato assistenzialista- e lo accusa di ridistribuire la ricchezza in modo inefficiente. Che i ricchi (di cui Friedman è il ben pagato palladino) detestano la ridistribuzione della loro ricchezza è cosa ovvia -- come io ritengo ugualmente ovvia che la loro ricchezza DEVE essere ridistribuita perché accumulata illecitamente -- rubando il plus valore del lavoro degli impiegati delle loro imprese o dei contadini delle loro terre.

Ma Friedman non fa una questione politica come ho appena fatto, fa una questione di efficienza economica. E su questo piano sembra avere ragione.

E' vero che in un sistema di perfetta libertà di scelta, i beni vengono ridistribuiti in modo più efficace lasciando agli individui la scelta di ottimalizzare le loro risorse e le loro pretese. Un organismo centrale, come lo Stato, non può cogliere e soddisfare i micobisogni e le micro-opportunità con la stessa agilità degli individui. Quindi fin qua 1 a zero per Friedman e palla al centro.

Ma laddove zoppica il suo argomento (come tanti ragionamenti degli economisti, basati su modelli fatti di attori "perfettamente ragionevoli" e "perfettamente consapevoli" delle scelte da fare per ottimalizzare le risorse disponibili), è nel immaginare che gli individui IN UNA SOCIETA' DI FORTE DISPARITA' ECONOMICHE siano realmente liberi di agire. Perché essere liberi vuol dire essere perfettamente informati, con una ben sviluppata capacità di giudizio anche riguardanti questioni astratte o tecniche, e un controllo di se stessi e della situazione. Ma queste condizioni non esistono nella realtà, almeno per i comuni motali come te e come me.

Certo, ognuno di noi pensa e sente di essere libero come ho appena descritto. Ci affliggerebbe troppo l'idea di essere in gran parte burattini in balia alla nostra ignoranza e incapacità ed usati da chi ci osserva come insetti in qualche sperimento. Ma è così. Altro che Truman Show. E la nostra unica consolazione è che i grandi burattinai, pur essendo più liberi di noi perché più istruiti e con maggiori mezzi, sono a loro volta burattini in balia a forze che loro possono solo intravedere.

Vedi, ci rattrista ammetterlo, perché vogliamo credere che con la nostra volontà possiamo capire tutto quello che ci serve per decidere occulatamente e mobilitare tutti i mezzi che occorrono per fare scelte che possiamo chiamare libere, perché non vincolate da nulla che non sia la nostra volontà. Ma non è così. E dobbiamo avere il coraggio di ametterlo. Questo è il primo passo indispensabile per costruirci una libertà reale nel futuro.

Infatti, siamo purtroppo vincolati dalla situazione economica che ha determinato in parte quanta istruzione abbiamo e quindi se leggiamo o meno i giornali, quanto tempo abbiamo a disposizione ogni giorno per riflettere sulle questioni politco-sociali nonché sul nostro assetto piscosociale, ecc ecc. Quindi non possiamo fare le scelte veramente oculate. Solo i ricchi, e neanche tutti i ricchi, possono avvicinarsi a queste condizioni e quindi alla libertà.

Gli antichi greci erano più onesti: dicevano che tutti DOVREBBERO essere liberi ma nei fatti che NON POTEVANO esserlo, in quanto chi era davvero libero, per poter esercitare la sua libertà, aveva bisogno di schiavi che badassero alle sue faccende materiali che costringono la maggior parte di noi di fare scelte frettalose o dettate da contingenze. Quindi non TUTTI gli esseri umani potevano pretendere allo status di uomo libero -- 90 esseri umani ad Atene (gli schiavi) dovevano sacrificarsi perché 10 ateniesi potessero fare della filosofia, ecc., -- sono questi 10 che gli ateniesi chiamavano "uomini liberi." I 90 erano non umani. Da allora non abbiamo fatto molto progresso.

Quindi respingo la soluzione liberista di Friedman perché viviamo in una società di forti disuguaglianze, dove la "libertà" è assai più reali per alcuni e persino una beffa per altri. Predicare "Libertà" e "flessibilità" in queste condizioni è soltanto favorire i ricchi in un gioco tra impari.

Meglio una socio-democrazia o uno stato socialista o comunista democratico. Poi, col tempo, raggiunto una effettiva parità economica tra tutti i cittadini, potremo prendere in considerazione se attuare o meno le tesi di Friedman -- in forma diversa, naturalmente.
scritto da Andrea&Serena



1 Commenti:


  • Alle 20 maggio, 2006 11:15, Blogger Tottoi

    E' proprio grazie alle tesi del prof. boylan che siamo davanti alla tirannia dello status quo. inutile esprimere il mio completo dissenso verso il prof. si deve PARTIRE dalla libertà, nn ARRIVARCI. nn siamo ancora in un modo dove chi è ricco lo è sempre per meriti o per 'fortuna' siamo in un mondo dove vige la legge della corruzione che non va eliminata, visto che è ciò che si sta cercando di fare da sempre senza risultati, ma la si deve rendere semplicemente inoffensiva. se fossimo realmente liberi di scegliere in quale ospedale curarci non sceglieremmo mai di andare nella maggiranza degli ospedali o delle asl pubbliche. solo per evidenziare che in un mercato libero vince l'efficienza e la qualità non le raccomandazioni. non possiamo continuare a credere che affidarci allo stato sia la soluzione vista il suo funzionamento, credo che ognono di noi conosca le modalità per entrare a lavorare in un ministero e come poi si lavora nei pubblici uffici. è indiscutibilmente il maggior centro di corruzione esistente. e poi semplicemente lo stato nn funziona, ha fallito da anni e anni e continuerà coscientemente a fallire cercando di perseguire fini personali maschrandoli da fini di bene comune.

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